Don Fortunato Di Noto e la lotta alla pedofilia, cancro dell’umanità
Neonati nelle mani dei pedofili
Ho appena finito di leggere il libro intervista “Corpi da gioco” di don Fortunato Di Noto. Sono rimasta sconvolta da tanta crudeltà nei confronti dei piccoli. Bambini e neonati indifesi nelle mani di aguzzini orribili. La pedofilia è una grande perversione dell’uomo e della donna e, oso dire, una perversione diabolica, satanica. Don Fortunato di Noto da anni combatte contro questa orribile piaga che si diffonde a macchia d’olio, soprattutto attraverso internet. Gli aguzzini possono essere nascosti in ogni angolo e la cosa più orribile è che li puoi avere in casa nella veste di padre, di nonno, di madre, zio ecc. oppure li puoi trovare in Chiesa nelle vesti di sacerdote.
“Ci sono neonati che vengono appesi, con la testolina dentro il water mentre li abusano sessualmente. Bambini piccolissimi di 15-20 giorni. E che fine fanno dopo essere stati abusati? Viene il sospetto che vengano uccisi o muoiano” dice don Fortunato di Noto in una intervista rilasciata al programma Le Iene.
Neonati, avete compreso bene, neonati che vengono abusati sessualmente e poi, probabilmente, uccisi. Come finiscono questi neonati nelle mani dei perversi pedofili? Forse sono stati comprati a caro prezzo oppure rubati, chissà, quello che è certo è la grande sofferenza a cui sono sottoposti questi innocenti. Come può una persona sana di mente arrivare a compiere tutto questo? E perché si parla tanto poco di questo scempio?
Dice don Fortunato Di Noto nell’intervista rilasciata a CulturaCattolica.it:
“Il grido di centocinquanta milioni di bambini straziati dovrebbe spaccare la Terra. Invece fa poco rumore, la pedofilia, quasi nulla rispetto alla devastazione che lascia dietro di sé: un olocausto bianco che non risparmia nemmeno più i neonati nei loro primi giorni di vita. La piaga, dalla parte degli abusanti, non esclude nessuno: professionisti, medici, avvocati, professori… Anche insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro comprano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti: avanti il prossimo. Fa troppo poco rumore, la pedofilia”.
La lettera di don Fortunato Di Noto ai sacerdoti pedofili
Il 3 luglio 2007 don Fortunato Di Noto ha pubblicato una lettera aperta indirizzata a confratelli e vescovi per chiedere la condanna esplicita da parte loro della pedofilia. Leggiamo alcuni stralci:
“Chi scrive queste poche righe è un prete che ama la Chiesa come la sua stessa vita, parroco ad Avola (SR) nel profondo sud Italia.
Non riesco a raccontare l’immenso dolore dei bambini accolti dopo essere stati lacerati da uomini crudeli che hanno fatto scempio di loro. E che continuano a farlo. Un dramma di proporzioni inaudite, talmente vasto e inimmaginabile che a stento se ne prende consapevolezza. Un olocausto di piccoli, spesso dimenticato perché incredibilmente straziante.
Tanti adulti, uomini e donne, che non amano i bambini. Individui che appartengono a tutte le categorie sociali: dai padri alle madri, dai maestri ai bidelli, dai ricchi ai poveri. O anche preti.
Questa mia lettera, rivolta ai confratelli e vescovi, è per tutti quei “preti che non avrebbero ma dovuto essere ordinati e che non dovrebbero esercitare questo ministero donato da Dio alla Chiesa”.
Chiedo un atto di giustizia, coraggio, testimonianza forte: non possiamo accettare che un prete abusante di bambini possa pensare di aver fatto cosa gradita a Dio e all’umanità. Se la colpa è accertata e ammessa non può rimanere nella Chiesa; non può sentirsi in comunione con la comunità dei credenti; non può celebrare i sacramenti; non può, nel nome di Gesù Cristo, rimanere prete. E’ meglio per lui lasciare il ministero, volontariamente o con atti formali di “scomunica”, disposte e normate in maniera del tutto definitiva dalla autorità ecclesiastica.
I preti che compiono atti offensivi contro i bambini, come lo stesso Mons. Fisichella ha dichiarato insieme a me ad “Annozero”, non dovevano diventare preti e non devono fare i preti”.
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