E chinato il capo spirò
“Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò” (Lc 23,44-46)
“Un silenzio. Poi, netta nell’oscurità totale, la parola: “Tutto è compiuto!”, e poi l’ansito sempre più rantoloso, con pause di silenzio fra un rantolo e l’altro, sempre più vaste.
Il tempo scorre su questo ritmo angoscioso. La vita torna quando l’aria è rotta dall’anelito aspro del Morente… La vita cessa quando questo suono penoso non si ode più. Si soffre a sentirlo… si soffre a non sentirlo… Si dice: “Basta di questa sofferenza!”, e si dice: “Oh! Dio! Che non sia l’ultimo respiro”.
Le Marie piangono tutte, col capo contro il rialzo terroso. E si sente bene il loro pianto, perché tutta la folla ora tace di nuovo per raccogliere i rantoli del Morente.
Ancora un silenzio. Poi, pronunciata con infinita dolcezza, con ardente preghiera, la supplica: “Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio!”.
Ancora un silenzio. Si fa lieve anche il rantolo. E’ appena un soffio limitato alle labbra e alla gola.
Poi, ecco, l’ultimo spasimo di Gesù. Una convulsione atroce , che pare voglia svellere il corpo infisso, coi tre chiodi, dal legno, sale per tre volte dai piedi al capo, scorre per tutti i poveri nervi torturati;
solleva tre volte l’addome in una maniera anormale, poi lo lascia dopo averlo dilatato come per sconvolgimento dei visceri, ed esso ricade e si infossa come svuotato; alza, gonfia e contrae tanto fortemente il torace, che la pelle si infossa fra coste e coste che si tendono, apparendo sotto l’epidermide e riaprendo le ferite dei flagelli; fa rovesciare violentemente indietro, una, due, tre volte il capo, che percuote contro il legno, duramente;
contrae in uno spasimo tutti i muscoli del volto, accentuando la deviazione della bocca a destra, fa spalancare e dilatare le palpebre sotto cui si vede roteare il globo oculare e apparire la sclerotica. Il corpo si tende tutto; nell’ultima delle tre contrazioni è un arco teso, vibrante, tremendo a vedersi, e poi un grido potente, impensabile in quel corpo sfinito, si sprigiona, lacera l’aria, il «grande grido» di cui parlano i Vangeli e che è la prima parte della parola «Mamma»… E più nulla…
La testa ricade sul petto, il corpo in avanti, il fremito cessa, cessa il respiro. E’ spirato”.
Brano tratto da “L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
immagine: https://igrejadacruz.wordpress.com/2011/09/18/turbilhao-por-stepfany-shirley/
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