Padre Pio e le anime del Purgatorio: Tutto avvenne là
Padre Pio e le anime del purgatorio
Molti Santi ebbero grande devozione per le Anime del Purgatorio. In questa devozione si distinse anche Padre Pio da Pietrelcina: egli ha sempre avuto una grande devozione per loro. Le Anime ebbero sempre un posto di privilegio nella sua vita spirituale. Egli si ricordava costantemente di loro, non solo nelle sue preghiere quotidiane, ma, soprattutto, nel Santo Sacrificio della Messa.
Un giorno, conversando con alcuni frati che lo interrogavano, proprio sull’importanza di pregare per queste anime, il Padre disse: “Su questa montagna (cioè a San Giovanni Rotondo) salgono più anime purganti che uomini e donne ancora viventi ad assistere alle mie Messe e a cercare le mie preghiere”.
Se si pensa che, in cinquantadue anni di vita in quel convento, Padre Pio è stato visitato da milioni di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, l’affermazione ci stupisce.
Testimonianze su Padre Pio:
I frati che vivevano con Padre Pio assistevano di frequente a fenomeni straordinari. Ad esempio, una sera, raccontano, si era in piena seconda guerra mondiale, dopo il pasto serale e il convento era ormai chiuso. I frati sentirono alcune voci provenienti dall’ingresso, che distintamente gridavano:
“Viva Padre Pio!”
Il Superiore di quel tempo, Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi, chiamò il frate addetto alla portineria, a quel tempo Fra Gerardo da Deliceto, e lo incaricò dì scendere, per rendersi conto di ciò che stava succedendo intorno alla porta di ingresso e quindi di pregare le persone che erano riuscite ad entrare nel convento, di andare via, data l’ora tarda. Fra Gerardo obbedì.
Quando, però raggiunse il corridoio d’ingresso, trovò tutto in ordine, tutto buio, la porta di ingresso ben chiusa con le due barre di metallo ancora esistenti, che bloccavano la porta. Fece, quindi, una breve ispezione nei locali adiacenti e riferì al Superiore il risultato dell’ispezione.
Le voci erano state udite distintamente da tutti e il Superiore rimaneva perplesso, anche perché a quel tempo si parlava di spostare Padre Pio a qualche altro convento e la popolazione di San Giovanni Rotondo era in allarme, per impedire questo trasferimento.
Il mattino dopo avvicinò Padre Pio, con il quale aveva molta confidenza e gli riferì ciò che era successo la sera precedente, chiedendogli se anche lui avesse sentito quelle parole, quasi urlate, come per farsi sentire da tutti ad ogni costo. Padre Pio, senza dare molta importanza alla cosa, con molta calma, come se si trattasse della cosa più comune e ordinaria di questo mondo, tranquillizzò il Superiore, spiegandogli che le voci che avevano gridato “Viva Padre Pio” appartenevano a dei soldati defunti, venuti a ringraziarlo per le sue preghiere.
Una sera Padre Pio stava riposando in una stanza, al pianterreno del convento, adibita a foresteria. Era solo e si era da poco disteso sulla branda quando, improvvisamente, ecco comparirgli un uomo avvolto in un nero mantello a ruota. Padre Pio, sorpreso, alzandosi, chiese all’uomo chi fosse e che cosa volesse. Lo sconosciuto rispose di essere un ‘anima del Purgatorio. “Sono Pietro Di Mauro. Sono morto in un incendio, il 18 settembre 1908, in questo convento adibito, dopo l’espropriazione dei beni ecclesiastici, ad un ospizio per vecchi. Morii fra le fiamme, sorpreso nel sonno, proprio in questa stanza. Vengo dal Purgatorio: il Signore mi ha concesso di venirvi a chiedere di applicare a me la vostra Santa Messa di domattina. Grazie a questa Messa potrò entrare in Paradiso”.
Padre Pio assicurò che avrebbe applicato a lui la sua Messa…ma ecco le parole di Padre Pio: “Io, volli accompagnarlo alla porta del convento. Mi resi pienamente conto di aver parlato con un defunto soltanto quando usciti nel sagrato, l’uomo che era al mio fianco, scomparve improvvisamente”. Devo confessare che rientrai in convento alquanto spaventato. A padre Paolino da Casacalenda, al quale non era sfuggita la mia agitazione, chiesi il permesso di celebrare la Santa Messa in suffragio di quell’anima, dopo, naturalmente, avergli spiegato quanto accaduto”. Qualche giorno dopo, Padre Paolino, incuriosito, volle fare qualche controllo. Recatosi all’anagrafe del comune di San Giovanni Rotondo, consultò il registro dei deceduti nell’anno 1908. Nel registro relativo ai decessi del mese di settembre, padre Paolino rintracciò il nome, il cognome e la causale della morte: “In data 18 settembre 1908, nell’incendio dell’ospizio è perito Pietro di Mauro, fu Nicola”.
Quest’altro episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. “Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all’altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l’altare fosse fra Leone, poiché era l’ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico:
“Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l’altare”. Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde”: “Non sono fra Leone”, “e chi sei?”, chiedo io. “Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L’ubbidienza mi dette l’incarico di tenere pulito e ordinato l’altare maggiore durante l’anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all’altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando…” – ” Io credendo di essere generoso verso quell’anima sofferente, esclamai: “vi starai fino a domattina alla Messa conventuale”. Quell’anima urlò: “Crudele! Poi cacciò un grido e spari”. Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell’anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un’altra notte nelle fiamme del Purgatorio”.
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