Misericordia Ultimo Atto di Serafino Tognetti
Misericordia Ultimo Atto
di Padre Serafino Tognetti
Titolo: Misericordia Ultimo Atto
“Il fenomeno legato alle rivelazioni a santa Faustina Kowalska sulla divina misericordia è una cosa seria. Se non fosse così, non varrebbe la pena nemmeno di iniziare la lettura di questo libro… sarebbe tempo perso (…)
Il tema della divina misericordia non nasce con santa Faustina, ma è radicato nei secoli precedenti (…)
Eppure in santa Faustina troviamo qualcosa di nuovo, anzi, di definitivo. Alla fine del secondo quaderno del Diario, il Signore Gesù espone un progetto, annuncia un punto d’arrivo: “Desidero che alla Mia misericordia venga reso culto. Do all’umanità l’ultima tavola di salvezza, cioè il rifugio della Mia misericordia” (n.319).
Sono parole pesantissime. In altre parti del Diario Gesù parla di periodo di misericordia che precede il periodo della giustizia, di grande appello finale, di periodo di Grazia speciale cui occorre approfittare; come se, perduta questa occasione, poi non ne vengano più altre. L’ultimo autobus da prendere.
Che cosa può significare questo linguaggio? Ci sembra che sia da prendere alla lettera, perché Dio conosce le condizioni del mondo e i suoi rimedi meglio di noi. La misericordia allora è realmente l’ultima tavola di salvezza, il salvagente dato al naufrago che sta per affondare, affinché egli vi si possa disperatamente aggrappare. O misericordia o morte.
Non si deve minimizzare, perché la salvezza è affar serio, se è vero che chi si danna all’Inferno ci rimane per sempre, senza uscirne mai più. Diranno, criticheranno, obietteranno, ma non potranno scalfire questa verità: la vita eterna è eterna, sia nella gloria che nella dannazione. E si decide qui sulla terra.
E’ vero che all’Inferno ci va chi ci vuole andare, ma anche in Paradiso ci va chi ci vuole andare. Dio non ci offre la salvezza come indifferente regalo, se per tirarci fuori dal peccato si è coinvolto personalmente nel dramma dei drammi, la morte sulla croce. Dio è fuoco divoratore, infinitamente capace di soffrire perché amore assoluto.
Dunque la misericordia del Cuore divino viene data come appello ultimo per questi tempi di ribellione e apostasia. L’uomo orgoglioso di oggi si vuole costruire il mondo da sé; vuol mettere in piedi l’ordine sociale senza Dio; essere ragione della propria esistenza e causa del proprio essere. L’uomo orgoglioso non può pregare, non ne è capace, semplicemente perché non ne ha bisogno. Men che meno ha bisogno della sua misericordia. Perché pregare, se tutto si risolve qui sulla terra?
La misericordia è il volto vero di Dio, ed Egli vuole mostrarlo per attirare le anime a sé. “Abbi misericordia di noi e del mondo intero” è il grido che il Maestro insegna alla santa polacca. Noi siamo corresponsabili di tutti e di tutto; ma ne rimarremmo tramortiti e paralizzati se non ci facessimo più piccoli degli ultimi e “vincessimo”, con questo ultimo disperato appello, il Cuore di Dio per piegarlo verso l’umanità e ottenere la sua purificazione.
E’ una guerra, interna ed esterna, nei nostri cuori e nella società civile. Non è più tempo di mettere delle pezze ora qua e ora là: le falle sono troppo grandi e la barca è sul punto di affondare. Ecco perché Gesù parla di “ultima tavola di salvezza”: fa tutto la Grazia, ma noi ci dobbiamo aggrappare a questo salvagente, non ad altri. In che modo? Invocando la misericordia di Dio sul mondo e praticandola nel nulla della nostra vita, attraverso atti quotidiani piccoli ma convinti.
La pratica della misericordia, operata dagli umili, dai semplici fedeli, nella terribile battaglia, contro tutto e contro tutti, è l’opera di Dio in questo tempo: quando sembrerà che Satana con le sue ideologie e i suoi operatori abbia ormai tutto in mano, ecco che improvvisamente vedrà il suo regno crollare. Allora il Cuore Immacolato di Maria trionferà (è promesso) e il mondo potrà conoscere un tempo di stabilità e di pace (anche questo è promesso).
Questo povero e semplice libretto (“Misericordia Ultimo Atto” Ed. Città Ideale 2016) vuol semplicemente orientare l’uomo in acqua verso il salvagente; consapevoli, come siamo, che occorrono un paio di bracciate tra le onde. Il salvagente è già gettato, occorre solo afferrarlo”.
(Dall’introduzione di Padre Serafino Tognetti)
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