E tu ti vergogni di essere un credente?
Durante la Santa Messa diciamo: io credo in Dio Padre onnipotente….. con questa bellissima preghiera, affermo di essere un credente, ma tanti di noi lo diciamo a parole ma nella vita quotidiana invece abbiamo vergogna di testimoniare il nostro credo. Ha infatti più valore un credo dimostrato che un credo a parole.
Sono un credente; nessuna meraviglia perciò se in casa ho un altarino dedicato alla Madonna, se sulle pareti c’è qualche quadro sacro… ma quanti di noi hanno tutto questo nelle proprie case ma quando siamo fuori casa sembriamo perfetti atei? Non serve a nulla avere tutto questo in casa per poi non essere un credente praticante.
Quanti quindi hanno quadri nelle proprie case e non credono. Quanti dicono in chiesa la domenica: io credo in Dio…. e in realtà non credono. Una volta parlando con una persona del significato del credo mi disse: io vado in chiesa perché da piccolo così ho sempre fatto ma chissà se Dio veramente esiste. Questa persona diceva ogni domenica…io credo…Quanti lo recitano senza nemmeno rendersi conto delle parole che pronuncia!
Oggi voglio porre cari lettori alla vostra attenzione, questo documento storico che attesta l’esistenza di Gesù. Beh, sembra davvero assurdo doverlo fare ma non fa di certo male un pò di storia ed aiutare chi si identifica come credente ma che in realtà non crede affatto.
Ecco la lettera di Lentulo che scrive di Gesù al Senato Romano.
Publio Lentulo al Senato Romano. Salute! In questi tempi è apparso un uomo di grande virtù, il quale vive al presente fra noi, il cui nome è Gesù Cristo. La gente lo chiama Profeta di verità ed i suoi discepoli lo chiamano Figlio di Dio.
Egli risuscita i morti e sana tutte le infermità. E’ un uomo ben disposto e ben formato; è alto di statura, ma non disdicevole, ed è molto grazioso a chi lo guarda. « Egli ha la faccia venerabile ed è tale che provoca timore, riverenza ed amore. Ha i capelli del colore di avellane mature, i quali sono uguali sino alle orecchie e di poi son crespi, che da indi in giù gli arrivano sino alle spalle e sono divisi alla foggia dei Nazareni. Ha la fronte uguale, senza macchia alcuna, ed è adorno di un vivo ed acceso colore. Ha la barba folta, del medesimo colore dei capelli, e divisa nel mezzo, ma non molto lunga; il suo guardare è grave ed onesto e gli occhi sono chiari e risplendenti.
« È terribile nel riprendere, e nel consigliare grave e piacevole. Nella faccia mostra allegrezza e gravità; non è stato mai visto ridere, ma piangere sì. Parla poco e con molta gravità e misura. E per dirlo in una parola: Egli è bello sopra tutti i figliuoli degli uomini ».
Gesù Cristo è esistito, dobbiamo quindi avere fede ed essere veri credenti, non solo per nome.. Tutta l’umanità ne rende testimonianza. La sua nascita ha segnato un’èra nuova.
È ancora là, in Giudea, la Grotta di Betlemme, che lo vide nascere, ed il monte Calvario, che raccolse l’ultimo suo respiro. È venerato dai pellegrini il suo Santo Sepolcro.
Roma possiede i suoi ricordi storici, custoditi come tesori dai Sommi Pontefici e dagli imperatori: la colonna alla quale fu flagellato; la scala del pretorio di Pilato; la targa di legno che Pilato fece attaccare alla croce col suo nome; uno dei chiodi che trafissero il suo corpo; il velo, con cui una pia donna, la Veronica, asciugò il volto insanguinato e che miracolosamente riporta la sua effigie; la lancia con la quale fu trapassato il suo costato; il lenzuolo, dentro cui fu deposto nel sepolcro e che adesso si trova a Torino.
Quale personaggio storico ha tanti documenti di autenticità? Ed oggi il mondo lo ricorda, collocando la Croce sui campanili, sulle tombe…, ascoltando la dottrina che Gesù stesso ha insegnato. Tutti pronunziano il suo nome o per pregarlo o per bestemmiarlo.
O Gesù, io credo che tu sei esistito! Purtroppo tanti non si curano di te. Si interessano più di Ulisse e di Omero, spendono il prezioso tempo in studi di poco valore e poi credono che sia un illuso o un minorato chi crede in te e segue i tuoi insegnamenti. Per me è un grande onore essere tuo credente.
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