Insegnamenti di Silvano del Monte Athos
Silvano del monte Athos monaco
Silvano del monte Athos nacque nel governatorato di Tambov nel 1866 e morì il 24 settembre 1938. Andò al Monte Athos nel 1892 e vi rimase fino alla morte. Non fu che un semplice monaco: dopo un breve periodo di vita solitaria rimase sempre al servizio della comunità nel più grande monastero dell’Athos dedicato a san Pantaleimone, il monastero dei russi. Lavorò al mulino, nel podere e soprattutto come economo nel magazzino dei viveri del monastero: la sua vita fu quindi la vita del monaco comune.
La povertà dei fatti esteriori e la semplicità della vita interiore impedirono, finché visse, che la sua grandezza spirituale fosse riconosciuta pienamente anche dai monaci del suo stesso monastero. Il fatto più straordinario della sua vita è la sua maturazione spirituale. Umile contadino della Russia centrale, da giovane conobbe i traviamenti propri dell’ambiente e dell’età: sedusse una ragazza, accecato dall’ira colpì un suo compagno che lo beffava con un pugno così violento da provocarne la morte. Forte, violento, sensuale, sentì tuttavia nel suo cuore l’appello di Dio fin dalla giovinezza e non gli poté resistere. Dio fu più forte di lui e non gli lasciò requie finché a 26 anni, una settimana dopo il suo ritorno dalla vita militare, non lasciò la famiglia e la patria per entrare al Monte Athos.
Verso Dio
Il suo cammino verso Dio fu segnato da tappe precise, da interventi soprannaturali. Fu prima la parola della Madre di Dio che lo distolse dalla vita impura e gli accese nel cuore un orrore invincibile per il peccato, un dolore incontenibile per l’offesa recata a Dio, sicché si sentì da quel momento come bruciare nel fuoco dell’inferno. Prima ancora di essere un soldato, una notte si svegliò di soprassalto con l’impressione di avere ingoiato un serpente e nello stesso istante udì nell’intimo una voce: “Tu provi disgusto per avere in sogno inghiottito un serpente, così mi fa orrore di vedere quello che fai”.
La lotta contro il peccato
Da quel momento lottò contro il peccato e propose di farsi monaco per salvare la sua anima dall’inferno. Prima di ritornare dal servizio militare andò a Cronstadt per visitare il famoso padre Giovanni. Gli chiese di pregare per lui per ottenergli la perseveranza nella sua vocazione. Andato all’Athos, dopo un primo periodo di fervore, conobbe l’angoscia della solitudine, dell’impotenza.
Fino allora era stato protetto da un sentimento vivo di compunzione interiore: i suoi peccati gli erano sempre presenti ed egli si sentiva come avvolto dalle fiamme infernali. Ora non più. Dal suo intimo sorgevano continuamente, senza fine, pensieri ed immagini peccaminose.
Alcuni suoi insegnamenti sull’amore
“Beata l’anima che ama il fratello; dentro di essa vive sensibilmente lo Spirito del Signore. Dall’amore per il fratello sgorga la grazia, e per mezzo dell’amore per il fratello essa sarà custodita. Ma se non amiamo il fratello, allora neanche l’amore di Dio raggiunge l’anima”.
“L’anima non può trovare la pace se non prega per i nemici”.
“L’uomo buono pensa: “Ognuno che devia dalla verità si perde, e questo è da compiangere”. Chi ha imparato l’amore dallo Spirito Santo si affligge per gli uomini che non hanno trovato la via della salvezza, e versa molte lacrime per il popolo”.
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