Piccoli insegnamenti di Madre Canopi per una buona vita cristiana
Madre Canopi è stata una grande monaca di clausura benedettina, fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae, nell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta a Novara. Nella sua semplicità ma anche nella scienza e sapienza che Dio le fece dono, diceva:
“La rinascita nello Spirito, che è dono del Risorto, può avvenire in ogni età dell’umana esistenza se si crede, si spera e si ama” – Madre Canopi
Ecco alcuni piccoli insegnamenti, che Madre Canopi diede rispondendo alle varie interviste e domande: “Quali sono i fondamenti della vita cristiana?” Riassumiamo tutto in sei punti:
1) Rinascere con la misericordia
Il primo punto fondamentale è quello della rinascita nello spirito. Madre Canopi diceva: «La rinascita nello Spirito, che è dono del Risorto può avvenire in ogni età dell’umana esistenza se si crede, si spera e si ama. C’è persino chi si salva convertendosi all’ultima ora della vita. Pensiamo al ladrone crocifisso accanto a Gesù! Il Signore, infinitamente misericordioso, perdona chi si pente e confida nella sua misericordia. È quindi sempre possibile rinascere in Cristo; da vecchi per il peccato diventare giovani, bambini idonei a entrare nel regno dei cieli».
2) La speranza è Gesù Cristo
Il secondo punto è la speranza, che è anche una delle virtù teologali: «In che cosa, in chi si può sperare?». «Il senso profondo della speranza – spiega la Madre Canopi – sta nella morte-risurrezione di Gesù Cristo. In Lui Dio si è fatto uomo ed è morto, per amore, sulla croce proprio per essere la nostra Speranza di vita eterna. A Pasqua si canta: “Surrexit Christus, Spes mea! Alleluia!”. È proprio Lui il fondamento della nostra speranza di vita eterna. Può sperare chi crede e ama».
3) L’inferno e il suicidio
Si parla di inferno, suicidio, Giuda, il male. «L’inferno – sentenzia Madre Canopi – è uno stato intensamente doloroso dell’anima di chi ha ostinatamente rifiutato Dio. Uno stato di infelicità senza fine, senza speranza: infinita disperazione. Vanno all’inferno quelli che proprio fino all’ultimo persistono consapevolmente in questo atteggiamento».
Il suicidio poi, «può avere varie cause: la responsabilità del gesto per sé molto grave, perché non siamo padroni della nostra vita – è relativa alla consapevolezza della persona che lo compie e al suo stato psichico ed emotivo. Una grossa delusione, dolore insopportabile, estrema angoscia, stati emotivi ecc. attenuano la gravità della colpa. A volte il gesto disperato è fatto sotto un impulso irrefrenabile: Dio solo può giudicare la responsabilità di chi si toglie la vita.
E allora chi, dunque, va all’inferno? Chi rimane nella tristezza senza fine che è l’assenza di Dio nella propria esistenza? «Soltanto chi lucidamente – scrive la suora benedettina – ostinatamente, per orgoglio, rifiuta Dio. Chi si è venduto al diavolo, il nemico di Dio e dell’uomo. Io penso e spero che all’inferno vada una minima parte dell’umanità, anche perché ci sono le preghiere dei santi e dei buoni cristiani che intercedono e suppliscono per tutti i bisognosi di grazia e di perdono.
4) Il perdono e il debito
«Perdonare qualcuno è avere la bontà e generosità di cancellare un debito che un altro ha con noi. Perdonare a se stessi è avere l’umiltà di accettarsi come si è, imperfetti. Chi è orgoglioso non si perdona quando sbaglia perché fa brutta figura davanti agli altri. È meglio essere difettosi e umili, che perfetti e orgogliosi».
«Il Signore ama gli umili ed egli stesso è venuto tra noi nell’umiltà. Solo chi ama sa perdonare, perché perdonare è a fondo perduto, fino a perderci la vita. Così ha fatto per noi tutti Gesù, mandato dal Padre. Il perdono, quindi, con la cancellazione della colpa, non è un’utopia. È un evento di grazia sempre in atto nella Chiesa, nella nostra vita».
5) Dono dell’alto
Un altro punto importantissimo è la fede. Cosa vuol dire avere fede? La fede è un dono che viene dall’Alto – replica la religiosa – ma è come un seme che deve essere coltivato per fiorire e fruttificare. Dio, il vero Dio non nega a nessuno questo dono, ma lo depone nei cuori puri e disponibili a lavorare nella sua vigna. Nella fede tutta la realtà si trasfigura, prende senso, rivela il fine della vita».
«La fede è potente – aggiunge – e persino onnipotente perché unisce il credente a Dio. Per questo soltanto la fede può compiere miracoli nell’ordine naturale e spirituale. Chi passa dall’incredulità alla fede cambia totalmente la vita, la rende buona, bella, felice anche in mezzo a sofferenze e tribolazioni, perché ha Dio Padre, ha Gesù Cristo, Fratello Salvatore, ha la Vergine Maria, ha gli angeli e i santi, ha il regno di Dio».
6) Il dolore che passa
Infine il dolore non è una cosa negativa, infatti dice: «Il dolore è il più grande dei misteri, ma non è l’ultima parola – dice la Madre – Dio stesso nel Cristo suo Figlio che ci ha mandato come Fratello, si è fatto “uomo dei dolori” per farci passare alla gioia. Il dolore passa, la gioia di vedere Dio, di vivere eternamente in lui, rimane. È questa la nostra consolazione».
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