La santa messa, vero sacrificio di Cristo
In latino la santa Messa è chiamata Sacrificium, cioè offerta, immolazione. In generale, il Sacrificio è un tributo offerto a Dio, da uno dei suoi servi appositamente consacrati, per riconoscere e confermare la sovranità dell’Onnipotente sulle creature.
Santa messa significa sacrificio
A Dio si offrono sacrifici, come anche i pagani stessi hanno fatto altrettanto per onorare i loro idoli. Nella legge che dette agli israeliti, il Signore comandò loro di offrirgli ogni giorno un sacrificio che, nelle grandi feste, era compiuto con una straordinaria solennità. ecco perché nell’Antico Testamento offrivano sacrifici come montoni, agnelli ecc ecc. Durante la Santa Messa quindi, non è l’offerta di un sacrificio, una immolazione di un animale, ma è il Sacrificio, cioè il Figlio che si offre al Padre, facendosi vittima per noi.
Il sacrificio fa parte del culto della divinità
Tutti i popoli hanno messo il sacrificio nel numero delle pratiche riservate esclusivamente al culto della divinità, dimostrando, in tal modo, come esso sia in perfetta armonia con le tendenze della natura umana. Era dunque necessario che il Salvatore istituisse similmente un Sacrificio per la sua Chiesa, perché il più semplice buon senso dimostra che Egli non poteva privare i veri credenti di questa suprema forza dell’adorazione, senza che la Chiesa rimanesse al disotto del giudaismo, i sacrifici del quale erano così magnifici che i gentili accorrevano da paesi lontani per contemplare lo spettacolo e perfino alcuni re pagani, come dice la Sacra Scrittura, provvedevano alle ingenti spese che erano necessarie.
Istituzione della santa messa
Riguardo al Sacrificio, ecco cosa dice il Concilio di Trento: “Nell’Antico Testamento, secondo la testimonianza di Paolo, il sacerdozio levitico era impotente a condurre alla perfezione; bisognava, perché così voleva il Padre, che si istituisse un altro sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedech, il quale potesse rendere perfetti quelli che dovevano essere santificati. Questo sacerdote, che è Gesù Cristo nostro Dio e nostro Signore, volendo lasciare alla Chiesa, sua cara sposa, un Sacrificio visibile che rappresentasse il Sacrificio cruento che Egli doveva offrire una sola volta sulla Croce, ne perpetuò il ricordo fino alla fine dei secoli (con il rinnovo del suo sacrificio durante la santa messa) e ne applicò la virtù salutare alla remissione delle nostre colpe quotidiane.
Nella notte stessa in cui fu dato in mano ai suoi nemici offrì a Dio suo Padre, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue; li fece ricevere, sotto i simboli degli stessi alimenti, agli apostoli che Egli costituiva allora sacerdoti del Nuovo Testamento e ordinò loro ed ai loro successori nel sacerdozio di rinnovare questa oblazione dicendo: “Fate questo in memoria di me”, secondo quanto la Chiesa cattolica ha inteso ed ha sempre insegnato.
La trasustanziazione e il sacrificio del Nuovo Testamento
La Chiesa ci comanda dunque di credere che nostro Signore, nell’ultima Cena, non solamente ha transustanziato il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, ma che li ha offerti a Dio Padre istituendo così la Santa Messa, cioè il Sacrificio del Nuovo Testamento nella sua propria persona, esercitando in tal modo il suo ministero di sacerdote.
Il ministero sacerdotale di Gesù Cristo: l’offerta del pane e del vino
Se dunque Gesù Cristo è stato consacrato Sacerdote da Dio Padre, è facile concludere che Egli, durante la sua vita mortale, ha esercitato il suo ministero sacerdotale offrendo un Sacrificio di pane e di vino.
Ma, quando nostro Signore ha compiuto il ministero di sacerdote? Nel Vangelo, nell’ultima Cena, è accennato ciò che si riferisce ad un’offerta di questa natura.
«Mentre erano a cena, Gesù prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi, preso il calice, rese grazie e lo dette loro dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue della nuova Alleanza che sarà versato, per la remissione dei peccati di molti“».
Profezia di Malachia sul Sacrificio della Santa Messa
Nel Concilio di Trento, la Chiesa ha dato, dunque, la vera interpretazione e il Sacrificio nuovo è il vero Sacrificio puro, senza macchia che non può essere contaminato da alcuna indegnità, da alcuna malizia del sacrificatore. Sacrificio che il Signore annunciò, per bocca del profeta Malachia, doversi offrire dovunque in suo nome. Malachia fa parlare così il Dio degli eserciti:
“Ho cessato di compiacermi in voi (sacerdoti dell’antica Alleanza) e, in avvenire, non riceverò nessun dono dalle vostre mani, perché dall’oriente all’occidente, il mio nome è grande in mezzo alle nazioni e in tutti i luoghi si offre un sacrificio puro al mio nome”.
Questo testo è stato considerato da tutti i santi Padri come una profezia del Sacrificio della santa Messa. Questa predizione, infatti, non è stata compiuta nell’Antico, ma solamente nel Nuovo Testamento, come nel Nuovo fu realizzata la promessa fatta da Dio Padre a nostro Signore: “Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”.
La Messa: il Sacrificio del Nuovo Testamento che durerà fino alla fine del mondo
La profezia, dunque, deve esclusivamente riferirsi alla santa Messa, che è l’unico Sacrificio del Nuovo Testamento, Sacrificio interamente puro, che Gesù Cristo offre a Dio suo Padre, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi per le mani dei sacerdoti. Nostro Signore è il solo pontefice perfetto e sovrano e i sacerdoti non sono che i suoi ministri; essi gli prestano le mani e la bocca. Infatti, essendo Gesù Cristo invisibile ed il Sacrificio dovendo essere visibile, bisognava, per farvi partecipare gli uomini, ricorrere necessariamente al ministero dei sacerdoti. E per di più questo Sacrificio che avviene nella Santa Messa.
Gli eretici fanno l’obiezione che nella Sacra Scrittura non si trova la parola Santa Messa. Va bene, ma non si trova nemmeno la parola Trinità, ma non per questo siamo dispensati dal credere a questo augusto mistero che attraverso la santa Messa il Signore ci dona. La Scrittura non prescrive neanche il riposo domenicale e nemmeno il battesimo dei bambini, eppure questi sono per noi strettissimi obblighi. La parola Santa Messa non figura nella Bibbia, la leggiamo nelle opere dei papi come san Clemente I, terzo successore di san Pietro, sant’Evaristo e sant’Alessandro che sono vissuti nel primo secolo. Sant’Agostino, sant’Ambrogio, san Giovanni Crisostomo e molti altri adoperano la parola Santa Messa quando parlano del Sacrificio del Nuovo Testamento.
La Santa Messa: una tradizione antica della Chiesa
Sant’Ambrogio, in una delle sue lettere scrive: “Restai al mio posto, cominciai la santa Messa e durante il Sacrificio pregai Dio affinché si degnasse venire in nostro soccorso“. Sant’Agostino se ne serve incidentalmente: “Nelle Lezioni che leggiamo nella Santa Messa – dice – riconosceremo… ” Notate bene che il modo col quale questi due santi Padri si sono serviti della parola Messa, prova che l’uso ne era allora generale.
La tradizione ci insegna che gli apostoli stessi hanno offerto il Sacrificio della Messa. San Matteo fu ucciso all’altare, mentre celebrava i divini misteri. Abbiamo le liturgie della Messa di san Giacomo e di san Marco, cioè preghiere e cerimonie relative al santo Sacrificio, che troviamo nel primo volume della Biblioteca dei Padri: l’una fu in uso a Gerusalemme e l’altra ad Alessandria d’Egitto.
La parte della Messa chiamata Canone che va dal Sanctus alla Comunione ci viene da san Pietro; soltanto più tardi furono aggiunte, da alcuni santi papi, alcune frasi al testo primitivo; è evidente che la Messa fu in uso nella Chiesa fin dai primi tempi e che è stata sempre riconosciuta, sotto questo nome, come il vero Sacrificio del Nuovo Testamento.
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