Dalle sedute spiritiche alla recita del Rosario. Il Beato Bartolo Longo
Nel giorno in cui si recita la supplica di Pompei vi dono il capitolo sul beato Bartolo Longo tratto dal mio libro “Spiritismo, new age, maghi, Sai Baba…”.
Un testimone d’eccezione: il Beato Bartolo Longo
Bartolo Longo nasce a Latiano in provincia di Brindisi il 10 febbraio 1841. Nel periodo universitario cominciò ad interessarsi di spiritismo. Dopo avere toccato il fondo più tenebroso iniziò a risalire la china grazie all’aiuto della Vergine Maria.
«Il mio unico desiderio è quello di vedere Maria, che mi ha salvato e mi salverà dalle grinfie di Satana» furono queste le ultime parole del beato Bartolo Longo. Il grande amore che egli ebbe per la Vergine Maria e il Santo Rosario lo espresse in modo mirabile nella costruzione del Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei.
Bartolo Longo fu, come già detto un propagatore dello spiritismo fino a diventarne sacerdote. Non c’è dubbio che la sua sia una testimonianza che può fare aprire gli occhi a molte persone dedite a questa pratica.
Il dramma spirituale del giovane ebbe inizio, come dicevo, nel periodo universitario a causa delle idee massoniche che circolavano; ma fu la lettura di un libro del Renan Vita di Cristo, a buttarlo tra le braccia dello spiritismo. Il Renan nella sua opera sostiene la figura storica di Gesù ma nega la divinità del Cristo. Fu questa l’affermazione che gettò il giovane studente nello sconforto, e giorno e notte egli si domandava: «Cristo è Dio?».
Un amico a cui confidò il suo tormento lo invitò a partecipare ad un incontro dove – gli promise – avrebbe risolto una volta per tutte la questione, e il 29 maggio 1864 Bartolo Longo partecipò ad una seduta spiritica. Fu proprio in una delle prime sedute che il giovane domandò allo spirito: «Gesù Cristo è Dio?». La risposta fu: «Sì, Gesù Cristo è Dio». La seconda domanda fu: «Sono veri i precetti del decalogo?» «Sono tutti veri, meno il sesto».
Durante una seduta, rimasto solo con il medium, Bartolo Longo sentì sibili di serpenti, strida di donne e poi visioni di draghi e di cose spaventose. In mezzo a quell’orribile scena e a quel fracasso sentì la voce dello spirito: «Che cosa vuoi da me?». Egli rispose: «Domando quale delle due religioni sia vera, la cattolica o la protestante?». E lo spirito rispose: «Sono tutte e due false». Scrive giustamente l’autore da cui ho tratto questo scritto: «Si noti il passaggio graduale nel processo di apostasia. All’inizio si lascia la possibilità di rinnegare la Chiesa, senza rinnegare Gesù. Cristo sì, i preti no! Il compromesso dava una parvenza di anestesia allo spirito torturato.
Il crollo del sesto comandamento apriva la porta all’immoralità. Quando l’adepto è impigliato inestricabilmente nelle reti, si nega anche la divinità di Gesù Cristo». Scrive Bartolo: «Il nefasto spirito che mi assisteva per gratificarsi l’animo mio, educato a pietà dai primi anni, e riscuotere adorazione ed ubbidienza cieca, si faceva da me credere che egli era l’arcangelo Michele. E mi imponeva la recita dei salmi e digiuni rigorosi; e voleva che il suo nome, come segno di potenza e di protezione, io scrivessi in testa a tutte le mie carte. E lo portassi sul cuore scritto in cifra rossa, racchiuso in un triangolo sopra pergamena».
Il giovane spiritista sperimentò l’opposizione tra Satana e la Madonna. Durante le sedute l’angelo che lo guidava e si presentava come san Michele «Non voleva sentir parlare della Madonna e si sconcertava appena si nominava».
Da convertito, in tono ironico soleva dire agli amici: «Che bel san Michele era quello che mi parlava a Napoli!».
Bartolo Longo rifiutava energicamente la tesi in cui si affermava che lo spiritismo non fosse altro che un grande imbroglio; certo, egli sosteneva che probabilmente in alcuni casi i trucchi non mancassero, ma – soleva ripetere – questo non era stato il suo caso.
Supplica alla Madonna di Pompei
I. – O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.
Salve Regina.
II. – È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.
Salve Regina.
III. – Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.
Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.
Salve Regina.
Chiediamo la benedizione a Maria.
Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.
Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.
Salve Regina.
(vero testo della Supplica scritta dal beato Bartolo Longo)
Annalisa Colzi
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