La meditazione e il problema del non avere obiettivi
Meditazione: le diverse verità e l’obiettivo di non avere obiettivi
La meditazione: il problema della verità e del non avere obiettivi. L’articolo “Gli scienziati hanno meditato sulla meditazione e il risultato è preoccupante” è stato originariamente pubblicato da Scientific American e tradotto per il blog.
Il problema Matthieu Ricard
Matthieu Ricard si è formato come biologo in Francia prima di diventare un monaco buddista. Egli è stato descritto come “l’uomo più felice del mondo”, dopo che Richard Davidson ha riferito che Ricard mostrava alti livelli di attività neurale associata con il benessere. (Ricard, Davidson e Antoine Lutz sono co-autori del sopracitato articolo Scientific American).
Ricard è probabilmente un bravo ragazzo, ma ce l’ho con lui da quando ho letto il libro del 2010 dello scrittore scientifico Stephen Hall, Wisdom. Hall descrive con ammirazione Ricard tornare dal Nepal, dove ha “speso decine di migliaia di ore di formazione esercitandosi ad essere compassionevole” a New York, dove ha insegnato meditazione ai “finanzieri”.
Primo: Non c’è qualcosa di stranamente contraddittorio nel meditare sulla compassione per raggiungere la pace personale della mente? Se si è veramente compassionevoli, non si dovrebbe passare più tempo effettivamente aiutando gli altri? Secondo: Finanzieri? Dai!
Il problema della verità
Alcuni meditatori insistono sul fatto che il loro obiettivo primario non è né la simpatia né la felicità, ma la conoscenza. La meditazione aiuta presumibilmente a capire la natura di sé, della mente e della realtà. L’autore Spirituale Ken Wilber paragona la meditazione a un microscopio o a un telescopio che consente di “vedere la propria natura di Buddha”.
Il problema è che diversi meditatori “scoprono” diverse verità. Alcuni trovano conferma della loro fede in Dio, l’anima, la reincarnazione, la percezione extrasensoriale e altri fenomeni soprannaturali. Altri trovano conferma del proprio materialismo e ateismo. Il problema è simile a quello delle esperienze mistiche. Tu scopri il cielo, io scopro l’inferno.
Il problema del non avere obiettivi
Alcuni meditatori insistono sul fatto che, se si medita per sentirsi meglio, diventare illuminati o raggiungere profonde intuizioni della realtà, si sta sbagliando. Quando si medita si dovrebbe non avere obiettivi.
E’ possibile meditare senza avere alcuna aspettativa? Qualcuno medita senza pensare, a qualche livello, “Questo mi farà sentire meglio”? Oppure: “Questo mi sta facendo sperimentare la mia consapevolezza come una goccia in un infinito mare eterno”?
Ne dubito. E non avere nessun obiettivo è un obiettivo. Se il vostro scopo nella vita è quello di sperimentare la fondamentale mancanza di obiettivi, questo è ancora un obiettivo. Quando i meditatori mi dicono che meditano senza uno scopo, mi confermano la mia visione della meditazione come una forma di auto-lavaggio del cervello.
Quindi penso che la meditazione sia una perdita di tempo? Affatto. Il mio atteggiamento verso la meditazione è simile a quello di Marianne Moore verso la poesia: “Anche a me non piace: ci sono cose che sono importanti al di là di tutte queste sviolinate. Leggendola, tuttavia, con perfetto disprezzo per essa, si scopre, in essa, dopo tutto, un posto per la genuinità”.
Evitate i programmi di meditazione smerciati da guro avidi, eccitati e narcisisti. Diversamente, meditate con tutti i mezzi. Probabilmente non vi farà sentire peggio (la recensione di Johns Hopkins non ha evidenziato rischi significativi); e potrebbe farvi sentire meglio, più simpatici, più saggi.
Ora che mi sono tolto questo peso della meta-meditazione dallo stomaco, ho intenzione di provare di nuovo la meditazione, con perfetto disprezzo per essa.
John Horgan (direttore del Centro Scritture Scientifiche presso l’Istituto di Tecnologia Stevens, Hoboken, New Jersey)
Prima parte: Gli scienziati hanno meditato sulla meditazione e il risultato è preoccupante
Seconda parte: I meditatori e l’aspettativa dello stare meglio
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