Piegando il ginocchio nel nome di Gesù, la Chiesa compie la verità (seconda parte)
LA COMUNIONE IN GINOCCHIO?
NON SOLO NON E’ VIETATA, E’ ANZI L’ATTEGGIAMENTO CHE LA CHIESA AUSPICA, OGGI PIU’ CHE MAI.
E’ da ritenersi del tutto appropriata la pratica di inginocchiarsi per ricevere la santa Comunione. A ulteriore conferma ascoltiamo il Santo Padre in un passaggio di Sacramentum Caritatis.
“Già Agostino aveva detto: «Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo». Nell’Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l’adorazione eucaristica non è che l’ovvio sviluppo della celebrazione eucaristica; la quale è in se stessa il più grande atto d’adorazione della Chiesa. Ricevere l’Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui. E pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste (n.66).
Si può parlare al riguardo di una contraddizione rispetto all’incedere processionalmente, quale segno di un popolo che si dirige verso il suo Signore? La Chiesa che, nel segno esteriore, si dirige in processione verso il Signore è la stessa Chiesa che, sempre nel segno esteriore, alla sua presenza, si inginocchia e adora. Ancora una volta si tratta di complementarietà in vista di una ricchezza più grande e non di esclusione”. Anche alla luce di questo brano si capisce il motivo per cui il Santo Padre Benedetto XVI, in occasione della solennità del Corpus Domini del 2008, ha iniziato a distribuire la santa Comunione ai fedeli in ginocchio.»
– Comunque, già in un’altra intervista (apparsa sul periodico mensile “Radici Cristiane”, n. 42 del Marzo 2009) sempre al Maestro delle Cerimonie Pontificie mons. Guido Marini, adesso reperibile addirittura sul sito ufficiale del Vaticano, nella Sezione: Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del SommoPontefice, si poteva leggere quanto segue: “Alla domanda dell’intervistatore: Abbiamo notato che il Santo Padre, da qualche tempo, dà sempre la Santa Comunione in bocca e in ginocchio. Vuole questo essere un esempio per tutta la Chiesa e un incoraggiamento per i fedeli a ricevere Nostro Signore con maggiore devozione?
Monsignor Guido Marini risponde: «Come si sa la distribuzione della Santa Comunione sulla mano rimane tutt’ora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle Conferenze Episcopali che ne abbiano fatto richiesta. E ogni fedele, anche in presenza dell’eventuale indulto, ha diritto di scegliere il modo secondo cui accostarsi alla Comunione. Benedetto XVI, cominciando a distribuire la Comunione in bocca e in ginocchio, in occasione della solennità del “Corpus Domini” dello scorso anno, in piena consonanza con quanto previsto dalla normativa liturgica attuale, ha inteso forse sottolineare una preferenza per questa modalità. D’altra parte si può anche intuire il motivo di tale preferenza; si mette meglio in luce la verità della presenza reale nell’Eucaristia, si aiuta la devozione dei fedeli, si introduce con più facilità al senso del mistero».”
– Nicola Bux, Consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e delle Cause dei Santi, nonché dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, fa notare nel suo libro:
«Tale modo di ricevere il Sacramento [in ginocchio] non è in contrasto con la processione prevista dal Novus Ordo, che prescrive un atto di riverenza al Sacramento, cosa che richiede una breve sosta, come pure il restare “lodevolmente” in ginocchio fino alla comunione (cfr. l’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 43: “Dove vi è la consuetudine che il popolo rimanga in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristicae prima della Comunione, quando il Sacerdote dice Ecco l’Agnello di Dio, tale uso può essere lodevolmente conservato.”). » 5
– Sempre Nicola Bux – nel medesimo libro – scrive: «Che dire allora della comunione sulla mano concessa per indulto e ormai generalizzata? La costituzione sulla Sacra Liturgia del Vaticano II non ne fa alcun cenno». E conclude: «Si tratta dunque di un gesto profano ed estraneo alla tradizione della Chiesa. Anche questo ha contribuito al venir meno della fede nella presenza reale di Cristo. Eppure Paolo VI si aspettava “dallarestaurazione della sacra liturgia… copiosi frutti dipietà eucaristica” (Paolo VI, Lettera Enciclica “MysteriumFidei”, 1965). Che è successo? Il pensiero protestante o non cattolico è penetrato nella Chiesa: la messa è vista come cena fraterna e assemblea. Che senso ha inginocchiarsi a una cena? ». 6
Sergio Russo
NOTE:
5. In “Bux”, cit., p. 154.
6. In “Bux”, cit., p. 154-55.
Immagine da:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/common/e/ea/Luca_signorelli,_comunione_con_gli_apostoli,_cortona.jpg
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