La gioia di essere eletti di Dio
Ci lamentiamo dalla mattina alla sera; io sono il primo della lista. Eppure a volte penso; “dovremmo vivere sempre gioiosi, sapendo di essere eletti di Dio“. Eh si, Gesù ci ha scelti, ci ha redenti, ci ha salvati dalla morte, dalla bruttezza del peccato, dalla schiavitù a cui eravamo sottoposti; eppure ci sentiamo infelici!
Dovremmo sentire forte la gioia nel cuore seppure la vita ci bastona, ci affligge ecc ecc. I santi questo concetto l’avevano ben capito, e quando dico santi, non dobbiamo pensare a delle persone con dei super poteri; anzi, tutt’altro! I santi sono persone di carne e ossa, di tormenti, di ansie, di difetti, di peccati, di tutto ciò che anche noi siamo dotati. Ma allora qual è la differenza? La loro fede! Il loro amore per Dio che si riversava poi anche sul prossimo. Sentivano antipatia? La combattevano. Sentivano la ribellione della carne? La mettevano a tacere pur soffrendo.
Un grande esempio
Dovremmo essere quindi felici di essere eletti di Dio, invece, troviamo sempre mille modi per sentirci insoddisfatti. Vogliamo sempre stare al centro dell’attenzione. Trattiamo spesse volte il Signore come una volgare lampada di Aladino, dove ogni volta che ci serve, basta strofinarla e ottenere tutto. Questo perché crediamo che la gioia sta nelle cose e non nell’essere figli di Dio, suoi eletti, chiamati un giorno a vivere nella sua gloria.
Siamo tutti eletti
Forse il vero danno è quello di mettere sempre in discussione non tanto l’esistenza di Dio ma il suo amore per noi. Questo perché noi stessi non sappiamo amare, e ci sembra strano che un Dio Onnipotente possa amarci e farci suoi eletti. Vediamo sempre le differenze e una cosa del genere lo notò anche la famosa santa carmelitana, Teresa di Gesù Bambino, manifestando un giorno alla sorella Paolina la sua meraviglia per il fatto che Dio non desse nel Cielo una gloria uguale a tutti gli eletti, temendo così che non fossero tutti felici. «Essa mi mandò allora a prendere un grosso bicchiere del babbo – narra ella stessa nella sua autobiografia – e lo pose accanto al mio anellino da cucire; poi, riempiendoli ambedue, mi domandò quale dei due fosse più pieno; le dissi che li vedevo pieni ugualmente e che sarebbe stato impossibile di mettervi più acqua di quella che potevano contenere. Paolina mi fece allora intendere come in Cielo l’ultimo degli eletti non invidierà la felicità del primo, e rendendo così accessibile alla mia piccola mente i segreti più sublimi, essa dava all’anima mia il nutrimento che le era necessario». In Paradiso non esiste nessun tipo di invidia, ma solo amore, per cui la gioia di uno è anche la gioia dell’altro.
Questo esempio ci fa comprendere che siamo tutti eletti, non solo i santi con l’aureola. Dio ci chiama per nome, non per numero e grado. Dio ci conosce, e siamo tutti cari al suo cuore. Quindi da oggi viviamo con la consapevolezza di appartenere a Lui ed essere felici per questo. Così, tutto avrà un sapore diverso, anche le prove della vita, saranno più leggere e avranno un singificato nuovo.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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