La nostra storia ai piedi di Gesù
Capita spesso che ci sentiamo incompresi non solo dagli amici, dai familiari ma anche da Dio. Su questo, il demonio gioca brutti scherzi sulla nostra psiche. Ultimamente Papa Francesco disse: “Chiediamo al Signore di guarirci portando ai Suoi piedi la nostra storia“. Ciò significa che Dio è vero che conosce tutto di noi ma vuole che lo rendiamo partecipe della nostra storia e del nostro futuro. Raccontargli tutto nella preghiera, ma soprattutto vivere Dio uniformando la nostra vita alla sua volontà.
C’è un episodio del Vangelo dove racconta di una donna cananea che in preda alla disperazione gli chiede di aiutare la figlia e liberarla da uno spirito maligno.
All’inizio viene ignorata da Gesù, il quale afferma di essere stato mandato solo per il popolo di Israele. La donna insiste, e Lui ancora nega il suo intervento ma questa volta la mette alla prova citando un proverbio: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» E la donna subito, svelta, angosciata risponde: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Questa è una grande dimostrazione di fede, e Gesù lo capisce e mostra il suo apprezzamento esaudendo il desiderio della cananea.
“La fede grande è quella che porta la nostra storia, segnata anche dalle ferite, ai piedi del Signore domandando a Lui di guarirla, di darle un senso. Ognuno di noi ha la propria storia e non sempre è una storia pulita; tante volte è una storia difficile, con tanti dolori, tanti guai e tanti peccati” afferma Francesco, e quello che dobbiamo fare è accostarci umilmente a Dio chiedendogli di guarirci perché questo è “il cuore di Cristo: un cuore che ha compassione, che porta su di sé i nostri dolori, che porta su di sé i nostri peccati, i nostri sbagli, i nostri fallimenti.”
Papa Francesco a tal proposito ci raccomanda di portare sempre con noi un vangelo dicendo: “lì troverete Gesù come Lui è, come si presenta; troverete Gesù che ci ama, che ci ama tanto, che ci vuole tanto bene.”
Scopri di più da Annalisa Colzi
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