Santina Campana, luminosa testimone di fede
Ecco cosa scriveva la Serva di Dio Santina Campana:
“Come si può essere innamorati di Dio mentre le bombe tedesche stanno dilaniando il tuo paese, la tua città, i tuoi affetti più cari? E come ci si può affidare alla Divina Misericordia quando l’unico “letto” su cui dormire è un umile pagliericcio ricavato all’interno di una grotta buia e umida, tra i monti dell’alto Sangro?”
Santina Campana, Abruzzo, 1943
Le pagine di questo libro attraversano la breve ma intensa vita di Santina Campana, autentica testimone di Fede. E’ solo un’ adolescente quando, insieme alla famiglia, è vittima della furia nazista che invade l’Italia intera.
Faro di luce
Tra i monti abruzzesi, la sua personale via Crucis durò 11 mesi: una peregrinazione continua da un nascondiglio all’altro, da una stalla a un fienile, con la febbre alta, la fame che tagliava lo stomaco e il freddo che paralizzava il corpo. Eppure, in quei mesi interminabili in cui la Vita e la Morte erano appese ad un filo sottilissimo, Santina era diventata per tutti un Faro che irradiava Luce, era lei stessa Luce nella sofferenza.
Non si allontanava mai da quel Dio che sembrava essersi dimenticato dei suoi figli; al contrario, amava ripetere “Sarà ciò che Dio vorrà”. Non vi era alcun lamento nei pensieri di Santina Campana, alcuna ribellione contro ciò che sembrava essere un destino crudele dettato dai Potenti della Storia, ma un costante e perpetuo Fiat che ha trasformato questa giovane donna in un formidabile modello evangelico a cui ispirarsi.
Protagonista con Santina Campana
Pagina dopo pagina, il lettore si sentirà anch’egli protagonista accanto a Santina: correrà insieme a lei in cerca di riparo sotto la pioggia incandescente delle bombe tedesche, pregherà i grani del Rosario, piangerà di fronte alla più nefasta delle diagnosi: “tubercolosi”. “Anche la malattia è una missione” amava ripetere Santina alle sue compagne di ospedale, soffrendo e offrendo ogni sofferenza per la conversione dei peccatori, soprattutto del suo papà. Infine, sarà con Santina nel suo ultimo istante di vita, nel sanatorio di Pescina.
Quella narrata in questo libro è la storia di una santa poco conosciuta ma incredibilmente innamorata di Cristo. Il suo abbandono totale alla volontà di Dio, la sua tenacia nella preghiera e l’insistenza la rendono una formidabile dispensatrice di grazie: e la sua casa- museo, ad Alfedena, ne è una viva testimonianza. Fotografie, coroncine del Rosario, scarpette da neonato, fiocchi rosa e azzurri, vestitini da bebè, addirittura portafogli e borse attestano che ella viene in soccorso per qualsiasi necessità.
“Il soffrire passa, l’aver sofferto resta”. Santina Campana.
di Fabiola Grosso
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