Ignoranza disastrosa da far cadere le braccia
Questa storia dimostra una vera ignoranza disastrosa, ecco il racconto: Il treno era in moto. I viaggiatori scambiavano qualche parola; parlavano del più e del meno.
Una donna carica di acciacchi esclamò: Che vita! Meno male che si muore e ci si va a riposare in Paradiso!
Un tale rispose: Ma che Paradiso! Quando si muore, tutto finisce! Non c’è Paradiso e neppure inferno! A questo punto, un sacerdote proprio non riuscì a resistere a tanta ignoranza ( ignoranza non è una parola offensiva come spesso la intendiamo noia, ma semplicemente, identifica colui che ignora tale verità.).
Il sacerdote rispose: Scusate, signore, se m’intrometto! Come Sacerdote sono tenuto a dire la mia parola. Avete detto: Non c’è Paradiso! Quest’affermazione è una conclusione e alle conclusioni si giunge dopo molto studio. A quali studi religiosi vi siete applicato per essere convinto di ciò che avete asserito?
– Non occorre studiare la Religione per avere delle convinzioni!
– Io invece ho studiato seriamente il problema religioso da cinquant’anni e sono sicuro di non errare, dicendo: « Il Paradiso c’è! Studiate, meditate, aprite gli occhi e sappiate guardare!
– Cosa intende dire?
– Che tanti parlano come voi, perché non sanno guardare! D’ordinario si guarda in basso, a destra o a sinistra, e si trascura di guardare dentro ed in alto!
– Spiegatevi meglio!
– Si guarda in basso per cercare denari, piaceri corporali, tutto ciò insomma che soddisfa momentaneamente. Si volgono gli occhi a destra ed a sinistra, per vedere come fanno gli altri: nel commercio, in famiglia, lungo le vie. Bisogna guardare anche dentro, nel proprio cuore, nella coscienza, per constatare il marciume morale e per scrutare il mistero della più grande aspirazione umana, che è la felicità! È necessario puntare lo sguardo in alto, per conoscere con l’intelligenza il Creatore di quest’universo meraviglioso! Se si guardasse meglio, si parlerebbe con più assennatezza!
La ragione
Il Paradiso, l’eterno godimento o felicità perfetta, deve esistere. La ragione umana ne vede la convenienza.
L’istinto è una forza misteriosa, naturale, che spinge a qualche cosa; finché un istinto non trova l’oggetto corrispondente, sta a disagio. Si avverte la sete; si va allora in cerca di acqua; il corpo vivente va in smania finché non si sia dissetato.
La natura creata, frutto d’infinita sapienza, non froda gli esseri nel loro istinto. Ad ogni istinto corrisponde l’oggetto adeguato. Si avverte la fame e c’è il pane; si hanno gli occhi ed esiste la luce; l’intelligenza tende alla verità e riesce a scoprirla; il cuore umano ha l’istinto di amare e trova l’oggetto del suo amore. Anche gli animali trovano l’oggetto del loro istinto: il gatto trova il topo e il cane la lepre.
Ma tra tutte le tendenze della creatura umana ce n’è una prepotente, incessante, tormentosa; è la sete della felicità, della gioia perfetta e non può esistere che nel Regno di Dio.
È un fatto che tutti cercano la felicità, o nell’amore o nella ricchezza o nella soddisfazione dell’amor proprio; ed è anche un fatto che nessuno sulla terra è felice. Si hanno dei momenti di gioia, misti quasi sempre a qualche amarezza. Ma chi può dire: Io ho trovato la gioia vera, perfetta, duratura? Nessuno! Comunemente si esclama: La felicità non esiste; è una chimera! Quest’affermazione è solo frutto di perfetta ignoranza sull’argomento.
Se c’è in tutti gli uomini la tendenza alla felicità, necessariamente questa deve esistere. Se così non fosse, noi ci troveremmo davanti ad un assurdo: la natura, che non inganna gli esseri, neppure le bestie, nelle loro tendenze, ingannerebbe l’uomo, il re del creato! Questo potrebbe sembrare un discorso strettamente filosofico, ma a voi le conclusioni… e sono certo che vi porteranno a guardare verso l’alto. Quando l’uomo si sente infelice e vuoto, è solo perchè manca Dio, che è l’autore della felicità, Lui stesso è il Paradiso a cui tutto il genere umano aspira. Non ce n’è un altro.
Scopri di più da Annalisa Colzi
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.