I grandiosi frutti della preghiera
L’efficacia della preghiera è indiscutibile. Se il Signore ci concede di poterle pregare, è segno che è disposto ad accogliere le nostre suppliche.
L’umanità ne ha fatto sempre la dolce esperienza.
Il popolo ebreo, uscito dalla schiavitù d’Egitto, aveva peccato, essendosi costruito un vitello d’oro, al quale rendeva gli onori divini.
Dio, che aveva molto beneficato quel popolo, rimase offeso e stabilì di punirlo; perciò disse a Mosè: Questo popolo è di dura cervice; ora lasciami fare, affinchè il mio furore si accenda contro di esso e lo stermini!
Mosè si appigliò al gran mezzo della preghiera, fiducioso di evitare il minacciato castigo. Allora pregò cosi: Perchè, o Signore, t’infiammi nel furore contro il tuo popolo, che hai tratto dall’Egitto con forza grande e mano potente?… Si calmi il tuo sdegno e lasciati placare per le iniquità del tuo popolo!
Come un padre offeso dai figli si placa se un figlio buono chiede perdono a nome dei fratelli, cosa Dio si placò alla supplica di Mosè e non fece al suo popolo quel male che aveva minacciato.
Se non fosse intervenuta la preghiera del grande condottiero, gli Ebrei in quella occasione sarebbero stati sterminati.
Il viaggio del popolo ebreo dall’Egitto in Palestina durò quarant’anni e molti erano i pericoli ed i bisogni, di quella massa pellegrinante. In ogni, occasione Mosè pregava ed otteneva da Dio; se ometteva o rallentava la preghiera, il popolo ebreo non era assistito dal Signore. Ecco un esempio: Gli Ebrei stavano per attaccare battaglia contro gli Amaleciti. Mosè per ottenere la vittoria cominciò a pregare sul la vetta del monte e teneva le braccia aperte, protese al cielo. Finchè stava in atto, di supplica, gli Ebrei vincevano. Essendosi prolungata la battaglia, si stancò ed abbassò le braccia; i nemici ebbero subito il sopravvento.
Visto ciò, Mosè si sedette sopra una pietra ed ordinò che due uomini, Aronne ed Hur, gli sostenessero le braccia stanche. In tale posizione stette sino al tramonto e la vittoria fu degli Ebrei.
Si legge nella Sacra Scrittura: Ezechia, re degli Ebrei, cadde in una malattia mortale; andò a trovarlo il Profeta Isaia, che gli disse: Il tuo Signore Dio dice così: Metti in ordine le tue cose, perchè tu morrai e non potrai più vivere. Ezechia, voltata la faccia verso la parete, pregò il Signore dicendo: – Te ne prego, o Signore, e ti scongiuro di ricordarti come io abbia camminato dinanzi a te nella verità e con cuore perfetto ed abbia fatto ciò che è gradito davanti ai tuoi occhi. – Ezechia poi diede in pianto dirotto.
Isaia non aveva ancora passata la metà dell’atrio, quando gli fu indirizzata la parola del Signore in questi termini: – Ritorna a dire ad Ezechia, capo del mio popolo: Queste cose dice il Signore: Ho sentita la, tua preghiera, ho veduto le tue lacrime ed ecco ti ho risanato. Fra tre giorni salirai al Tempio del Signore; anzi aggiungerò quindici anni alla tua vita (IV-Re-XXA… ).
Se il re Ezechia non avesse pregato, sarebbe morto quindici anni prima.
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