2 benefici che acquistiamo quando riusciamo a superare le tentazioni
Superare le tentazioni non è cosa facile ma ogni volta che riusciamo a superarle, otteniamo tanti benefici ma due in particolare:
Tentazione vuol dire prova o lotta, che Dio permette affinché le creature gli dimostrino amore. Quando un’anima riesce a superare le tentazioni allora guadagna una prova d’amore dinanzi a Dio. In pratica è come dire: Signore ti dimostro quanto ti amo. E sappiamo bene quando un cuore dimostra l’amore all’amato cosa suscita. Le prove d’amore ci ottengono passi in avanti verso il cielo. Ogni prova che superiamo saliamo di un gradino verso il Paradiso.
Non dimentichiamo che furono messi alla prova anche gli Angeli in Cielo, prima di essere confermati in grazia. Una parte non superò la prova e divennero demoni.
Ebbero la prova i nostri progenitori, Adamo ed Eva, con la proibizione di mangiare il frutto dell’albero, ch’era nel centro del paradiso terrestre. Cedettero alle insidie del serpente infernale e perdettero lo stato di grazia.
Noi, discendenti di Adamo ed Eva, abbiamo pure le nostre prove. Beato chi le supera, perché ne avrà premio eterno!
Il secondo beneficio invece non è tanto un merito ma un cambiamento. Ogni volta che l’anima tende a superare le tentazioni, cresce nelle virtù, si accorgerà infatti man mano che le cose che prima l’attiravano, ora non l’attirano più. Si accorgerà che se prima riusciva a mantenere la pazienza per 2 minuti, ora riesce per 20 minuti. Superando le prove, cresciamo spiritualmente.
San Paolo dice: « Non sarà coronato, se non chi avrà strenuamente combattuto » (II Timoteo, II – 5). Sembrerebbe strano, eppure è così: più si è accetti a Dio e più aumentano le tentazioni. I motivi potrebbero essere:
l. – Il Signore vuol dare in Cielo una corona di gloria più preziosa a quelli che predilige, corona che si arricchisce con le ripetute vittorie.
2. – Satana, geloso delle anime che Dio predilige, lancia contro di esse le frecce più velenose, nella speranza di vincerle.
Gli esempi della Sacra Scrittura ce ne danno conferma.
Tobia
Tobia era un uomo giusto; camminava nella via del Signore. La sua carità toccò l’eroismo quando con i suoi connazionali, gli Ebrei, si trovò in esilio sotto il re della Siria. Era proibito, pena la morte, seppellire i cadaveri degli Ebrei; invece Tobia li seppelliva per spirito di carità.
Mentre una volta si riparava sotto un tetto, ritornando a casa dopo avere seppellito un morto, perdette la vista di ambedue gli occhi. Buono, pio, caritatevole, eppure dovette assoggettarsi alla cecità. Non si ribellò alle disposizioni della Provvidenza e continuò a vivere nella semplicità del cuore.
Narra la Bibbia che un giorno Tobia doveva mandare il figlio Tobiolo a Rages per riscuotere denaro. Un bel giovane si prestò spontaneamente a far compagnia al figlio, per guidarlo nel lungo viaggio; per opera sua Tobiolo fu liberato dall’assalto di un grosso pesce; felicemente sbrigato l’affare, tornarono a casa.
Il bel giovane era un Arcangelo, che alla fine si manifestò a Tobia dicendo:
« Io sono Raffaele, uno dei sette che stiamo davanti al Signore. Ora ti manifesto la verità: Quando tu pregavi tra le lacrime e seppellivi i morti e, lasciato il pranzo, di giorno nascondevi i morti in casa tua, io presentai le tue preghiere al Signore. Ma siccome tu eri accetto a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse. Ed ora il Signore mi ha mandato per guarirti dalla cecità » (Tobia, XII -11) .
Dalla dichiarazione di San Raffaele appare che chi è accetto a Dio, necessariamente deve subire delle prove o tentazioni. Quindi se siamo tentati non vuol dire che siamo sbagliati, anzi, più tentazioni subiamo e più vuol dire che siamo sulla buona strada.
Scopri di più da Annalisa Colzi
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.