Lettera ai prof di religione sui gay La Curia milanese chiede scusa
Le scuse della curia milanese
dopo le proteste delle associazioni gay
Adesso voglio vedere quelli che attaccano Papa Bergoglio cosa dicono di questo articolo. Chiedere scusa per una lettera ben scritta e che ha ragione in pieno, è il colmo. Ma il cardinale Scola non era quello integerrimo durante il Sinodo?
Davvero deprimente leggere parole di scusa per un atto giusto, perché il gender sta invadendo il cervello dei nostri bambini e ragazzi. Già il Cardinale Scola aveva lasciato molto a desiderare quando ha benedetto quell’obbrobrio, che rappresenterebbe la statua della Madonnina (così intitolata) dentro al Duomo di Milano, adesso poi che se ne esce con le scuse….
E ai genitori dico: Appellatevi alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Art.26 Comma 3 in cui si legge: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli”.
di Paolo Foschini
«La comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione Cattolica è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa». Cosi la Curia milanese guidata dal cardinale Angelo Scola, alla fine, ha tentato di rimediare con una netta presa di distanza all’autogol segnato nella propria stessa porta da uno dei suoi uomini di fiducia, il responsabile del Servizio insegnamento della Religione cattolica della Diocesi ambrosiana don Gian Battista Rota, dopo che questi aveva scritto una lettera riservata agli oltre 6mila docenti di religione per chieder loro di «segnalare» le scuole in cui si parla di gay e identità sessuale.
Interrogazioni al Governo
Nel giro di poche ore sulla Curia milanese si è scatenato l’inferno. Non solo da parte di tutte le associazioni gay ma dall’intero panorama politico, con interrogazioni al Governo e annunci di manifestazioni davanti al Palazzo arcivescovile. Il presidente della Cei in persona, Angelo Bagnasco, interpellato in proposito dai cronisti si era mostrato incredulo: «Mi sembra estremamente improbabile e strano che possa esserci un censimento di questo tipo nelle scuole».
L’iniziativa aveva creato un tale imbarazzo ai vertici della Curia medesima che la lettera stessa, non appena questa ha cominciato a circolare, era stata fatta sparire dal portale della rete in cui era originariamente pubblicata: un sito riservato appunto ai prof di religione, accessibile solo tramite password, salvo che alcuni tra i prof non appena letta la missiva e fatto un salto sulla sedia l’avevano subito stampata. E inviata a la «Repubblica» che per prima l’ha resa pubblica. «Cari colleghi – iniziava la lettera – come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale».
E proseguiva: «Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del `gender´, vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte. Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se possibile entro la fine della settimana. Grazie per la collaborazione».
Intento originario
A prendere l’iniziativa, come scrive don Rota, era stato un suo collaboratore che egli non nomina ma che risponde al nome di don Fabio Landi: animato da buone intenzioni, dice. Ma alla fine, dopo una giornata intera in cui non hanno fatto che accumularsi critiche pesantissime, la Curia ha deciso che c’era solo una cosa da fare: chiedere scusa, appunto. «L’intento originario – precisa lo stesso don Rota tentando di difendere il suo collaboratore – era esclusivamente quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti». Una lettera, questa sì, divulgata formalmente dal portavoce del cardinale Scola e scritta con un lessico – a cominciare dall’espressione «società plurale» – in cui l’arcivescovo in persona sa di potersi rispecchiare. E a quel punto la polemica è finita.
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