La donna in realtà non serve solo a generare figli, è ben altro ancora
La donna? Serve solo a generare figli! E’ la risposta che ebbi da alcuni uomini, una risposta che credevo fosse solo un caso isolato, invece no, sono in tanti, tantissimi a pensarla ancora oggi in questo modo. Tutto questo fa davvero cadere le braccia, perché oltre a mostrare un certo potere maschile sul genere femminile, dimostra anche tanta ignoranza.
Il generare figli, sicuramente contiene in sé una speciale comunione col mistero della vita, che matura nel seno della donna: gli uomini quando dicono che la donna ha solo il compito di generare, è come se fosse quasi una cosa negativa, un compito dispregiativo, senza pensare che ogni uomo è al mondo grazie alla donna, ma aldilà di questo; non ha compreso che più che compito, è un privilegio. La madre ammira questo mistero, con singolare intuizione `comprende” quello che sta avvenendo dentro di lei… accetta ed ama il figlio che porta in grembo come persona” come dice la (Lettera Apostolica ‘Mulieris Dignitatem’).
Queste parole di Giovanni Paolo II ci fanno ben comprendere di quale grande dignità il Signore abbia investito la donna, con quale grande fiducia guarda verso di lei, chiamandola a cooperare, attraverso la sua maternità, alla sua stessa opera creatrice.
“La maternità è legata alla struttura personale dell’essere donna, perché la porta con naturalezza alla disponibilità del dono di sé e all’accoglienza della nuova vita”.
La stessa costituzione fisica della donna contiene in sé la disposizione naturale alla maternità, in armonia con la sua struttura psico-affettiva. Se, da una parte, l’essere madre, in senso bio-fisico, mostra un’apparente passività in quanto la formazione di una nuova vita “avviene” nel suo organismo, coinvolgendolo in profondità la sua maternità, in senso personale-etico, come dice il Papa “esprime una creatività molto importante della donna, dalla quale dipende in misura principale, l’umanità stessa del nuovo essere umano”.
Uno studioso americano, R. Spitz, ha dimostrato che le comunicazioni tra madre e figlio avvengono già nel grembo materno e vengono percepite prevalentemente a livello di sensibilità profonda, attraverso il linguaggio del corpo. Per il bambino, la madre si identifica nel modo di tenerlo in braccio, nelle sue carezze ecc. Egli si sente così accettato o rifiutato, percepisce la dolcezza o la rudezza del tratto e comprende cosa la mamma pensa di lui e se, soprattutto, pensa a lui. Questi segnali passano, di solito, su una lunghezza d’onda che l’adulto non sospetta, perché sono in rapporto con la parte più profonda della personalità.
Mamma, sole della famiglia e segno luminoso della presenza di Cristo
La comunicazione che la madre instaura col suo bambino influirà moltissimo sulla formazione della personalità e della identità del bimbo. Fin da piccolo, egli ha bisogno dell’amore dei suoi genitori – in particolare di quello della mamma – espresso anche nella dimensione spirituale loro propria: l’educazione dei figli. Ed è la mamma che assolve bene il primo compito di entrambi di educare i figli alla preghiera e di introdurli nella progressiva scoperta del mistero di Dio e nel colloquio personale con Lui (v. Familiaris Consortio).
La donna non serve solo a generare figli ma è anche l’Angelo della famiglia
Ella, quindi, è l’angelo della casa, è il sole della famiglia. Con la sua generosità e dedizione, con la sua costante prontezza, con la sua delicatezza vigile e provvida, fa lieta la vita al marito e ai figli e diffonde intorno a sé luce e calore. Molto significativo fu l’appello di Paolo VI, all’Udienza generale dell’11 agosto 1976: “Mamme, le insegnate ai vostri bambini le preghiere del cristiano? Li preparate, in consonanza con i sacerdoti, ai sacramenti della prima età: confessione, comunione, cresima? Li abituate, se ammalati, a pensare a Cristo sofferente? A invocare l’aiuto della Madonna e dei Santi? Lo dite il Rosario in famiglia?”
La donna, come madre ed educatrice nella propria casa, deve essere un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore. Ella è chiamata, con la sua presenza materna, ad accompagnare i suoi figli, aiutandoli a crescere. La sua figura e la sua presenza nella loro vita sono indispensabili: quando vengono a mancare, essi crescono disorientati e insicuri, privi di quell’affetto che solo il cuore di una madre sa dare.
Dialogo in famiglia
Dialogare e comprendere anche il lavoro, oggi, può diventare un pretesto per lasciare i propri figli soli davanti al televisore che, purtroppo, non tace mai, nemmeno quando la famiglia si ritrova in casa alla fine della giornata, sostituendo la condivisione delle esperienze con il suo continuo e assordante rumore. Una buona mamma, invece, deve sempre saper instaurare con i figli un dialogo aperto e fiducioso, fatto di comprensione e di incoraggiamento; deve aiutarli nelle loro piccole e grandi scelte, senza mai imporsi, per un fine egoistico e personale, ma orientandoli a scegliere il bene per le loro anime. Questo dialogo, tuttavia, non si inventa, ma deriva da una storia: dal rapporto tra la mamma e il suo bambino, che si costruisce pian piano, attraverso una fitta costellazione di piccoli eventi, con cui ella manifesta tutto il suo amore materno, diventando così la sua più cara amica, la sua più intima confidente e il suo più saldo sostegno.
Generare figli non è l’unico compito della donna…
La Vergine Maria, Madre e Maestra nel cammino verso la santità, guidi e sostenga sempre con la sua intercessione tutte le donne e tutte le mamme, perché possano vivere con sempre maggior generosità la vocazione a cui il Signore le chiama, affidando loro, in modo speciale, l’essere umano.
Alcuni pezzi sono Tratti da: Maria di Fatima
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