Gender e ginecofobia: sono le donne ad essere discriminate
di Sabino Sabini
(terza parte)
Lei desidererebbe che nascesse il “Movimento giuridico femminile contro la ginecofobia”. Con l’obiettivo di ottenere l’introduzione, nella legislazione nazionale e internazionale, del reato di ginecofobia; l’obiettivo più vasto di difendere in ogni sede opportuna, a tutti i livelli, i diritti inalienabili della donna. Lei pensa che questo movimento dovrebbe opporsi a quello omosessuale utilizzando i suoi stessi argomenti. Ci può illustrare come?
Il movimento omosessuale denuncia di essere discriminato quando:
1. Si considera lo stato psichico omosessuale innaturale, cioè non corrispondente alla natura obiettiva.
2. In conseguenza di ciò si propone all’omosessuale di attuare percorsi di transizione; dalla sua condizione alla condizione eterosessuale, considerata come “naturale”.
3. Si vorrebbero distinguere come qualitativamente diverse le unioni propriamente matrimoniali tradizionali tra un uomo e una donna dalle unioni omosessuali tra persone dello stesso sesso.
4. Si vorrebbe impedire alle unioni omosessuali l’adozione di bambini con la qualifica, corrispondente alla condizione reale, di “figli”.
Chi sostiene questi punti, che il movimento omosessuale considera discriminatori, si rende colpevole, a loro giudizio, del “reato” – o già introdotto o in via di introduzione nelle legislazioni nazionali – di “omofobia”.
Al movimento omosessuale si dovrebbe opporre il “Movimento giuridico femminile contro la ginecofobia”. Esso dovrà usare gli stessi argomenti del movimento omosessuale; per dimostrare che ad essere discriminata non è la piccola minoranza costituita dagli omosessuali, bensì, ciò che è assai più grave, l’immensa maggioranza costituita dalle donne di tutto il mondo.
Questa discriminazione avviene:
1. Quando si considera lo stato bio-psichico femminile innaturale. Cioè non corrispondente alla natura obiettiva ma puro frutto di convenzioni socio-culturali – “stereotipo e pregiudizio”, secondo la terminologia oggi prevalente.
2. Quando, in conseguenza di ciò, si propone alla donna, fin dall’infanzia, di attuare percorsi di transizione dalla sua condizione biologico-tradizionale – cioè, secondo i principi sopra esposti, puramente convenzionale – ad un’altra condizione da scegliere liberamente. E la stessa scelta di rimanere nella propria condizione dovrebbe essere esplicitamente intesa come transizione ad una condizione diversa da una condizione che potesse essere sentita come “naturale” – la quale andrebbe “decostruita”, per usare l’esplicita terminologia oggi inflazionata.
3. Quando si pretende di equiparare il matrimonio naturale tra l’uomo e la donna ad una unione che in nessun modo può avere i caratteri della convivenza fisico-spirituale tra due esseri complementari. A monte di questa equiparazione vi è, infatti, il rifiuto dell’essere della donna come realtà bio-psichica. Quindi da detta equiparazione deriva che l’essere proprio della donna risulta discriminato ed umiliato rispetto all’essere dell’omosessuale, al quale esso viene assimilato, con la perdita di tutti i caratteri e i diritti propri.
4. Tra questi caratteri e diritti vi è principalmente quello di essere considerata, come di fatto la donna è, quale vera e sola procreatrice, nutrice ed educatrice, in piena armonia con il suo partner maschile, della prole, per mezzo della quale in tutto il mondo si rinnovano le generazioni del genere umano. Posto il principio che i figli non hanno bisogno, per una crescita sana, delle figure del padre e della madre, ne risulta che una madre, il cui coniuge separato abbia scelto di convivere con una o più persone del suo stesso sesso, può vedersi negato il rapporto naturale con la sua propria prole, essendo giudicata la sua figura femminile/materna come insignificante.
(continua)
Prima parte articolo http://www.annalisacolzi.it/gender-e-ginecofobia-sono-le-donne-ad-essere-discriminate/
Seconda parte articolo http://www.annalisacolzi.it/gender-e-ginecofobia-sono-le-donne-ad-essere-discriminate-2/
Articolo già pubblicato su La Croce Quotidiano del 12/02/2016
Immagine: https://femminileplurale.wordpress.com/2011/02/23/siamo-donne-e-diciamo-basta/
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