La gabbia dei leoni
Se sei uno di quelli un Cristiano prima o poi qualcuno ti prende, ti butta nell’arena del Colosseo, ti lancia contro dei leoni affamati e rimane a guardare. Magari non accade proprio letteralmente così… però succede sempre. Può accadere, ad esempio di essere calunniati, di venir assaliti da forti tentazioni proprio quando si è più deboli, oppure di dover sopportare grandi fatiche, o di doversi liberare da un certo peccato… Ci sono tanti tipi di leoni e ognuno ha i propri da fronteggiare. Essere Cristiani può essere decisamente “scomodo”. Il martirio è un dono di Dio e -se è la Sua volontà- sia lode e gloria a Lui! Questo tipo di leoni però sono da combattere, oppure, ammansire, o magari c’è da fuggire e basta. Dipende. La prossima volta in cui ti troverai con i tuoi occhi nelle pupille del leone non potrai metterti a sfogliare il Catechismo per vedere se da qualche parte si parla di un’eventualità del genere. Semplicemente si agisce come si è abituati ad agire. Se di solito non facciamo niente, allora verremo sbranati o sottomessi. Fine delle trasmissioni. Affrontare leoni famelici senza preparazione è perlomeno pretenzioso. Ma il modo per prepararsi un pochino c’è.
Leoni on demand
Supponiamo di poter disporre di una gabbia piena di leoni e di poterla controllare. Il nostro cuore è il Colosseo. Diciamo che abbiamo un telecomando con due pulsanti: uno apre il cancello, mentre premendo il secondo i leoni vengono risucchiati all’interno della gabbia e la porta si chiude. Sarebbe molto comodo: in tal modo potremmo allenarci ad affrontare questi benedetti leoni facendo tutti i tentativi che vogliamo e quando ce la vediamo brutta… vai col secondo pulsante! A forza di tentativi riusciremo a trovare la strategia giusta per metterli a dormire, oppure diventeremo molto bravi a scappare e a schivarli, o magari diventeremo lottatori micidiali: questo dipenderà anche dalla nostra indole. Sarebbe bello, no? Con la stessa disinvoltura con cui si va in palestra un paio di volte alla settimana, noi potremmo praticare questo “sport” un po’ da eccentrici -è vero- ma molto molto più utile. Lo Spirito Santo sarà il nostro allenatore: meglio chiamarLo.
Ecco, il digiuno è il telecomando che controlla la gabbia dei leoni. Durante il digiuno, infatti, affiora il peggio: vengono a galla tutte le nostre dipendenze, tutti i nostri blocchi, i nodi, le ferite e le infermità. E state sicuri che l’avversario si darà un bel da fare per peggiorare la situazione. Il tempo di accorgersi che <«hey! non ho mangiato la pasta a pranzo!» e tutte queste belve inizieranno a comparire. Ne sconfiggi una e arriva la seconda; sistemi anche quella? Ne arriva un’altra. Digiunare è come sollevare un masso: ti accorgi subito di un brulicare di insetti, formiche e scarafaggi. Ci sono sempre stati, ma non te ne eri mai accorto.
Una buona notizia. Anzi 2
La buona notizia è che puoi smettere quando vuoi. Se ti accorgi che sei debole e stai per essere sopraffatto dai leoni basta fare uno spuntino, raccogliersi un attimo in preghiera e torneranno nella gabbia miagolando. Almeno per il momento. Nei giorni in cui non digiuni arrivano quando non vuoi e se ne vanno quando vogliono. Nel giorno del digiuno decidi tu. È veramente molto comodo, è come allenarsi: quanto riesci a resistere? Mezza giornata? Meno? Non fa niente: dopo aver lottato con tutte le tue forze, quando stai per cedere (veramente) significa che sei arrivato al tuo limite personale di quel particolare momento della tua vita. L’importante è cercare di resistere per altri “30 secondi”, poco poco di più oltre il limite in modo da spostare l’asticella più in la: la volta successiva avrai “guadagnato” quei 30 secondi.
Di settimana in settimana questo aprire la gabbia in modo controllato avrà generato in noi una sicurezza nuova, un maggior vigore e non avremo più così tanta paura di queste violenze ignote che ci assediano. Potremmo scoprire di essere inespugnabili come “mura di granito”, oppure che i leoni non ci possono più attaccare, o ancora che lo Spirito ci abbia donato di ruggire più forte del leone. È ciò che la chiesa chiama “dominio di sé”. Ed è veramente una buona notizia.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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