Quel serpente velenoso chiamato accidia
Molti cristiani quando pensano al peccato, la prima cosa che viene in mente è i peccati della carne, i peccati della gola, ma pochi pensano al peccato dell’accidia, che come tutti sappiamo è uno dei vizi capitali, ed è proprio come un serpente silenzioso che avvolge la nostra vita fino a stritolarla.
Bisogna però fare attenzione, perché molti identificano la parola accidia come pigrizia e svogliatezza. Nel vero significato cristiano, il peccato di accidia, identifica quel modo di essere pessimista, triste, e fa distinzione tra pigrizia e accidia.
L’accidia quindi è una tristezza per le cose spirituali. Un pessimismo che deprime l’anima a tal punto da farci vedere tutto nero, e sentire pensieri come. Dio mi punirà… non c’è salvezza per me… Dio non mi ama… ecc ecc.
Quindi è una vera e propria tristezza per le cose divine. Secondo San Giovanni Damasceno è una tristezza spossante che deprime talmente lo spirito di un uomo da togliergli la volontà di agire. Esempio: è inutile che io stia attento a non fare questo peccato, tanto lo commetterò di nuovo. Oppure e questa è la classica frase di noi cristiani deboli: io non faccio niente di male… Ma in realtà non staiamo facendo nemmeno del bene. Quindi Dio non ci chiede solo di non commettere il male ma anche di compiere azioni di bene. L’accidia è anche il non voler fare del bene.
Ce lo ricorda anche San Tommaso nella Somma Teologica II-II, 35,1 dicendo: “l’accidia è il torpore dell’anima che trascura di intraprendere il bene”.
Quindi questo grave peccato che tutti trascuriamo, è proprio la mancanza di compiere il bene, di fare carità, di dare amore, quindi amare il prossimo e da ciò ne deriva la tristezza dell’anima.
Quindi se vogliamo riassumere la parola ACCIDIA, basta pensare il contrario della carità: Egoismo, odio, indifferenza…
Per vincere questo gravissimo peccato, bisogna amare, fare tanti gesti di amore per il nostro prossimo e soprattutto per coloro che ci risulta far fatica apprezzare e amare.
Una buona spinta che ci aiuta a vincere l’accidia è proprio il fervore verso Dio, più ci accendiamo di amore per lui e più riusciremo a dare, a compiere opere buone, e a diventare anime virtuose.
La rinuncia o la mortificazione e non parlo di grandi penitenze ma di piccole rinunce e piccole mortificazioni, aiutano a crescere a fortificare il nostro spirito. Spesso quando non riusciamo a darci dei limiti, diventiamo schiavi di noi stessi e facili prede dell’accidia. Il vero rimedio quindi è solo l’amore.
Scopri di più da Annalisa Colzi
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.