Perchè invocare l’aiuto dell’angelo custode
Perchè è importante invocare l’aiuto dell’angelo custode? Dalla “convenienza” ai doveri nei loro confronti, dalla venerazione di Dio al culto della Chiesa primitiva.
1) Ragioni di convenienza
«Se, diceva il grande scrittore di spiritualità del diciannovesimo secolo Boudon, durante il cammino incontriamo cento volte un gran signore o un amico, non mancheremo ogni volta di presentar loro i nostri ossequi; e non dovremmo avere il medesimo riguardo per i principi del Cielo, i nostri amici più veri?».
«Quando due persone sono nemiche», diceva il vescovo Bossuet, «i loro santi angeli sono amici e concorrono a riavvicinarle».
«Gli angeli custodi dei vostri amici», scrive a sua volta l’arcidiacono di Evreux Boudon, «vi favoriscono negli incontri e vi aiutano ben più di quanto voi pensiate, e talvolta vi prestano soccorsi che non ricevete dai vostri stessi angeli custodi».
Peraltro, ricordiamoci cosa sono i santi angeli rispetto all’Altissimo, ciò che sono in sé e il ruolo che è loro assegnato nel mondo, e capiremo come siamo degni della massima venerazione.
2) Venerazione definita da Dio
La venerazione degli angeli custodi è stata definita con chiarezza da Dio stesso, quando ha detto al popolo di Israele che avrebbe mandato loro il suo angelo, ammonendoli a rispettarlo e a dargli tutta la dovuta considerazione. Conformandosi al desiderio dell’Altissimo, i santi patriarchi dell’Antico Testamento veneravano e invocavano gli angeli.
Giacobbe chiede la benedizione dell’angelo contro cui si è battuto; Balaam si prosterna di fronte a quello che gli è apparso; Giacobbe, ancora, saluta rispettosamente colui che si definisce “il principe degli eserciti del Signore” e gli obbedisce…
3) Una pratica delle origini
Si invoca l’angelo custode perché è una pratica plurisecolare della Chiesa: il capitolo XVII della Gerarchia celeste ci offre uno scorcio di quello che fu il culto degli angeli attraverso i secoli cristiani. Si possono trarre da esso alcuni dati interessanti.
Gesù e i suoi discepoli, ripetendo i cantici ispirati dallo Spirito Santo al Re Profeta, ci insegnano a rispettare e a onorare le virtù celesti che così spesso, e con tanto entusiasmo, sono citate in questi cantici. La Chiesa invoca le stesse virtù ogni volta che nei santuari si intonano i salmi o i cantici con cui si chiede agli spiriti di Dio di lodarLo o di benedirci.
Gli angeli vengono nominati spesso nella Santa Messa, nelle parti in cui la Chiesa professa i dogmi più trascendenti. Leone XIII ci fornisce l’esempio della devozione e della fiducia, dando ordine che in ogni chiesa si reciti, al termine della messa, un’invocazione a san Michele Arcangelo. Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio in tutti i più importanti santuari Michaelici. Il papa polacco esorta i cattolici a continuare a recitare dopo la Messa la preghiera a san Michele composta da papa Leone XIII.
4) Abbiamo dei doveri verso gli angeli
Si invocano gli angeli custodi anche per i doveri che abbiamo nei loro confronti. Tali doveri sono così riassunti da san Bernardo: “Dio vi ha affidati a uno dei suoi angeli; quanto rispetto questa parola devi ispirarvi, quanta devozione suscitarvi, quanta fiducia infondervi! Rispetto per la sua presenza, amore e riconoscenza per le sue opere buone, fiducia nella sua protezione”. Questi sentimenti, e altri, saranno oggetto del culto interiore che si deve ai santi angeli.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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