Rivelazioni da esorcismi: il S. Rosario distrugge il demonio
La potenza del Rosario è inaudita. Da sempre è stata la preghiera del Popolo di Dio, la preghiera che ha risparmiato la Cristianità dall’annichilimento in tempi in cui l’Islam premeva e non era lontano dalla conquista effettiva dell’intera Europa; ma è stata anche la preghiera che per secoli ha nutrito e continua nutrire la fede dei credenti in Cristo.
E’ insomma la “preghiera delle preghiere” come dice la Vergine Santissima nei suoi messaggi, dopo la Santa Messa è la preghiera più “potente” ed è anche la preghiera a Lei “più gradita”.
Dai messaggi mariani
E’ proprio dai messaggi mariani recenti e meno recenti che si scopre una sorta di filo d’oro degli appelli che si estende con la reiterazione di questa richiesta di Maria SS.: “PREGATE IL SANTO ROSARIO!” Lo ha incominciato a chiedere a Lourdes senza parlare; lo ha vigorosamente domandato a Fatima ricordandolo in ogni sua apparizione; lo specifica di recente indicando anche la quantità, chiedendo il Rosario completo (vale a dire le 4 corone) o genericamente “molte corone”, quelle molte corone che hanno portato san Francisco Marto in Paradiso, secondo la promessa e l’assicurazione della Vergine del Rosario di Fatima.
E di certo faremo bene a far sì che diventi anche per noi la preghiera preferita, quella che certo ci porterà in Cielo e intanto su questa terra martella i demoni e scardina le fondamenta stesse della loro “civitas infernalis” che hanno, purtroppo, stabilito in questo mondo; “li martella, li schiaccia, li soffoca, li flagella”: sono tutte espressioni che i demoni sono stati costretti a pronunciare più volte e che manifestano la potenza di questa preghiera che ci è stata data dalla misericordia di Dio.
E’ in questo spirito che propongo qualche episodio edificante raccontato del padre Francesco Bamonte, esorcista, che ci assicura che questa preghiera costituisce il terrore dei demoni e la sconfitta degli inferi.
Tratto da: Padre F. Bamonte, La Vergine Maria e il diavolo negli esorcismi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, pp. 115-121.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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