Gesù è presente in ogni sofferenza
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Tutte le volte che una persona vive cose drammatiche, Gesù è presente. Ricordiamoci che non ci lascia mai soli nel dolore.
In ogni sofferenza c’è Gesù
Tutti i servi del Signore, coloro che si mettono sulla strada che Gesù ha tracciato, sicuramente non saranno mai soli nella sofferenza. Uno dei primi che ha sentito forte la presenza del Maestro è stato proprio San Giovanni Battista.
Erode infatti lo aveva fatto arrestare mettendolo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
La sofferenza di San Giovanni
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. (Marco 6,14-29)
Il dolore di San Giovanni Battista fu grande, a partire dal suo arresto. Gesù era presente nella sua sofferenza come lo è ancora oggi nella sofferenza di ogni uomo. Ciò che però dobbiamo fare, è vivere la sofferenza unendola alla passione di Cristo.
La predicazione di Gesù che scuote erode
La cosa interessante però è che questa storia viene raccontata perché la predicazione di Gesù scuote, in un certo senso, la coscienza di Erode:
Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».
Questa affermazione, frutto di una coscienza sporca e colpevole, ci dice però qualcosa di interessante: in ogni vero testimone continua a vivere lo stesso fuoco e la stessa passione che si incontrano ogni volta si ha a che fare con persone vere e autentiche.
Noi cristiani dovremo poter dire che se da una parte è vero che Giovanni Battista muore prima di Gesù, nella sua morte vediamo prefigurata l’estrema testimonianza che Gesù stesso darà pochi anni dopo sulla Croce.
È Gesù crocifisso che è prefigurato nella morte innocente di Giovanni Battista, ma Erode questo non può saperlo. Noi invece lo sappiamo. E sappiamo anche che tutte le volte che una persona vive cose drammatiche, così come è accaduto al Battista, in quel dolore è presente Gesù stesso.
Paradossalmente anche quando ci troviamo in situazioni in cui in una certa misura noi ne siamo anche responsabili, anche lì Gesù si fa presente. Basti ricordare la vicenda del buon ladrone. Egli sa bene che si trova lì crocifisso come colpevole, ma trova il coraggio di rivolgersi a Gesù con una fiducia immensa: “Ricordati di me Signore”.
Gesù a quella preghiera risponde con la promessa imminente del paradiso. Non tutti siamo Giovanni Battista, a volte siamo Erode o Erodiade, ciò che conta è se vogliamo convertirci da questo momento in poi.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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