La devozione alla Madonna della Ghiara
La devozione popolare di erigere piloni e tempietti lungo le strade ed ai crocicchi, con raffigurata la Santa Vergine nelle più svariate forme, è all’origine del Santuario della Madonna della Ghiara. Giovanni dè Bianchi, detto Bertone da Reggio, dipinge nel 1573, su uno di questi piloni, l’Immagine della Madonna, in sostituzione di un’altra immagine, ormai sbiadita e corrosa dal tempo.
Dipinto della Madonna della Ghiara
Il disegno gli è fornito da un bravo artista della scuola del Correggio, Lelio Orsi, e rappresenta la Vergine seduta su di un sasso, in un luogo solitario, ai piedi di un monte coperto di verde vegetazione, piegata, con le mani giunte in devota preghiera, verso il Bambino, pure seduto su un guanciale, con le braccia aperte e lo sguardo sorridente verso la Madre.
L’affresco si trova sul muro di recinzione dell’orto del convento dei Padri Serviti, ricavato nel vecchio greto ghiaioso del torrente Crostolo, deviato oltre la cinta delle mura cittadine dal lontano 1200. Di qui il nome dato all’Immagine: Madonna della Ghiara. La bella e devota immagine attira la devozione dei fedeli che accorrono ogni giorno numerosi a pregare e a supplicare la Madonna che si dimostra sensibile alle richieste con numerose grazie; ben presto si sente la necessità di erigere una piccola cappella per proteggere l’Immagine dalle intemperie e per favorire l’afflusso dei devoti.
Il dipinto in processione
Il 9 aprile 1596 l’affresco, staccato dal muro di cinta, viene portato processionalmente nella cappella costruita nel recinto del Convento dei Serviti. Il 29 dello stesso mese avviene il primo strepitoso miracolo che apre la serie di numerose altre grazie concesse dalla Madonna della Ghiara, e che segna l’inizio della costruzione dell’attuale grandioso Santuario, tra i più insigni monumenti del Barocco emiliano.
Il grande miracolo
Marchino, un ragazzo di 16 anni, orfano di padre e di madre, residente a Reggio presso due sposi che lo tengono come figlio, è completamente sordo e muto fin dalla nascita, privo addirittura della lingua. La sua richiesta insistente alla Madonna è quella di poter udire e di poter parlare come gli altri suoi compagni. Il 14 aprile di quell’anno, Domenica di Pasqua, Marchino, accompagnato dalla signora Caterina, moglie di Sebastiano Ciano, inizia un pellegrinaggio a Loreto, da dove ritorna il 25 aprile, festa di San Marco, dopo una sosta alla Madonna del Piratello di Imola.
A Loreto Marchino ha il presentimento chiaro che la Madonna lo avrebbe guarito. Il 29 aprile, lunedì della seconda Domenica dopo Pasqua, è davanti all’Immagine della Madonna della Ghiara, e prega fervidamente con il cuore, poiché non può farlo con la bocca. Ad un tratto sente nelle sue membra un calore esuberante ed avverte spuntare qualcosa di insolito nella sua bocca ed invadergli il palato. Fuori di sé dalla gioia, grida a gran voce, per tre volte: Gesù, Maria!
La notizia si diffonde
La notizia che Marchino, senza lingua in bocca dalla nascita, sordo e muto, davanti alla Madonna ha parlato e parla ancora; in bocca gli spunta la lingua. In pratica è come se non fosse mai stato muto e sordo. La notizia si diffonde in un baleno per la città e manda tutti in delirio di amore: tutti corrono dalla Madonna della Ghiara.
Altri miracoli
Nei giorni seguenti si verificano altre guarigioni; l’entusiasmo dei fedeli raggiunge le stelle. Viene subito iniziato un formale processo alla presenza di teologi, giuristi e medici, per verificare l’autenticità dei fatti. Un mese dopo, il 30 maggio, Marchino è davanti all’Inquisitore di Parma che lo interroga su ogni particolare. Il manoscritto originale dell’interrogatorio si trova nell’Archivio della Curia Vescovile di Parma; altri importanti manoscritti sull’argomento sono conservati nell’Archivio del Tempio della Madonna della Ghiara (filza LXXXVI – fasc. 29); copia degli atti processuali sul miracolo di Marchino si conserva nell’Archivio di Stato di Reggio.
Terminato il processo canonico, il Vescovo ne spedisce subito gli atti al Papa Clemente VIII che fa rispondere dalla S. Congregazione dei Riti, con lettera del 22 luglio 1596: i Consultori della Congregazione dei Riti “sono di parere che non solo la detta divotione loro, o frequenza del popolo, debba essere tollerata, ma che si possa aiutare et permettere con qualche dimostrazione pubblica”.
L’originale del rescritto, a firma del Card. Paleotto, è nell’Archivio della Curia vescovile di Parma. Il moltiplicarsi dei fatti prodigiosi e l’approvazione da parte di Roma, favoriscono la devozione ed i pellegrinaggi dei fedeli, tanto che, l’anno seguente, il 6 giugno 1597, viene solennemente posta la prima pietra del Santuario che sarà eretto su disegno dell’architetto Alessandro Balbi di Ferrara.
Il tempio a forma di croce greca
La pianta del Tempio è a croce greca, eccetto il braccio di ponente, leggermente allungato per accogliere il Coro; elegante e maestosa è la Cupola che si innalza sopra un bel cornicione, adorna di varie file di pilastri e nell’interno tutta stucchi e dorature. Il 12 maggio del 1619 vi è trasferita, con solenne processione, l’Immagine della Vergine. Alla testa della processione cammina un devoto cappuccino: è Fra Angelo Maria, il piccolo Marchino che si è consacrato alla Madonna della Ghiara nella vita religiosa, in riconoscenza della guarigione ottenuta.
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