La liberazione sessuale ha creato la morale del consenso (parte 3)
Ma i bambini non sono capaci
di dire no
Ecco la terza parte di questo interessante articolo, scritto da Emiliano Fumaneri sul pensiero di Thérèse Hargot. La morale del consenso è la novità introdotta dalla liberazione sessuale che la giovane scrittrice pone oggi sotto accusa.
Sabina
Thérèse Hargot è fortemente critica anche della «morale del consenso» per la quale ogni atto sessuale va considerato un atto libero nella misura in cui è «voluto». Secondo un diffuso senso comune, oggi il consenso individuale è il solo criterio che permette di distinguere il bene dal male.
acconsento, dunque sono
«Je consens, donc je suis», dice Michela Marzano: acconsento, dunque sono. Questo nuovo «cogito» permissivo induce gli adulti ad abdicare alla loro funzione educativa.
Con la sua estensione indiscriminata mette in serio pericolo l’infanzia: «Coi nostri occhi di adulti, tendiamo talvolta a considerare in maniera tenera la liberazione sessuale dei più giovani, meravigliati dalla loro assenza di tabù. In realtà subiscono delle enormi pressioni, non sono affatto liberi.
abbiamo domandato ai bambini di comportarsi come degli adulti
La morale del consenso in linea di principio è qualcosa di giustissimo: si tratta di dire che siamo liberi quando siamo d’accordo. Ma abbiamo esteso questo principio ai bambini, domandando loro di comportarsi come degli adulti, capaci di dire sì o no.
Ora, i bambini non sono capaci di dire no. Nella nostra società c’è la tendenza a dimenticare la nozione di maturità sessuale. È molto importante. Al di sotto di una certa età riteniamo che vi sia una immaturità affettiva che non rende capaci di dire «no». Non c’è consenso. Bisogna davvero proteggere l’infanzia».
la pillola emblema del femminismo
Andando controcorrente, la giovane sessuologa arriva ad esaltare i metodi naturali, criticando il discorso femminista e la medicalizzazione del sesso indotta dalla pillola. Quest’ultima viene elevata a «emblema del femminismo, un emblema della causa delle donne».
Ma della bontà di un simile feticcio, afferma tranchant, «c’è da dubitarne, visti gli effetti sulla salute delle donne e sulla loro sessualità! Sono le donne che vanno a modificare il proprio corpo, e mai l’uomo. È una cosa completamente iniqua.
È in questa prospettiva che mi interessano i metodi naturali, perché sono i soli a coinvolgere equamente l’uomo e la donna. Sono basati sulla conoscenza che le donne hanno del loro corpo, sulla fiducia che l’uomo deve avere nella donna, sul rispetto del ritmo e della realtà femminili. Lo trovo in effetti molto più femminista che non distribuire un medicinale a donne in perfetta salute! Facendo della contraccezione una faccenda unicamente femminile, abbiamo deresponsabilizzato l’uomo».
Prima parte dell’articolo La liberazione sessuale
Seconda parte dell’articolo La liberazione sessuale
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