Dio è umiltà, senza umiltà non vi è vita cristiana
Se Dio è umiltà, fuori di Dio non vi è niente che si possa dire umile
“Dio è bellezza, Dio è umiltà, Dio è mansuetudine…” (dalle Lodi di Dio Altissimo di San Francesco)
Un autore spirituale contemporaneo scrive che, praticamente, l’unica virtù imprescindibile è l’umiltà.
Ovviamente sono tante le virtù cristiane; indicando l’umiltà come l’unica si vuole intendere che è la più importante e che senza questa non vi è vita cristiana.
L’umiltà è infatti una virtù trinitaria. Il primo a dirlo in modo chiaro è stato, che io sappia, san Francesco d’Assisi. Egli ebbe questa intuizione; nella preghiera Le Lodi di Dio altissimo. Egli afferma, parlando di Dio: “Tu sei bellezza, tu sei in mansuetudine, tu sei protettore, tu sei custode e difensore, tu sei fortezza, tu sei refrigerio, tu sei umiltà”. Non dice di Dio che Egli è umile, ma che Dio è umiltà. Usando il sostantivo e non l’aggettivo, si intende dire che la parola racchiude ed esaurisce l’intero concetto. Come a dire: non c’è nient’altro di umile se non Dio. Se Dio è umiltà, fuori di Dio non vi è niente che si possa dire umile.
Allo stesso modo, a Lourdes la santa Vergine dice di sé di essere l’Immacolata Concezione, non di essere concepita immacolata, ma: “concezione”, perché in Lei si racchiude tutto il concetto. Prima e dopo di lei non c’è nessun’altra creatura immacolata. Tutto il concetto è stato esaurito in lei.
Se io dicessi “io sono la bellezza” intenderei che in me si riassume il concetto stesso e che non c’è altra cosa bella al di fuori di me: sarebbe non solo vanità, ma pura follia.
Per noi uomini essere umili vuol dire riconoscere la grandezza di altre persone, invece in Dio l’umiltà è la sua modalità di essere. Dio è uno e trino, ed è amore. L’amore vuole l’unione delle persone, la loro immanenza reciproca. Il Padre è atto di donarsi, vive nel Figlio e il Figlio vive del Padre, totalmente, pienamente uno in faccia all’altro in dono continuo e reciproco.
Proiettati in Dio
Questa dunque è l’umiltà. E Dio non è mai riflesso su Se stesso. Anzi, la persona realizza se stessa solo quando è sbalzata fuori di sé, in ex-stasis. Il Padre è totalmente nel Figlio e il Figlio è totalmente nel Padre, vivono per l’altro senza alcun ripiegamento. Ogni persona vive per l’altro e in forza dell’altro e per questo concetto stesso di persona esige l’alterità.
L’umiltà altro non è che entrare sempre di più in questa dimensione per la quale io sono fuori di me proiettato in Dio. Allora possiamo dire che saremo umili soltanto in Paradiso perché per essere umili occorre vivere totalmente nell’altro.
Il profeta Elia usava sempre questa espressione: “Viva Dio alla cui presenza io sto”. Era dunque umile, perché stando alla presenza di Dio io divento umile se dopo il peccato originale e con quelli attuali per noi uomini è praticamente impossibile vivere una piena dimenticanza di noi stessi.
Sono orgoglioso, ma lo riconosco: questa è umiltà. Sono umile e lo riconosco: questo è orgoglio. Non se ne esce. L’umiltà non si realizza, allora, che dimenticandosi.
Io sono un nulla, e anche il bene che faccio viene da Dio, ha la sua radice remota in Lui.
Tisbita
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