Le missioni del Montfort
La forza della dolcezza
sulle tracce del santo
Nella precedente puntata abbiamo già parlato de “le missioni del Montfort“. Riprendiamo il discorso dando la parola al suo biografo Giuseppe de Luca.
le missioni del Montfort
“La missione del Monftort era una avvenimento spirituale. Non era come la festa del patrono, che se ne va (anzi, se ne andava) tutta in processione, panegirico, fuochi artificiali, musiche di bande, balli popolari, pranzi lautissimi e ubriacature memorabili. La missione non aveva aria di festa, ma di penitenza. Anche i riti religiosi erano improntanti a qualcosa di penitenziale: una specie di quaresima viaggiante. In tutte le missioni del Montfort accadevano fatti meravigliosi: taluni, conosciuta la vanità di ogni amore terrestre, si davano all’amore di Dio, come con quell’assolutezza che Dio chiede, con quella trepidazione che soltanto un amore vero e totale conosce. Sulle tracce del santo, nasceva santità.
la forza della dolcezza
Ma come era in realtà Luigi Maria? Egli tuonava dal pulpito contro i vizi, ma era dolce, e insieme fermo, in confessionale. Possedeva un dono singolare di toccare i cuori, così confessando come predicando; ma provava orrore per una morale troppo severa, così per quanto Luigi Maria passasse per un uomo severo, i grossi peccatori s’indirizzavano a lui per confessarsi piuttosto che a nessun altro dei missionari.
Fu forte, ma soprattutto nella dolcezza; la dolcezza è, infatti, suprema forza. Era questa dolcezza che gli faceva non temere, anzi vincere, inclemenza di stagioni, asprezze di continua penitenza, fatiche assidue, la vicinanza del prossimo apertamente peccatore. Avvicinò i più perduti tra gli uomini, i più malati, i più cattivi, i più poveri. Mangiò con loro, meno di loro; dormì con loro, peggio di loro; vestì come loro, viaggiò come loro. Nessun povero fu più povero di lui; nessuno fu più solo, più sprovveduto, più sfiancato, malato.
Gli attentarono la vita più volte, fu malato grave e sempre ricoverato coi poveri negli ospedali. Fu una volta condotto pubblicamente in carcere, per le strade. Ricevette in pubblico condanne e interdizioni da autorità civili ed ecclesiastiche. Fu scacciato come un cane, beffato come un ambizioso, compatito e tenuto lontano come un pazzo. Non piegò mai, d’innanzi a tanta avversità: sereno, obbediente, animoso, ridente. Ecco in che forza si era tramutata la sua forza di temperamento: forza di dolcezza.
credevo di vedere un angelo
Come teneva le missioni popolari? Aveva un talento organizzativo invidiabile, possedeva un’arte singolare in disporre le processioni più numerose. Gli ho visto (testimonia un padre cappuccino che collaborò con lui nelle missioni) mettere in pochissimo tempo un ordine ammirevole nella processione più numerosa dove si portava il Santissimo, distinguendo gli stati, le età e i sessi; li faceva camminare tutti in fila, per quattro, e lo faceva in poco tempo e con disinvoltura. Al termine della processione, ai piedi di Gesù Cristo posto in un trono campestre, in piena campagna, parlava con tanta grazia e unzione spirituale che si vedano tutti sciogliersi in lacrime.
Si piangeva senza pensarci, senza accorgersene; gli occhi tradivano il cuore scoprendone i suoi segreti sentimenti. In una parola, credevo di vedere un angelo, ascoltando il Montfort. Il suo viso palesava i suoi raggi, il suo amore acceso. La sua lingua non era che l’eco di quel che lo Spirito Santo diceva al suo cuore; la sua voce, i suoi gesti, risentivano dell’unione che egli aveva con il suo Dio presente”.
Giuseppe de Luca, S.Luigi Maria Grignion de Montfort, Ed.Postulazione Generale Montfortana, Roma 1943, pagg. 216-217; 225-227.
Nella prossima puntata parleremo di alcuni episodi successi durante le missioni del Montfort, questo straordinario santo mariano.
Tisbita
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