Padre e madre, mestieri da incubo (seconda parte)
Quante volte ci siamo domandati dove fosse il manuale di istruzioni. Quando ha detto: salgo da solo sull’altalena. Aveva appena imparato a camminare e soffriva di acetone. E’ volato alto, ha vomitato. Confuso lui, confusi i genitori. I nonni invece avevano le idee chiarissime e disapprovavano sfogliando pagina sette del syllabus dell’educatore perfetto. E’ andata avanti così negli anni della scuola, quando la confusione è aumentata grazie a insidie che il manuale della generazione precedente non poteva prevedere. Tempeste televisive, game boy, play station e tutto il chiasso del mondo chiuso in un telefonino, il passepartour per l’evasione permanente. Bisognava avera la risposta pronta quando ha annunciato: per la maturità andiamo in Spagna con la macchina di Andrea e la vacanza iniziatica si è riempita di mostri: i viadotti direzione Barcellona, la miopia di Andrea, la sangria e le manie di grandezza di Gaudì.
Se i nonni applicavano un generoso fatalismo, noi, iperprotettivi, abituati a lavare le mele e le maglie con l’amuchina, abbiamo temuto una strage. Poi un giorno ha detto: Elena dorme da noi. Elena, la piccola della classe accanto. Da noi. In realtà tutta la notte da lui fra i gagliardetti di Toro-Copenaghen e il vecchio orsacchiotto. Cosa dice il syllabus sulla liberazione sessuale? Cosa diceva tuo padre? Fuori di qui. I bambini degli anni Settanta ricordano quel gesto che bastava da solo a troncare qualsiasi discussione: si portava le mani alla cintura alludendo all’uso che ne avrebbe fatto.
Oggi interverrebbero i servizi sociali, ma quella promessa mai messa in atto stava alla base di un apparato di regole che oggi il premier britannico si sente in dovere di ripristinare. Abbiamo scelto di togliere dalla loro dieta lo zucchero inutile e i “no”, con gravi danni per il sistema. Da tempo in Inghilterra l’agenzia statale che controlla gli standard scolastici accusa un’intera generazione di essere scarsamente responsabile nel seguire i figli, di avere esagerato con le carote. E’ così che si finisce per rivalutare la solidità delle famiglie fondate sul bastone.
In America Obama la fa ancora più semplice: basta che ci sia una famiglia. E cioè un livello minimo di aggregazione dove ci si ama magari pasticciando un po’ con i sessi (e ce ne siamo accorti – ndr) e dove qualcuno si assume la fatica di dire: se così non ti va bene, quella è la porta. Sarebbe esagerato sostenere che i ragazzini adorano essere contraddetti; tuttavia è provato che detestano i mollaccioni, quasi intuissero di dover scontare più tardi l’eccessiva accondiscendenza.
Ancora di più detestano i padri Peter Pan quando dicono: io e mio figlio siamo proprio amici. E si vergognano delle madri taglia 40 che vogliono farsi dare del tu. Dove comincia e dove finisce la famiglia nessuno può dirlo (no, invece lo sappiamo bene – ndr). Non esiste un centro di gravità. Pazienza per i patriarchi estinti. Ma i padri, le madri. Si parla tanto di adolescenti in cerca di identità. Invece l’anello debole è questa generazione di mezzo che ha fatto figli millesimati e non ha studiato da sommelier.
Viviana Ponchia
Resto del Carlino – Ferrara del 11/01/16
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