Devo ringraziare Dio e un borseggiatore
“Devo ringraziare Dio e un borseggiatore”. (Questa è la frase di una studentessa straniera che chiamiamo Clara in quanto non ha voluto rilasciare il suo nome) che grazie al fatto di non aver avuto il cellulare con sè, percbé rubato da un borseggiatore, ha potuto vedere le meraviglie che lo circondavano. Ecco quanto racconta:
Hai mai desiderato lanciare il telefono dall’altra parte della stanza o magari gettarlo in un dirupo? Immagino spesso questa cosa perché mi rendo conto di quanto sia a volte dannoso. Ed è per questo che ho iniziato a partecipare alla bellissima iniziativa chiamata “Le domeniche senza display“. Cioè ogni domenica si fa la proposta di non usare il telefono.
In fila a San Pietro
Gocce di sudore mi scorrevano lungo le guance mentre aspettavo in fila fuori dalla Basilica di San Pietro nella calura estiva, circondata da centinaia, forse migliaia, di turisti con la testa nei loro telefoni. Per una frazione di secondo, ho sentito che mi stavo perdendo qualcosa, visto che non avevo con me il cellulare, finché mi sono guardata intorno ed ho capito che se non era per il borseggiatore, mi sarei persa qualcosa di meraviglioso.
Cosa?
La bellissima architettura, la storia, la spiritualità della Basilica più famosa al mondo. Anche se ero senza telefono perché mi era stato rubato, ho capito che in realtà tutto ciò si era rivelata una benedizione sotto mentite spoglie.
Devo ringraziare Dio
La sera prima, ho affrontato la più grande paura di ogni studente che studia all’estero: il mio telefono è stato rubato, ed ora? Cosa faccio? Ogni immagine, video e ricordo degli ultimi cinque mesi è finito nelle mani di un borseggiatore. Non avevo soldi sufficienti per comprare un nuovo telefono, così ho fatto ricorso alla vecchia scuola per il resto dei giorni;
Ho girato per le strade di Roma con una cartina e (in un centro internet) ho contattato le persone via email. Non c’era alcuna fretta per rispondere immediatamente a centinaia di notifiche al giorno o rimanere aggiornati con tutte le ultime novità (come si fa di solito con il cellulare). Per quanto fossi devastata, un peso enorme mi era stato tolto dalle spalle.
Siamo come drogati
Anche se molti di noi non possono permettersi il lusso di abbandonare completamente i propri telefoni, potrebbe esserci un modo per ridurre quel peso per un giorno alla settimana, coma ad esempio: le domeniche senza display.
Sentivo forte il desiderio di avere un nuovo telefono, quasi come se fossi drogata ma poi mi rendevo conto che quella pausa, quella rottura era l’unica cosa di cui avessi bisogno.
Quella sventura mi ha aiutato a liberarmi
Perchè deve ringraziare Dio? Perché ha permesso che questo studentessa straniera, gli fosse tolto qualcosa che in realtà stava togliendo il suo tempo, stava limitando la sua libertà; ha potuto godere della bellezza spirituale di piazza San Pietro.
Un equilibro che mancava
Da quell’episodio spiacevole, ho trovato un equilibrio, limitando il più possibile il tempo trascorso davanti allo schermo di un cellulare la domenica. Quando ho iniziato a limitare l’uso del telefono, mi sono trovata di fronte a un problema inaspettato: “cosa faccio nel mio tempo libero?” Anche se all’inizio ho avuto difficoltà, la libertà ritrovata mi ha permesso di esplorare molte cose creative che altrimenti non avrei avuto. Ho provato a lavorare all’uncinetto, alla ceramica e al cucito. Anche se alla fine mi sono rivelata incapace in tutte queste cose 🙂 ma almeno mi sono divertita.
Le mie domeniche hanno un sapore
Ora, le mie domeniche sono concentrate su una vita reale. Partecipo alla Santa Messa con più vigore, e subito dopo penso: “Potrei provare una nuova ricetta?!” Potrei scrivere una bella lettera ad una persona cara (senza inviare i soliti messaggi). Potrei anche finire il libro che leggo da sempre o iniziarne uno nuovo.
Insomma la cara studentessa che chiamiamo Clara perché vuole restare anonima, ha sperimentato qualcosa si bello, si è sentita disintossicata.
Purtroppo è verissimo, siamo diventati dipendenti, troppo dipendenti, e in modo del tutto negativo. C’è davvero poco di positivo.
Clara confessa che la domenica pensa anche di più a Dio, pregando di più, trovando il tempo per gli altri, di ascoltare gli altri, di guardarli semplicemente negli occhi, perché purtroppo oggi abbiamo sempre lo sguardo in basso, le mani impedite ad accarezzare, abbracciare, perchè sempre occupate; una a sostenere il cellultare e un’altra a digitare.
La domenica è un giorno di riposo, un giorno per trascorrere del tempo con la famiglia o con se stessi, facendo giardinaggio o cucinando, dedicandosi al gioco in società, o al proprio hobby. È pensato per essere un giorno vivificante, non succhia-anima con ore di scorrimento senza senso. Le domeniche senza smartphone mi permettono di sentirmi libera, e grazie a borseggiatore, ho scoperto questa libertà.
Clara vuole ringraziare Dio non tanto per il fatto che le è stato rubato il cellulare, perché rubare è un peccato, ma che le ha dato la capacità di non soffermarsi al male ricevuto ma a vedere il bene in quell’azione malvagia.
Cosa ci insegna questa storia?
Impariamo da questa ragazza a ringraziare sempre Dio perché anche nelle avversità ci dà l’occasione di redimerci, riscattarci, migliorare… Ringraziare Dio non è un dovere ma dovrebbe essere un nostro bisogno. Ringraziare Dio anche quando le cose sembrano essere assurde o contrarie, ci dà la capacità di poterle affrontare e comprendere il perché. Ringraziare Dio è il primo passo che ci aiuta ad essere liberi.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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