Ringraziare Dio nobilita il cuore
Caro mio Dio, ti ringrazio… Eh si, oggi ringraziare Dio è per ciascun uomo, un atto eroico. Tutti credono che le cose che possiedono non sono altro che frutti dei propri sacrifici. Vero da un lato poiché i sacrifici sono reali e spesso dopo aver sudato non sette ma settantasette camicie. Ma, (eh si c’è un ma) chi ci ha dato la capacità di poterci sacrificare per raggiungere tali obiettivi? Chi ci ha dato la forza fisica, l’intelligenza mentale, la forza di volontà, l’opportunità di poter agire in un momento propizio? Sono tante domande che hanno la stessa risposta: Dio! E’ Lui che si ha donato addirittura il Suo Unico Figlio per salvarci dalla morte eterna. Lui il Dio di amore. E noi? Ci riteniamo così capaci di fare, ma così incapaci di ringraziare, soprattutto Dio.
Ringraziare Dio non è solo un dovere ma anche un bisogno. Ringraziarlo la mattina perché ci dona ancora l’opportunità di vedere la luce. Ci dà la forza di poter gioire della vita quotidiana. La forza di lavorare per sostenere le nostre famiglie.
Una volta capitò una cosa al quanto imbarazzante; Un giovane era a tavola a casa di un amico insieme ad altri e tanti amici, e per non imbarazzare nessuno, fece un segno di croce e una brevissima preghiera mentale, prima di mangiare, niente di più, tutto in pochi secondi. Un amico però si accorse del gesto e disse: “Perché preghi prima di mangiare?” A questo punto il giovane rispose che bisognava ringraziare Dio per il cibo ricevuto. A tal proposito l’amico replicò: “Ringraziare? Perché è andato Lui a lavorare e guadagnare soldi per comprarti il cibo? Le ha per caso cucinate Lui queste pietanze?” Il giovane pieno di illuminazione rispose: “E’ vero questo cibo è sulla tavola grazie al tuo lavoro, e cucinato in modo davvero squisito grazie a tua moglie. Ma chi ti ha dato la vita? I tuoi genitori risponderai, e ai tuoi genitori? E ai tuoi nonni?…. Chi ti ha dato la capacità fisica, e l’intelligenza di poter guadagnare, lavorare e sostenerti? Chi ha ispirato l’arte culinaria di tua moglie per preparare questo cibo?” L’amico sorrise e disse: “Non ci avevo mai pensato, da oggi anche io voglio ringraziare Dio”.
Un altro esempio ci viene dato da Sant Elisabetta d’Ungheria. Secondo il suo pietosissimo costume, aveva accolto in casa sua un povera donna ammalata, alla quale prodigava le cure più efficaci e più tenere. Appena migliorata, una mattina l’ospite se ne andò di nascosto portando via tutte le vesti della sua benefattrice. Sant’Elisabetta, accortasene troppo tardi, fu costretta a rimanere a letto non avendo di che coprirsi. Non una parola di sdegno uscì dalle sue labbra, non un proposito di farla punire severamente; disse solo, o meglio, cosi prego: “Caro mio Gesù, ti ringrazio di avermi in un attimo simile a te perché anche tu sei venuto al mondo nudo, e spogliato e nudo sei stato crocifisso“. Ed ecco comparire un angelo con un bell’abito nuovo col quale le disse di vestirsi. Ella lo indossò, ma la tradizione aggiunge che per la finezza di quell’indumento, lo fece cambiare dalle monache di Aldenburg con una veste poverissima.
Dovremmo per ogni cosa ringraziare Dio. Essere grati è il primo passo di amore verso Colui che ci ha creati.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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