Il miracolo dell’Ostia fritta e della Sacra Padella
Il Miracolo dell’ostia fritta
per confondere il sacrilegio di una donna giudea
Come definire il miracolo dell’ostia fritta? Si tratta di un segno straordinario offerto da Dio per confermare nella fede o per far svanire dubbi e che aiuta nel cammino verso la Gerusalemme Celeste.
Trani intorno al Mille
Trani custodisce il Miracolo Eucaristico dell’ostia fritta nel Duomo, risalente al XII secolo e intitolato a Maria SS. Assunta, che il 28 aprile del 1960 è stato elevato a Basilica Minore da Papa Giovanni XXIII.
Ma il miracolo eucaristico di cui si narra avvenne nell’odierna chiesa di S. Andrea (in origine di S. Basilio), costruzione meravigliosa, tutta in pietra, in stile romanico-pugliese, officiata ai primordi dai monaci Basiliani.
A Trani vi era infatti, intorno al mille, una concentrazione di immigrati ebrei, testimoniata dalla chiesa di S. Anna (ex sinagoga, con l’ingresso principale ad oriente) e dalle denominazioni di alcune vie (Giudaica, Sinagoga ecc…) incise sulla pietra viva e tuttora leggibili.
Secondo la leggenda proprio in quell’epoca e nella chiesa di San Basilio si consumò il primo atto del proposito sacrilego all’origine del miracolo. Il racconto che ne fanno i preti è più o meno il seguente.
La perfida giudea
Una donna ebrea, con la complicità dolosa o colposa di una cristiana, era riuscita a mescolarsi tra i fedeli in una assemblea liturgica. Recitando bene la parte della devota, essa si accostò alla comunione con intenzione malvagia. Infatti, ricevuta l’ostia consacrata per le mani del celebrante e tornata al suo posto, l’ebrea, invece di consumare la particella, senza nulla dare a vedere, avvolse l’ostia in un panno.
Terminata la celebrazione, con fare discreto, riprese la via di casa: l’intenzione era quella di irridere e schernire la fede dei cristiani nell’Eucaristia. Giunta a casa, senza frapporre indugi, passò alla attuazione del piano satanico. Accese il fuoco, vi pose su una padella con olio e, quando l’olio cominciò a friggere, vi immerse la santa ostia.
A contatto, con l’olio bollente, la particola divenne miracolosamente carne sanguinolenta e l’emorragia di sangue, chiamiamola così, non si arrestò immediatamente.
si sciolse in lacrime amare
Dinanzi a tale imprevista reazione e a tale folgorante mutazione, l’incredula donna ebrea, presa da tremore e terrore, in un primo momento, cercò di occultare il misfatto. Ma, poi, costatata l’impossibilità di disfarsi del corpo del reato, vinta dal rimorso, si sciolse in lacrime amare e fece risuonare per l’aria alte grida di dolore.
Dalle vie adiacenti fu tutto un accorrere di gente curiosa e sgomenta. Alla vista dell’accaduto, i più rimasero trasecolati e la notizia del prodigio, in un battibaleno, fece il giro della città.
Qualcuno si precipitò ad informarne il Vescovo, il quale, sgomento per l’orrendo sacrilegio, si portò tosto sul posto, si prostrò in un gesto di adorazione e di implorazione, indisse una processione penitenziale di riparazione.
I resti dell’Ostia fritta furono devotamente raccolti e portati in Cattedrale processionalmente, tra due ali di folla, che andavano ingrossando strada facendo, come arteria di fiume che scende verso la foce.
Questa in sintesi la sostanza dell’evento miracoloso.
Il reliquiario
La reliquia contenente una ostia fritta fu messa in un artistico reliquiario, dono del tranese Fabritio de Cunio, che ha la forma di una casetta, con quattro colonnine, sormontate da una cupoletta. Al centro del reliquiario vi è un tubicino di cristallo, dentro il quale, in un batuffolo di bambagia , si trovano due pezzi ineguali di ostia fritta. Il colore della parte superiore è bruno nerastro; il colore della parte inferiore è bruno rossastro lucente. Con ogni probabilità la differenza di colore è imputabile o meglio ascrivibile alla diversa intensità di frittura cui le parti dell’ostia andarono soggette.
I due pezzi o frammenti sono ben visibili, per cui ognuno può rendersene conto ancora oggi.
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