Padre Pio, Maria Tartaglino e il crocifisso di Asti
Maria Tartaglino, nata ad Asti il venerdì 17 settembre 1887, rimase presto orfana. Venne accolta nell’istituto di Santa Chiara e fece parte delle “Figlie di Sant’Anna”, istituite da Mons. Giuseppe Marello, fondatore degli Oblati di san Giuseppe, oggi santo. Sopportò molte sofferenze, morali, fisiche e mistiche. Davvero Gesù crocifisso la fece “Sua sposa crocifissa”. Le fece provare tutta la Sua passione, sia nel corpo che nell’anima: tristezza, tedio, paura, flagellazione, coronazione di spine, crocifissione, ardentissima sete, insulti, calunnie… ed infine le stimmate, visibili per 5 anni.
La sua vita rimase nascosta fino al 1933, quando nella sua stanza un crocifisso che aveva sul suo inginocchiatoio e dinanzi al quale trascorreva molte ore in preghiera, cominciò a grondare sangue: “fissai gli occhi sul costato e vidi luccicare e uscire il sangue; toccai subito col dito e lo ritrassi macchiato di sangue, mi asciugai col fazzoletto, poi, presi lo strofinaccio della polvere, lo inzuppai d’acqua, lo spremetti alquanto, lavai e asciugai il Crocifisso… c’era del sangue anche alla corona di spine, alle mani e ai piedi, ma non colava, e vi era, pure, una goccia sulla bocca”.
Per ben due volte (11 agosto e 27 settembre 1933) il crocifisso sanguinò. Il Vescovo di Asti, Mons. Umberto Rossi, informato degli eventi, fece esaminare alcune crosticine di sangue coagulato all’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Torino. Il Crocifisso fu oggetto di radiografie, eseguite da due specialisti, i quali non riscontrano anomalie, artefatti e manomissioni per simulare il sanguinamento dello stesso.
Venne istituito un tribunale diocesano e vennero interrogati 17 testimoni. l processo si concluse il 23 febbraio 1934 con la dichiarazione del vescovo: “La verità assoluta dei fatti è provata dalle testimonianze, numerose e incontrovertibili, raccolte sotto il vincolo del giuramento e con la più scrupolosa attenzione, da due processi: uno, fatto dal Rev. Superiore degli Oblati, Padre Martino, l ‘altro, dalla nostra Curia Arcivescovile” Il vescovo 9 marzo 1934, il vescovo, intronizzò nel santuario di San Giuseppe il crocifisso: si moltiplicarono le dimostrazioni di fede e di pietà intorno al Crocifisso.
Giungevano migliaia di pellegrini in santuario, i confessionali vennero presi d’assalto e ci furono numerose conversioni. Maria fu intimorita dalla celebrità che il Crocifisso le procurò, voleva sparire, pensò, addirittura, per avere un po’ di tranquillità di farsi ospitare, in un’altra casa. Il 24 aprile 1934, giunse dal Sant’Uffizio un padre carmelitano, Lorenzo di San Basilio, come Visitatore Apostolico presso il Santuario di San Giuseppe di Asti per occuparsi personalmente del Crocifisso. Il 6 maggio, di notte, il Crocifisso viene portato via da Asti. Il biografo della Tartaglino, Padre Angelo Rainero, scrisse: “Maria Tartaglino si è impegnata, tutta la vita cercando di riportare ad Asti il Crocifisso, confortata in ciò anche dall‘amico di fede e preghiera, San Padre Pio, col quale condivise alcune bilocazioni. In questo periodo Padre Pio entrò nella sua vita come padre consolatore e spirituale.
Contro la Tartaglino (e anche contro gli Oblati di San Giuseppe) si scatena una campagna di denigrazione, di vilipendio: ella, unicamente sollecita dell’amore di Dio e della salvezza delle anime, non reagì in altro modo che con la pazienza nel sopportare le ingiurie indirizzate a lei e con la riparazione di quelle scagliate contro il suo Sposo Crocifisso, al quale aveva donato tutta se stessa”. Maria morì il primo Settembre 1944, primo venerdì del mese, ad Asti, dove era vissuta. Aveva cinquantasette anni.
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