L’amore vero consuma il cuore
L’amore vero è quell’amore che sa donarsi senza esitazione, senza pensare a ciò che perde; in poche parole si consuma. E’ ciò che San Gabriele dell’Addolorata ci insegna. Si è donato pienamente a Gesù attraverso la Madonna, e si è donato per la conversione del prossimo.
L’amore vero che si dona
La sua fedeltà e puntualità in ogni esercizio della vita religiosa era frutto e testimonianza del suo amore vero a Dio e alla sua Madre Addolorata. Egli era una piccola ostia sacrificata a Gesù, ma con amore e allegrezza, come abbiamo visto. Quest’ostia doveva giungere presto all’olocausto totale, perché come abbiamo detto, l’amore vero si dona e si sacrifica.
Ammalato di tubercolosi
Si ammalò di tubercolosi. Questa notizia non fu per lui causa di angoscia o disperazione. Non può essere questa la reazione dei santi, e non dovrebbe essere questa la reazioni dei cristiani. San Gabriele, addirittura, chiedeva al Signore di poter morire presto. Egli la considerava una grazia da chiedersi, dal momento che guardava a questa vita come ad una via impervia dove s’insinuano da ogni parte tentazioni e pericoli di offendere Dio. Aveva persino chiesto di poter morire proprio di tale malattia.
Benché il male si facesse già sentire, la prima emottisi di sangue la ebbe il 16 febbraio 1862. Ricevette in quell’occasione il Santo Viatico. Prima di ricevere Gesù Eucaristico, volle domandare agli astanti perdono “per i cattivi esempi dati fino ad allora“, benché tutti da lui non avessero ricevuto che edificazione.
Gioielli di virtù
Il santo infatti si rivolse ai suoi confratelli dicendo: “Se il Signore mi volesse prendere questa notte, sia fatta la sua divina volontà, ma prevedo che non sarà per ora; a tutti i modi sia fatta la sua santa volontà; sì, sia fatta sempre la santissima, l’amabilissima, l’adorabilissima volontà di Dio“. Questo ripeté molte volte durante la vita e ancor più durante la malattia. Attendeva con trepidazione l’incontro con Dio, egli che tanto lo aveva desiderato e che così diligentemente vi si era preparato, accumulando gioielli di virtù e di meriti.
Aveva una grande carità verso quanti lo assistevano, procurava che recuperassero il riposo e le forze, quando li vedeva stanchi e bisognosi, intercedendo per loro presso i superiori. Durante questa infermità rifulse delle più belle virtù e tutti desideravano assisterlo perché dal contatto con lui si sentivano cambiati, migliori. Ciò che notava effettivamente in essi anche il superiore.
La tentazione finale
Sul letto di morte il demonio cercò di tentarlo prima di presunzione, poi di impurità, facendogli comparire donne inesistenti nella stanza. Ma egli se ne doleva, subito si rivolgeva al padre Norberto lì presente e all’istante le tentazioni sparivano non appena questi aspergeva la stanza con l’acqua santa. L’amore vero verso Dio, supera ogni tentazione!
Il trionfo di un amore vero
Il 27 febbraio improvvisamente chiese al padre Norberto: «Padre, l’assoluzione me la potrebbe dare adesso?». Il Padre non vedeva alcun aggravamento, per cui non gli sembrò necessario in quel momento. Obbedientissimo come sempre, il Santo, al momento, non replicò. Ma sapeva internamente che gli mancavano pochi minuti ancora di vita, così dopo un pò aggiunse: “L’atto di contrizione l’ho fatto. Padre, mi dia l’assoluzione“.
Così il padre diede l’assoluzione senza indugio, mentre il santo con un amore vero che si consuma, con lo sguardo rivolto in un punto della stanza, come se vedesse qualcosa, disse:” Oh….” e spirò. Una esclamazione di meraviglia e di gioia. Cosa vide San Gabriele? Sicuramente il frutto dell’amore vero che ogni giorno aveva donato.
Nessuna parola quindi uscì dalle sue labbra in punto di morte, ma solo gioia nei suoi occhi. San Gabriele ci insegna che l’amore vero si consuma amando, si dona senza esitazione, si spende senza fare i conti con con ciò che si perde, perché amare è sempre un guadagno. L’amore vero è amore puro, senza interesse. Imitiamo i santi per poter comprendere e soprattutto provare l’amore vero.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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