Arcigay in rivolta: è stata innescata una macchina del fango sull’Unar
Unar la vergogna non ha fine. Complimenti davvero!
Tanti di noi avranno visto il filmato proposto dalle Iene dell’intervista a Francesco Spano, ormai ex direttore dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), ente governativo del Dipartimento Pari Opportunità. L’Unar viene sorpreso a finanziare un’associazione di “promozione sociale” per attività culturali e di aggregazione con oltre 55mila euro (soldi dei contribuenti, ovviamente).
In realtà, dietro tale associazione, si nasconde il business del sesso gay e il “circolo ricreativo”, dotato di dark room, non è altro che un’alcova di prostituzione gay dove si consumano rapporti omosessuali a pagamento. Si viene a sapere che l’ex direttore dell’Unar (ex perché poi dimessosi) è anche socio del circolo (“A mia insaputa” ha affermato???) e quindi, con i soldi degli italiani, è casualmente stato finanziato il circolo di cui egli è socio, circolo, come abbiamo detto, per soli uomini dedito esclusivamente a prostituzione gay. Il filmato è molto esplicito e non dà luogo a nessun fraintendimento.
Indottrinamento Lgbt
Ma l’Unar non è nuovo a porcherie del genere. Poco meno di tre anni fa furono creati degli opuscoli intitolati “Educare alla diversità a scuola“, pagati 25mila euro (sempre soldi dei contribuenti) su mandato proprio dell’Unar al mero scopo di introdurre l’educazione Lgbt nelle scuole. L’Unar promuoveva quindi la teoria del gender nascondendosi dietro l’etichetta del “rispetto per le differenze”.
Da tali opuscoli, che siamo andati a recuperare, possiamo leggere alcune perle di saggezza da proporre ai nostri ragazzi. (Stiamo parlando di opuscoli per scuole superiori, medie e elementari!)
“Da cosa trae origine quest’infondata angoscia rivolta verso le minoranze sessuali? E come mai quest’odio profondamente radicato sembra più diffuso tra gli uomini che tra le donne, stando almeno ai risultati di diversi sondaggi condotti sull’argomento? In realtà non è solo il genere sessuale l’unica componente che appare discriminante in termini di propensione all’omofobia. Tratti caratteriali, sociali e culturali, come l’età avanzata, la tendenza all’autoritarismo, il grado di religiosità, di ideologia conservatrice, di rigidità mentale, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo. Come appare evidente, maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”.
Il modello omofobo di tipo religioso
“Per essere più chiari, vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un peccato; un modello omofobo di tipo scientifico, che la considera una malattia; un modello omofobo di tipo sociale, che la considera una minaccia; e infine un modello omofobo di tipo politico, che cavalca la paura della diversità. In sostanza, viene a configurarsi una sorta di circolo vizioso: i modelli omofobi offrono un sostegno all’omofobia, favorendone la diffusione e il rafforzamento; questo, a sua volta, porta al perpetuarsi dei modelli omofobi a causa dei larghi consensi che riscuotono. Tutti questi modelli insieme fanno sì che i cittadini omosessuali non siano trattati allo stesso modo di quelli eterosessuali, in una serie di diritti elementari”.
Capito? C’è il modello omofobo di tipo religioso. Il grado di religiosità fa di voi il ritratto di individuo omofobo. Anzi, più elevato è il grado di religiosità, più siete omofobi! Chiaro il concetto? Vi risparmio poi i testi e i quiz inseriti negli opuscoli per gli studenti.
Un grande cardinale
Per grazia di Dio l’iniziativa è stata fermata, con grande disappunto delle associazioni gay e lesbiche; questo grazie all’intervento delle associazioni dei genitori, dei Giuristi per la Vita e del Cardinal Bagnasco che con forza, a tal proposito, ha affermato:
“Non sono le buone leggi che garantiscono la buona convivenza – esse sono necessarie – ma è la famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta. In questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo Educare alla diversità a scuola, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte.
È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere, ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”. Tanto di cappello!
Addio caro Unar
In conclusione, caro Unar, che tanti danni hai fatto, tentando di promuovere l’educazione Lgbt a forza nelle scuole e finanziando attività illecite, credo che il tuo mandato possa ritenersi concluso. Gli italiani possono veramente farne a meno.
Giovanni
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