Un mondo di muri e nemici
In un’epoca in cui nel mondo “crescono, come zizzania, razzismo e disprezzo” c’è bisogno di “globalizzare la solidarietà” sia a livello nazionale che internazionale, dice Papa Francesco.
“il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro”. La fraternità è possibile, è la sua indicazione, quando l’impegno è “ispirato ai principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità”.
Se si mette al centro la persona, si può dialogare, lavorare insieme per il bene comune, andando oltre le divisioni, abbattendo i muri dell’inimicizia, superando le logiche dell’interesse e del potere che accecano e rendono l’altro un nemico. Per il credente ogni persona è sacra. Ogni creatura umana è amata da Dio e, per questo, portatrice di diritti inalienabili.
Amare i fratelli senza confini
Il Papa riconosce il valore dell’azione delle “tante persone di buona volontà” che lavorano per difendere i più fragili. Su questo “i più vulnerabili” vorrei dirvi una cosa: sono i bambini – dice il Pontefice – qui in Italia sono arrivati tanti bambini nella guerra in Ucriana, sapete una cosa? Che questi bambini non sorridono, hanno dimenticato la capacità di sorridere. È brutto per un bambino tutto questo, pensiamoci!
Globalizzare la solidarietà
Il Pontefice quindi, parte da uno slogan: “Ovunque per chiunque”, per ricordare che “nessun contesto può dirsi libero dalla sofferenza, libero dalle ferite del corpo e dell’anima”, e che pertanto è necessario “globalizzare la solidarietà, operando a livello nazionale e internazionale”.
Per questo, servono norme che garantiscano i diritti umani in ogni luogo, prassi che alimentino la cultura dell’incontro e persone capaci di guardare al mondo con una prospettiva ampia, guardando l’orizzonte, tutti lì.
Crescono razzismo e disprezzo
Di fronte all’odierna società che è più concentrata su “io” anziché “noi”. Una società molto egoista, prosegue Papa Francesco, la parola chiunque “ci ricorda che ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione”.
Non possiamo voltarci dall’altra parte o scartarla per le sue condizioni, la sua disabilità, la sua provenienza o il suo status sociale. Per questo vi esorto a continuare a stare accanto ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno, con competenza, generosità e dedizione, soprattutto in un tempo in cui crescono, come zizzania, il razzismo e il disprezzo.
Il richiamo è ad essere strumenti di fraternità e di pace, protagonisti nella carità e costruttori di un mondo più solidale.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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