Fede e ragione la combinazione perfetta per conoscere la verità
Fede e ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso.
(S. Giovanni Paolo II, Fides Et Ratio, 1)
La verità è conosciuta attraverso una combinazione fra fede e ragione.
L’assenza di una o dell’altra, riduce la capacità di conoscere sè stessi, il mondo e Dio.
La ragione umana cerca la verità; tuttavia, la verità ultima riguardo il significato della vita, non può esser trovato dalla sola ragione.
Purtroppo, la filosofia del relativismo ha avvelenato la nostra cultura, che afferma che tutti i punti di vista sono equamente validi, e che ogni verità è relativa all’individuo.
Tutte le posizioni morali, i sistemi religiosi, i movimenti politici, etc…, sono verità che sono relative all’individuo.
Secondo questa filosofia, nessun sistema di verità è più valido di un altro.
Essa rifiuta Dio, specialmente il Cristianesimo!
La nostra società pluralistica, vuole farci abbandonare qualsiasi idea di giusto e sbagliato.
Quelle cose una volta considerate moralmente inaccettabili (fornicazione, adulterio, pornografia, omosessualità), sono ora ritenute ammissibili e anche virtuose.
La persona umana, lasciata alla debolezza umana e alle sfrenate passioni, inevitabilmente si avvia verso una strada tragica, sbattuta in un mare burrascoso di incertezza e disperazione.
L’alternativa è camminare in conformità ad una bussola morale, che guida, consiglia e provvede a formare il proprio comportamento nella quotidianità.
L’inedito e inarrestabile attacco alla santità della vita umana, al matrimonio, alla sessualità umana e alla libertà religiosa continuerà, a meno che non ci sia un’autentica rinascita spirituale: fede e ragione che lavorano in perfetta armonia.
Il Cristianesimo non riguarda solo l’azione sociale, o sentirsi appagati della propria vita, o provvedere alla propria salvezza, o praticare la propria fede in modo conveniente ed opportunista.
La fede in Cristo è una decisa dedizione a Gesù, alla Sua missione, ai Suoi Comandamenti e nella Chiesa, alla verità sulla persona umana.
La fede, quindi, deve fare un ulteriore, considerevole sforzo per diventare “l’aiutante della ragione”, così che la ragione possa recuperare pienamente la propria natura e capacità. Fede e ragione si prendono per mano.
Nostro Signore, nella parabola delle Dieci Vergini, sottolinea ai Suoi discepoli la necessità di una maggior vigilanza e intensità di fede in risposta alla vocazione cristiana, nonché al tipo di mentalità che dovremmo avere in attesa della Sua venuta: una continua vigile attesa, un amore attento e una quotidianità colma del Suo Spirito.
S. Paolo esortò la Chiesa a stare in guardia contro questa tendenza:
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. (Romani12,1-2)
Nel mezzo di questa grande campagna per la vita e la famiglia, è facile dimenticare che la battaglia è sopratutto una battaglia spirituale dichiarata fra principati, con due visioni completamente opposte riguardo la vita umana.
Le nostre famiglie sono perseguitate e tormentate da ideologie e programmi politici, danneggiate da una litania di afflizioni: separazioni, divorzi, pornografia, adulterio, abuso di droghe e alcool, suicidi, violenza domestica e sociale, povertà, persecuzione religiosa e secolarismo, per citarne alcuni.
Un’anima che sceglie la via comoda, diventa pigra e stanca, trascurando la chiamata a prender la propria croce e seguire Cristo.
La cecità spirituale è pertanto l’unico esito per un’anima che perde l’atteggiamento vigile, dando invece spazio al vizio (il peccato), permettendo così alla fiamma di amicizia con il Signore di sfarfallare e morire.
“Non vi è dubbio, pertanto, che un «regno di Dio» realizzato senza Dio – un regno quindi dell’uomo solo – si risolve inevitabilmente nella «fine perversa» di tutte le cose”. (Benedetto XVI, Spe Salvi, 23)
La risposta è santità, vigilanza e perseveranza
Come abbiamo sentito nella parabola delle Dieci Vergini, 5 di loro erano sterili (mal preparate e prese alla sprovvista) mentre, al contrario, la perspicacia delle altre cinque che si erano preparate bene, ha prodotto un risultato molto diverso.
Con l’olio e le loro lampade accese, hanno accolto lo sposo e sono entrate alle nozze.
La decisione di seguire Cristo, nasce dall’essere amati prima e continua rispondendo generosamente nell’Amore.
Nell’Amore, uno, trova conforto, consolazione, nutrimento, sicurezza, aiuto e coraggio – una salda prontezza a compiere tutto quel che Lui ti dice di fare.
Se dobbiamo combattere la Cultura di Morte e i suoi egoistici piani, dobbiamo essere sinceri con il nostro Salvatore e rimanere vicini a Lui in ogni momento – dobbiamo essere vigilanti, colmi di fede, e cercare la verità gridando: “rafforza la mia Fede, Signore!”.
Essere trasformati da Cristo è il fulcro per una trasformazione radicale delle nostre culture.
Nella misura in cui rispondiamo alla chiamata alla santità personale, nella misura in cui lo Spirito Santo vive in noi, trasformeremo il mondo attorno a noi e costruiremo una Cultura di Vita.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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