Trasformiamo i nostri errori in virtù
Vi è mai capitato di sentire tanta amarezza nella gola perché per l’ennesima volta siamo caduti in un errore? Tipo un gesto impaziente, una parolina di troppo, un gesto di scortesia perché siamo stati più nervosi del solito. Oppure un rosario recitato in modo svogliato e distratto… insomma quante volte ci ripromettiamo di non cadere più e poi puntualmente ripetiamo lo stesso errore.
Ed è proprio allora che iniziamo a sentirci un vero straccio, ci sentiamo delusi, umiliati da noi stessi, da quegli errori che continuano ad emergere e più li vogliamo far profondare, più risalgono a galla. Quel dolore che sentiamo in realtà è il nostro ego, il nostro orgoglio, che non accetta di sbagliare. E quel colpo di grazia ci viene dato dallo sconforto; eh si, provare sconforto e tristezza, conferma la nostra presunzione di voler conquistare le virtù senza l’aiuto di Dio.
Cosa fare? Come fare? Sono le domande che poi in un’anima desiderosa di voler salire le scale della santità, si pone in ogni momento in cui commette un errore, uno sbaglio che riflette la nostra fragilità.
Ma pochi, pochissimi sanno che possiamo usare quegli errori e trasformarli in virtù. Come? Semplicemente usandoli a nostro favore e vantaggio. Cadiamo in un peccato di gola? In un peccato di impazienza? Un peccato che erano mesi che non commettevamo ed ora disgraziatamente ci siamo caduti di nuovo? Non dobbiamo fare il gioco di satana che vuole assolutamente scoraggiare la nostra volontà. Alziamoci, e umiliamoci dinanzi a Dio. Usiamo quel peccato, quell’errore per chiedere al Signore di perdonarci. L’umiltà è la base di ogni virtù, senza di essa non costruiamo una santità vera ma una santità teatrale. E dopo esserci umiliati dinanzi a Gesù, chiediamogli di inondarci con la sua misericordia. Gesù non esiterà un solo istante e ci inonderà con i raggi della sua misericordia.
Così facendo, avremo trasformato quel difettuccio in umiltà. Avremo annientato la nostra presunzione perché umiliandoci dinanzi a Dio, accettiamo la nostra debolezza, dando così l’occasione a Gesù di sanare le nostre ferite con il suo sangue divino; balsamo che guarisce.
Infine, ci affideremo a Maria, rifugio dei peccatori, metteremo nelle sue mani ogni nostra buona intenzione e le chiederemo di darci il suo aiuto per salire le vette della santità.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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