Il soldato dell’Esercito e il suo combattimento
Il soldato dell’Esercito di Maria deve combattere?
L’Esercito di Maria. Il soldato dell’Esercito non solo crede e ha un ideale ma, in quanto tale, combatte. Se no, che soldato è?
Non si deve confondere l’azione cruenta con la violenza; Solgenitsin dice che “il contrario della pace non è la guerra, bensì la violenza” e la violenza è la forza esercitata arbitrariamente, contro la verità e la giustizia. Il cristiano rifugge sempre e comunque la violenza; ma, pur tentando di evitare con tutti i mezzi la guerra – anche nelle piccole cose – non esita a offrire il suo corpo, i suoi atti e la sua anima in azioni che obbligano l’uso della forza: “Noi non facciamo la pace a spese della verità facendo concessioni al fine di acquisire la reputazione di tolleranti. Facciamo la pace combattendo legittimamente secondo i precetti dello Spirito Santo. C’è il rischio di allearsi furtivamente con l’incredulità sotto il bel nome della pace”. (Sant’Ilario di Poitiers – Hil. Ad Cost ., 2, 6, 2).
A chi ti percuote sulla guancia…
Gesù ci ammonisce: “Se uno ti percuote su una guancia, tu porgigli anche l’altra” (Lc 6,29), ma la guancia di cui parla Nostro Signore è la nostra, non certamente quella altrui. Se lo schiaffo vogliono darlo a tua moglie? Se vogliono picchiare e violentare tua figlia? Oppure entrarti in casa, sopraffare i tuoi per renderli schiavi ai loro voleri? Se vogliono distruggere l’integrità morale e fisica di tuo figlio? O vogliono profanare e oltraggiare Gesù Eucaristia? Che cosa fai? Porgi le loro guance? In nome di un falso pacifismo – che non è pace e, tantomeno, la pace di Nostro Signore – lasci fare? Tutto ciò è antievangelico.
Giovanni Battista ad alcuni soldati che lo interrogavano rispose: “Astenetevi da ogni vessazione e da ogni calunnia e accontentatevi delle vostra paga” (Lc 3, 14); non ingiunse certo loro di deporre le armi e cambiare mestiere.
Per noi stessi possiamo scegliere la non-difesa; il martirio per Cristo è la forma più alta di santificazione, ma è circoscritto a noi stessi.
Il soldato dell’Esercito in difesa della fede
Mentre Mosè pregava sulla montagna, il popolo combatteva; a Lepanto, Giovanni d’Austria ingaggiava battaglia contro gli ottomani e li sconfiggeva mentre a Roma san Pio V e la cristianità tutta pregavano il Rosario alla Santissima Vergine; a Vienna c’erano il beato Marco d’Aviano, frate cappuccino, ad impetrare l’aiuto di Dio e sotto le mura, a combattere e sconfiggere i turchi, e il re di Polonia Giovanni III Sobieski alla testa delle sue milizie.
Combattevano in difesa della fede. Sbagliarono? Eppure si deve a loro se noi siamo nati in un paese cristiano con le campane che suonavano e con i nostri parroci che ci impartivano il battesimo e la prima Comunione.
“Io vi lascio la pace, vi do la mia pace. Io ve la do, non come la dà il mondo” (Gv 14,27). Solo dalla giustizia, dalla verità, viene la vera pace, come l’amore viene dalla verità; e la pace senza giustizia è una falsa pace.
Tisbita
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