Le anime del Purgatorio chiedono aiuto
Non dimentichiamo il Purgatorio
preghiamo per le anime
di Annalisa Colzi
In pochi sanno che in questo Anno Giubilare si può ottenere l’indulgenza plenaria anche per le anime del Purgatorio. Questo scrive Papa Francesco: “L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti”.
Grande atto di amore quello di pregare per le anime del Purgatorio. Solo in cielo comprenderemo tale valore e capiremo quante grazie ci hanno ottenuto le anime del Purgatorio. Sì, perché loro non possono pregare per se stesse ma possono pregare per noi.
E solo in cielo scopriremo quante anime del Purgatorio avremo fatto entrare in Paradiso. Certo, non per i nostri meriti, ma per i meriti di Cristo.
Nell’arco dei secoli diverse anime del Purgatorio sono apparse per chiedere preghiere. Naturalmente queste visioni sono avvenute solo per volere di Dio. Mai devono essere ricercate.
Prima di lasciarvi ad uno dei tanti racconti di apparizioni di defunti vorrei ricordare che l’indulgenza per le anime del Purgatorio si ottiene alle stesse condizioni di sempre. Ecco il racconto da meditare.
Si racconta che presso la casa generalizia delle Suore Ministre degli infermi, in Lucca, si conserva un documento che narra le apparizioni di una religosa defunta alla consorella Virginia Stefanini.
Una delle nostre consorelle era da parecchi giorni a letto per una indisposizione, quando la sera del 5 maggio 1889, circa le ore dieci, vide entrare nella sua cella una suora di bassa statura.
Credendo che fosse la superiora, le disse: – Come va che è sempre alzata a quest’ora?
La creduta superiora non rispose, e con mossa rapida si avvicinò al letto, le si gettò al collo e le si strinse così fortemente che la poverina si sentiva soffocare.
Questo si ripetè ancora una volta, poi…
Il 17 maggio, alle ore dieci di sera, la sorella stava per prendere sonno quando si sentì picchiare leggermente sulle gambe e una voce chiederle sommessamente:
– Che fa, dorme?
Si voltò e vide una suora posta in ginocchio accanto al suo letto tenendo il capo chino e il volto un po’ coperto dal velo, con le mani giunte e in silenzio.
Animata da coraggio, suor Virginia disse:
– In nome di Dio, le comando di dirmi chi è e che cosa vuole da me.
La sconosciuta rispose:
– Chi sono non posso dirlo, ma sono un’anima del Purgatorio e vengo da lei per raccomandarmi nelle sue orazioni poiché soffro tanto.
Alla domanda da quanto tempo si trovasse in Purgatorio e quanto tempo doveva rimanervi, rispose:
– Sono cinque anni e qualche cosa, dovrò starvi fino al giorno dell’Assunta; sempre, sempre ho sofferto molto, ma ora le mie pene sono oltremodo terribili. Tornerò altre volte a farmi vedere, non abbia paura, non riceverà alcun male.
Poi dicendo: – Preghi, preghi -, scomparve.
La notte del 20 maggio, circa l’ora solita, la sorella sentì picchiarsi sulle gambe e una voce dolente che sussurrò:
– Che fa, dorme?
Seguì breve colloquio con richiesta di preghiere. Altra apparizione il 23 maggio.
La superiora cominciò a pensare che non si trattasse di un’anima del Purgatorio e impose alla suora di dire all’apparsa che, se era veramente quella che si diceva, si facesse il segno della croce e ripetesse con lei: «Siano lodati Gesù e Maria».
Alla nuova apparizione del giorno 25, la Stefanini eseguì l’incarico.
Alla richiesta, l’apparsa fece subito il segno della croce e con senso di gioia pronunciò il saluto cristiano. Poi riprese in tono di mestizia:
– Ah sì, sono un’anima del Purgatorio; se non lo fossi, non verrei certo a chiedere il soccorso di preghiere.
Tornata il 28, la veggente le gettò addosso uno spruzzo d’acqua benedetta; l’apparsa si fece subito il segno della croce.
Seguirono altre apparizioni nelle quali l’anima chiedeva applicazione di comunioni in suo suffragio.
Nell’apparizione del 5 luglio prese un atteggiamento insolito: alzò il volto e le mani verso il cielo. Aveva tutto il braccio destro e un poco del busto rivestito di bianco. Suor Virginia le domandò se era sempre quella, ed ebbe risposta affermativa.
Due giorni dopo, l’apparsa spiegò che quel bianco significava la purificazione in atto nella sua anima.
Il 14 luglio, sentendo che quella povera anima ripeteva sempre di soffrire molto, la veggente le domandò se tutti i giorni non sentisse qualche sollievo per i suffragi.
– Sì, – rispose – lo ricevo quando il Signore si degna di assegnarmelo… ma qualche volta l’assegna alle anime più abbandonate.
Il 25, giorno in cui la comunità faceva la festa del Sacro Cuore, suor Virginia invitò l’apparsa a scendere con loro in coro, assicurando che le suore avrebbero fatto suffragio.
Nell’apparizione del 28 l’anima dichiarò:
– Io venni in coro e mi trattenni tutto il tempo delle due Messe.
Vi ritornai due volte che la comunità recitava i sette salmi penitenziali e anche l’ufficio dei morti.
In quel tempo pregavo per la comunità. Il posto che avevo preso era fra lei e suor Diamira. Aggiunse che in quel giorno aveva sofferto pochissimo.
L’ 11 agosto la sorella riuscì a incrociare i suoi occhi con quelli dell’apparsa e contemplarne il volto il quale sembrava di bianchissima cera, improntato a soave mestizia.
A eccezione del fondo della veste, era tutta bianca e solo la croce rossa brillava sulla mantellina. Disse alla sua confidente:
– Quando andrò in Paradiso, mi rivedrà, e se vorrà potrà dirmi ancora qualche cosa, ma a me non sarà più permesso di risponderle.
La ringrazio tanto di tutto quanto ha fatto per me, e sia certa che sempre la raccomanderò al Signore affinché nemmeno le faccia toccare il Purgatorio.
Disse finalmente il suo nome: – Sono suor Maria Liduina.
Nella notte tra il 14 e il 15 agosto la Stefanini ebbe l’ultima visione; la sua visitatrice, in forma splendida, la salutava e si mostrava felicissima.
Forse era il momento del suo ingresso in Paradiso.
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