La fortezza nella sofferenza

La sofferenza, umanamente, è vista come qualcosa di ostile alla nostra vita, e in un certo qual modo lo è perché ci toglie la pace, la serenità e la gioia della vita. Ma dietro alla sofferenza c’è una forza, quella forza che Cristo ci ha voluto trasmettere quando salì sulla croce. Perché il soffrire ci apre le porte del cielo. Un modo per capire la fortezza nella sofferenza, è il racconto di una vicenda che una grande santa si trovò a vivere:

Dopo la morte del figlio Corrado e del marito Enrico, la bella e rinomata regina di Polonia santa Edvige, aveva lasciato i fasti del suo palazzo per vivere una vita di penitenza e di preghiera nel monastero delle cistercensi da lei stessa fatto edifi care. La sua fortezza e rassegnazione nell’affrontare i due dolorosi lutti erano state davvero ammirevoli. Ma, qualche anno dopo, tremendo fu il colpo che le fu inferto al cuore alla notizia della morte del suo figlio primogenito ed erede al trono, Enrico.

La principessa Anna e la badessa Geltrude l’accolsero mostrando la più viva afflizione e scoppiarono in gran pianto e non potevano darsi pace. Edvige, la cui conformità alla volontà di Dio si era ormai consolidata, le consolava dicendo: «Dio ha disposto dei miei figli come gli è piaciuto: noi non dobbiamo avere altra volontà che la sua».

Quindi, alzando gli occhi al Cielo, fece la seguente preghiera: «Vi ringrazio, mio Dio, di avermi dato un tale figlio, che non ha cessato di amarmi e di onorarmi e che non mi ha mai causato il minimo dispiacere. Il vederlo vivere era un gran motivo di gioia: ma ne provo una maggiore e senza confronto vedendolo meritare con la sua morte un posto nel vostro Regno. O mio Dio, vi raccomando di tutto cuore l’anima sua». Come si trasfigura la morte di una persona cara se la si vede con gli occhi della fede, puntati alla felicità eterna da essa finalmente raggiunta! La fortezza della sofferenza sta proprio nell’accettarla e portarla con dignità, amore e sottomissione.