Nichi Vendola e Tobia: il potere vuoto delle parole
Pubblico questo articolo perchè trovo che sia un’analisi rispettosa, semplice ma chiarissima di quanto sia infondata l’affermazione che un figlio nato da un utero in affitto sia “frutto di un grande amore”.
fra Giuseppe Paparone o.p.
Suo malgrado, il signor Vendola dà ragione alla Chiesa sul significato della procreazione.
Non voglio unirmi al coro di quelli che hanno aggredito e insultato Vendola; voglio semplicemente mostrare il suo errore e attraverso questo far vedere come le passioni, se non controllate, annebbiano la ragione.
Intervistato da un giornalista, si è espresso in questi termini: “Questo nostro figlio che nasce, Tobia Antonio, è solo il frutto di un grande amore”.
Ma, di quale amore parla?
A quale amore si riferisce Vendola?
A quello del padre e della madre dal grembo della quale ha preso vita il pargolo?
A quello della donna che ha fornito l’ovulo?
No, perché il seme deriva dal suo compagno e questi ama lui, non le mamme del bambino. E non risulta che le due donne implicate amino follemente Vendola.
È chiaro che il grande amore a cui fa riferimento è quello tra lui e il suo compagno.
Un grande amore che aspira, richiede, desidera, vuole realizzarsi pienamente con la nascita di un figlio.
Ma questo è proprio ciò che insegna la Chiesa; è uno dei pilastri, dei fondamenti del sacramento del Matrimonio cristiano, ossia la necessità che l’atto di amore unitivo sia aperto a generare la vita: se non ci dovesse essere questa disponibilità, risulterebbe nullo.
Questo grande amore, però, per essere fecondo e per poter generare un figlio, richiede di essere vissuto tra un uomo e una donna.
L’amore tra due uomini, per quanto grande possa essere, non è generativo, non è capace di realizzare quello che l’amore richiede, a meno che non si ricorra ad una tecnica artificiale.
E, in questo caso, possiamo dire che il bimbo è frutto di un grande amore?
No!
Perché Tobia non è la manifestazione dell’amore della mamma e del papà: la mamma e il papà non si amano.
Tobia sarà il figlio di un uomo e una donna che non si amano e, inoltre, non avrà l’amore di una mamma vera, ma quello di due padri e, paradossalmente, quello di un padre che si crede madre…
Che cosa è saltato in mente al caro Vendola?
Com’è possibile che una persona intelligente e sensibile come lui non si accorga di questa irrazionalità, di quest’aberrazione concettuale?
Evidentemente, perché il delirio di onnipotenza, l’egoismo, il desiderio personale, hanno tacitato e offuscato la sua razionalità.
Da grande giocoliere dialettico, ha pensato che alcune belle parole potessero cambiare la realtà.
Non dubitiamo che ami il suo compagno, ma dovrebbe avere l’onesta intellettuale e la forza morale di affermare che un amore anche grande, tra due uomini, non essendo generativo dal punto di vista biologico, non può essere il fondamento della venuta al mondo di un figlio, che, probabilmente, non conoscerà mai la madre e non potrà ricevere quell’amore che gli spetta da un punto di vista naturale.
Un amore cui ha diritto, e questo diritto i politici dovrebbero difendere.
Urge davvero una legge che tuteli i bambini, al di fuori di ogni ipocrisia. Non solo quelli già nati, ma anche quelli che rischiano di venire al mondo in queste assurde e tragiche situazioni.
Tobia sarà sempre il figlio del suo compagno e delle mamme che, a pagamento, hanno fornito l’ovulo e prestato l’utero; non sarà mai il frutto di un grande amore, dunque, ma quello di un desiderio irrazionale e sconfinato, del delirio di onnipotenza di cui ho detto prima.
http://comunita-abba.it/?p=25025
Scopri di più da Annalisa Colzi
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.