Fabri Fibra? Solo tanta spazzatura
(seconda parte)
di Laura Tonini
AUTOSTIMA E MORTE
Forse non ci crederete, soprattutto visto il quadro che abbiamo tracciato finora, ma l’autostima non è un sentimento nelle corde di Fabri Fibra:
Io sono il primo a dire Fabri è uno sfigato
Qualunque sia il suo rap è un italiano ricopiato
Di disco in disco io sono pure peggiorato
E la mia voce nei dischi sembra quella di un ritardato
Ma non ci voglio pensare, non mi son preso male
E poi tu cosa ci fai qui questo è il mio funerale!
In generale comunque sembra abbastanza portato ad associare la sicurezza in se stessi con morte/suicidio/disastro, il che potrebbe non essere non lontanissimo dalla realtà come concetto. Se penso a una persona sicura di sé mi vengono in mente Benito Mussolini o Simona Ventura, quindi forse meglio tenersi i guai e attaccarsi al proprio, personale e tenue filo di speranza.
io non rimo e neanche mi sento un predicatore non sentirti ‘sto cd fammi ‘sto c***o di favore che prima di ammazzarmi o di crepare per tumore ho visto dove tieni il fumo e i soldi in un contenitore che sta in camera tua tra il mobile e il ventilatore entro quando non ci sei mi prendo anche il televisore e strappo l’estintore che è di fianco all’ascensore e ti sfondo con un colpo stereo e masterizzatore trappo dal muro ‘sto crocifisso del Signore e lo appendo a testa in giù nella porta del tuo ingresso e questa copertina con la faccia della Pina te la appiccico sulla tavoletta del cesso.
Soprattutto perché è difficile prevedere quando la svolta arriverà, esattamente come è successo a Fibra che si è ritrovato, abbastanza improvvisamente, proiettato per primo nella casella del “rapper nazionale”, quello riconoscibile anche dalle madri e dai critici musicali di Repubblica (sempre se esistono e non sono dei bot impazziti di esperimenti di intelligenza artificiale falliti nei tardi anni Ottanta). L’approdo di Fibra al panorama mainstream avviene con l’uscita di Tradimento (2006, per Universal), che apre per il Nostro il periodo di paillettes e interviste con Daria Bignardi e, come dice il nome, apre anche le porte al risentimento da parte dei puristi.
Internet ci viene in aiuto un’altra volta, mostrandoci in maniera condensata che cosa è cambiato nei testi di Fibra da Tradimento in poi:
Come si può notare dallo schema, è vero forse che i soldi non comprano la felicità, ma di sicuro ti liberano di numerose rotture di c******i permettendoti di focalizzarti su ciò che più conta: i soldi stessi.
Naturalmente questo non vuol dire che Fibra se la riesca a vivere con serenità, infatti a parte le vanterie generiche sul denaro e il successo ottenuto, uno dei primi temi ricorrenti in cui ci imbattiamo è:
SI STAVA MEGLIO QUANDO STAVO PEGGIO
È vero: Fibra ha fatto i soldi. Ma non osate pensare che se la sia presa bene. Il Tarducci non manca mai di ricordarci, infatti, che è bello sc****e le veline, però tutto ha un prezzo e in genere quel prezzo si misura in sanità mentale:
Sono troppo famoso per dirti “Ciao”. Pensi questo di me perché sei invidioso. Sono pronto col mio nuovo disco. Già ho capito che tu vuoi Fibra su “Chi L’ha Visto”. Impazzisco davanti alla tele, letale Mi sento un transistor, e se incastro La grappa, la grana e la fama ottengo un collasso. Ba-ba-babasta questa vita. Voglio fa-fa-farmi quella tipa. Dammi ta-ta-tanti nuovi giochi. Sono stanco di questi giorni vuoti. Ho cominciato a prendere da bere. E a fare tardi la notte come Vieri. Tra battute, battaglie, botte e ba***ne. Stavo molto meglio al campetto a giocare a pallone.
La fama inoltre lo rende distaccato e intristito quasi quanto fare musica con i peggio falliti che ora vendono vernici come fossero vestiti.
Cioè essendo famoso ti ammazzi, mito creato Sulla mia porta la scritta vietato entrare. Ho pagato quindi fatti brevettare. Come la D’Addario fatti pe*****re. Per cominciare, le tappe non bruciare. Il momento è cruciale, se vuoi ti puoi lanciare. Il sudore fa gocciare, lei ti vorrà baciare. Ma non torni più indietro una volta commerciale. Una volta commerciale, una volta commerciale (…)
Quello non sono io, c’è un altro me. Che va in giro e parla al posto mio. Spara ca***te, ra ta ta ta.
Ovviamente questo ci riporta dritti a un tema già affrontato:
L’AUTOSTIMA È ANCORA UN PROBLEMA
Ho la morte negli occhi e tengo i giorni contati tocco temi scontati non chiamatemi artista io ti creo un’altro mondo lo sa anche il mio analista la realtà mi spaventa da ogni punto di vista il mio sogno in verità era fare il giornalista ho il rap emodrammatico da crisi domestica in camera c’ho un water e a letto un anoressica.
Avevamo qualche dubbio? Non si cura una ferita con un cerotto e non sono certo i soldi e il successo che cambieranno il modo di vedersi di Tarducci. Anzi, probabilmente il confronto con una realtà che ti richiede di essere il meglio di te stesso, di riflesso, tira fuori il peggio:
Se non mi credi è inutile che stiamo insieme ma se mi credi non puoi non volermi bene, ma non lo vedi che siamo solo occasioni? E nella maggior parte pure delusioni. Si canta in pubblico, scattano le convulsioni. Porto problemi ma non porto le soluzioni, scoppio dalle palpitazioni nel torace, è peggio un buco in testa come Gianni Versace. Puzza di morte il successo per questo piace.
VIP E VITA MONDANA
Per fortuna però la notorietà porta con sé alcuni aspetti innegabilmente positivi; ad esempio ti mette in contatto con gente creativa e stimolante che altrimenti non avresti avuto occasione di conoscere. Il vip spotting e l’immersione nella mondanità sono un ottimo modo per riscattarsi da tutti i disagi sociali dei primi album, che ora sono un ricordo lontano e sono pronti ad essere rimpiazzati con nuovi disagi.
Laura Chiatti me la voleva dare Ma io dovevo lavorare, lavorare, lavorare Ancora lavorare, ancora lavorare, ancora lavorare… Be’, comunque ho il suo cellulare Ogni tanto le messaggio, dico “Ciao, come stai?” Lei mi risponde “Ci vediamo, sc****mo?” È strano, un tempo ero io che la cercavo. Ma non ero abbastanza famoso. Chi è troppo non va con chi è poco famoso. Poi becca il tronista e chi l’ha più vista. Oggi invece mi chiama, mi cerca, mi ama. Volessi farmela sì che potrei. Ma che tristezza, bambole di pezza. Mi domandi “E perché non te le fai?”. Perché c’ho paura di prendere l’AIDS.
Ecco, diciamo che nemmeno in questa situazione ce la caviamo benissimo.
Insomma, i testi, vecchi e nuovi, parlano chiaro: è evidente che la salute mentale di Fabri Fibra sia ancora pienamente a rischio e che non ci sia un vero prima e dopo nella sua carriera, se non agli occhi del pubblico becero o dei suoi fan della prima ora, innervositi dal fatto che invece di un Trattamento Sanitario Obbligatorio gli sia arrivato qualche bonifico. È probabile che la forma in cui Fibra esprime quel disagio, e probabilmente anche il lessico siano molto cambiati nel corso degli anni. Ma credo che questi mutamenti rappresentino la parte più sana della sua personalità. Se non ci fosse stato alcun sintomo di evoluzione o tentato tradimento delle sue turbe giovanili, forse sarei più triste per Fabri Fibra (…).
Prima parte dell’articolo:
http://noisey.vice.com/it/blog/semantica-dei-testi-di-fabri-fibra
foto da https://www.youtube.com/watch?v=dztnprmtbsk
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