Questo è il mio corpo, contro la prostituzione
Prostituzione, sfruttamento e tratta
a Montecitorio la proposta contro la prostituzione
“Questo è il mio corpo” è la campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Chiediamo al Parlamento Italiano di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75) che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili: colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea. Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi.
Non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni. (www.questoeilmiocorpo.org)
Con queste parole la Comunità Giovanni Paolo XXIII (di Don Oreste Benzi) promuove (attraverso una petizione online) la proposta di legge presentata mercoledì 13 luglio 2016 alla Camera dei Deputati. “E’ una proposta di legge nata con la collaborazione dell’Associazione Papa Giovanni XXIII e alcuni gruppi di scout di Pistoia – ha dichiarato l’onorevole Bini prima firmataria del progetto di legge -. Si parte dal presupposto di andare controtendenza rispetto a tante altre leggi che sono giacenti in Parlamento, alcune delle quali prevedono la legalizzazione della prostituzione. Noi invece pensiamo che la donna sia una vittima della tratta e dello sfruttamento e quindi si deve colpire il cliente, perché solo riducendo la domanda diminuirà l’offerta. La proposta di legge nasce da questo, dall’opera di don Oreste, dalla volontà di ricostruire un progetto che è già stato adottato dai Paesi nordici”.
Il grido di Giorgia
Nell’aula di montecitorio è risuonato il grido di Giorgia, ragazza rumena sottratta dalla schiavitù del marciapiede dalla comunità di Don Oreste:
“Mi chiamo Giorgia, ho 24 anni e vengo dalla Romania. Sono qui oggi per raccontare e purtroppo ricordare una parte dolorosa della mia vita. Avevo 17 anni quando sono arrivata in Italia, portata da persone che credevo amiche dei miei familiari. Loro mi avevano promesso un lavoro e io ho accettato vedendo quanto si stava male in famiglia, perché non c’erano soldi e non si mangiava tutti i giorni. Solo dopo ho scoperto di essere stata venduta come un oggetto e sono diventata la proprietà di qualcuno. Sulla strada mi hanno mandata con la forza, con calci e pugni, con le minacce e le torture delle quali ancora porto i segni nel mio corpo e in particolare nelle mie orecchie tagliate brutalmente dai magnaccia.
Una notte ero fisicamente e psicologicamente distrutta, mi trascinavo per entrare nelle macchine dei clienti. Mi sentivo anche sporca e bruttissima perché mi avevano strappato tutti i capelli e si vedeva la cute… Le mie mani erano ferite, così anche le ginocchia e avevo dei buchi nella pancia che mi avevano fatto saltandomi sopra con i tacchi a spillo. Eppure questi uomini che voi chiamate clienti sono persone che come me vanno a fare la spesa, a comprare qualcosa di cui hanno bisogno, che sentono la necessità di appropriarsi di cose… Così anche io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio”.
Non riuscirò mai a capire
“Non riuscirò mai a capire come una persona che si definisce uomo possa non avere pietà di una ragazza che sanguina, che piange e che soffre, facendo finta di niente, comprarla per chiedere di fare sesso mentre piange e sta male. Per me questi clienti, non saranno mai uomini ma persone disumane, senza cuore. Ciò che mi addolora è quando si parla della prostituzione come un lavoro… Per me è una tortura così come lo è per le tante giovanissime donne che oggi vado ad incontrare con la comunità Papa Giovanni, con don Aldo, sulle strade per convincerle a uscire da questo inferno, trovare il coraggio di scappare.
Il tutto non è facile ma sarà possibile se lo Stato, chi comanda avrà la volontà di fare leggi per fermare queste persone disumane. Quando mi picchiavano speravo sempre nell’arrivo di qualcuno che potesse liberarmi da quella trappola. Quando finalmente dopo mesi per la prima volta arrivarono i carabinieri fui veramente felice. Loro mi portarono subito in ospedale e poi in comunità. Spero che questa proposta di legge per fermare i clienti delle schiave diventi veramente l’inizio di una grande speranza restituendo alle giovani donne la libertà. Grazie”.
Colpire la domanda per ridurre l’offerta
“Il traffico di esseri umani è la terza industria illegale (a livello mondiale) per fatturato” continua l’onorevole Bini “è la forma moderna del vecchio commercio degli schiavi e le vittime sono soprattutto donne e bambini. E’ un fenomeno sommerso che sfugge a indagini sistematiche. E’ possibile solo fare delle stime: sarebbero 21 milioni le vittime di tratta nel mondo (dati ONU), di cui 5,5 milioni minori d’età. Il 75 per cento delle vittime di tratta ai fini di sfruttamento sessuale sono donne e ragazze minorenni.
In Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120000 le donne che si prostituiscono. Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est.
9 milioni sono i clienti, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.
Colpire la domanda significa ridurre anche l’offerta di un mercato abietto, in cui le vittime sono soggetti deboli e vulnerabili. E’ il modello che hanno seguito, con risultati importanti, i paesi del nord Europa. E’ anche oggetto di una risoluzione del Parlamento Europeo, che invita i paesi membri a muoversi in questa direzione, contro la tratta e lo sfruttamento delle persone”.
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