Cosa è veramente la provvidenza Divina
La provvidenza divina cosa è? Come si attua? Molti credono che la provvidenza divina sia quella di provvedere al cibo, al lavoro, al vestiario ecc ecc. E’ certamente anche questa ma molto di più. In questo articolo con l’aiuto di una epistola di San Giovanni Damasceno, comprenderemo meglio di cosa si tratta e cosa fare.
Cosa è la provvidenza divina
La provvidenza divina consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste. Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento. Se dunque la volontà di Dio è provvidenza, tutto quanto avviene per suo dettato, si realizza necessariamente in maniera bellissima e sempre diversa, nel migliore dei modi possibile.
Dio si prende cura di ciò che ha creato
È logico ritenere, infatti, che Dio stesso sia tanto il creatore delle cose quanto colui che le cura e le preserva: non è conveniente né ragionevole immaginare che uno sia il creatore e un altro protegga l’opera del primo. Se così fosse, infatti, essi sarebbero entrambi assolutamente impotenti: l’uno di fare, l’altro di provvedere.
Dio, perciò, è colui che ha creato e colui che provvede; ecco in poche parole cosa è la provvidenza divina:
E’ la sua capacità di creare e di conservare e di provvedere a dare ciò che serve alle cose create dalla sua volontà, lo dice anche il salmo 134:
Infatti tutto ciò che il Signore volle lo fece nel cielo e sulla terra – (Sal 134,6)
Mentre nella lettera ai romani leggiamo:
Nessuno può resistere alla sua volontà – (Rm 9,19)
Il Signore ha realizzato tutto ciò che ha voluto
Tutto quanto egli volle che esistesse, è stato creato. Egli vuole che il mondo esista ed esiste: tutto ciò che vuole, lo crea.
Giustamente, dunque, si può affermare, senza alcun’ombra di dubbio, che la provvidenza divina, provvede opportunamente. Solo Dio è buono e sapiente per natura: in quanto è buono, è provvidenza divina (colui che non provvedesse, infatti, non sarebbe neppure buono: anche gli uomini e gli stessi animali provvedono con l’istinto naturale ai loro figli, ed è riprovevole chi non lo fa) e, in quanto è Sapiente, cura nel modo migliore tutto ciò che esiste.
Dobbiamo ammirare e lodare la provvidenza divina
Nel considerare attentamente quanto siamo andati osservando, è dunque necessario che noi ammiriamo tutte le opere della provvidenza divina, le lodiamo tutte, tutte incondizionatamente le accettiamo, sebbene a molti talune cose appaiano ingiuste.
La provvidenza divina, infatti, non può essere né conosciuta né compresa; e i nostri pensieri e le nostre azioni, come il nostro futuro, sono noti ad essa soltanto. Infatti le cose soggette alla nostra discrezionalità, non vanno ascritte alla provvidenza, ma al libero arbitrio dell’uomo.
Ciò che ci accade e succede nel mondo
In realtà, delle cose che dipendono dalla provvidenza, alcune avvengono grazie alla Sua:
- Volontà attiva.
- Volontà permissiva.
In virtù della volontà attiva, accadono tutte quelle cose che risultano come incontrovertibilmente buone; molte sono, invece, le forme nelle quali si manifesta la volontà permissiva di Dio. Per esempio, quando egli permette che l’uomo giusto s’imbatta nelle calamità, affinché la virtù nascosta in lui si renda visibile anche per gli altri, come accadde nel caso di Giobbe (Gb 1,12).
Talvolta, Dio consente che avvenga qualcosa d’ingiusto affinché, attraverso circostanze apparentemente inique, si compia qualcosa di grande e di mirabile: attraverso la croce, ad esempio, egli ha dato la salvezza agli uomini.
Inoltre il Signore permette che l’uomo pio, sia afflitto da gravi sventure: perché non si allontani, cioè, dalla retta coscienza, ovvero, a causa dell’autorità e della grazia concessegli, non precipiti nella superbia, come avvenne in Paolo (2Cor 12,7).
Perché invece alcuni vengono abbandonati da Dio?
Perché altri ne traggano insegnamento, qualcuno viene dunque talvolta abbandonato da Dio; gli altri così considerando le sue disgrazie, ne ricavano ammaestramento: si osservi, a tal proposito, il caso di Lazzaro e del ricco (Lc 16,19).
Spontaneamente, infatti, nel vedere chi soffre, ci si stringe il cuore. Talvolta, poi, Dio consente che qualcuno soffra, non per punire colpe sue o dei suoi antenati, ma perché si manifesti la gloria di qualcun altro: nel caso del cieco nato (cf. Gv 7,3), ad esempio, si doveva rivelare, attraverso la sua guarigione, la gloria del Figlio dell’uomo.
La sofferenza ha uno scopo
La sofferenza viene inoltre tollerata da Dio per suscitare negli animi il desiderio di emulazione degli altri: affinché cioè, incoraggiati dalla gloria toccata a chi ha sofferto, gli altri sopportino piamente le avversità, grazie alla speranza della gloria futura e sollecitati dal desiderio dei beni eterni, come accadde ai martiri.
La provvidenza divina permette anche le cadute
Infine, il Signore permette persino che qualcuno cada in una azione turpe perché abbia modo di liberarsi di qualche vizio più grave. Ad esempio, se qualcuno s’insuperbisce delle sue virtù e delle sue buone azioni Dio lascia che costui cada nella fornicazione affinché divenendo in tal modo consapevole della propria debolezza, diventi umile e cominci a confidare maggiormente nel Signore.
Si deve poi sapere che la scelta delle azioni da compiere dipende da noi; quando queste sono buone, invece, il loro risultato è da attribuire all’aiuto di Dio che giustamente soccorre, nella sua prescienza, coloro che intraprendono il bene con retta coscienza. L’esito delle azioni cattive, al contrario, si deve al disimpegno di Dio che, grazie sempre alla sua virtù di conoscere in anticipo ogni cosa, opportunamente abbandona l’uomo malvagio.
Tipi di abbandono
In particolare esistono, da parte di Dio, due diversi tipi di abbandono:
- L’abbandono pratico, cioè educativo.
- L’abbandono assoluto, fonte della disperazione.
Il primo cioè l’abbandono pratico, comporta, per chi lo subisce, raddrizzamento, salvezza, gloria sia per suscitare negli altri emulazione e imitazione, sia per la gloria di Dio. L’abbandono assoluto, per contro, avviene quando, sebbene Dio abbia compiuto ogni cosa per la salvezza di una persona, costei continua nondimeno a rimanere insensibile e incurante del proprio destino, anzi inguaribile; e viene perciò abbandonata, come Giuda (Mt 26,27), all’estrema rovina. Ci sia dunque propizio il Signore, preservandoci da tale abbandono.
Metodi della provvidenza divina
Numerosissimi sono poi i metodi della provvidenza divina: non possono esser spiegati a parole né compresi con la mente. Non si deve ignorare che tutte le calamità recano la salvezza di coloro che le sopportano con rendimento di grazie, risultando in tal modo per essi di grande beneficio. Dio, infatti, secondo la sua volontà antecedente, vuole che tutti si salvino e divengano membri del suo regno (1Tm 2,4): egli non ci ha creato per punirci, ma, essendo buono, perché fossimo partecipi della sua bontà. D’altronde, essendo anche giusto, il Signore vuole però punire i peccatori.
Volontà antecedente
La prima volontà di Dio, dunque, è detta volontà antecedente o benevolenza, poiché deriva direttamente da lui; la seconda, invece, è la volontà conseguente o permissione, avendo origine per causa nostra. Quest’ultima, a sua volta, è duplice: l’una rientra nel piano di Dio ed è educativa ai fini della salvezza; l’altra, cioè quella concernente la disperazione, porta invece, come abbiamo già ricordato, alla più assoluta dannazione. Tali volontà non riguardano quanto dipende da noi.
Delle cose che dipendono da noi, Dio fin da principio vuole e approva quelle buone. Quelle cattive e veramente malvagie, egli non le desidera né direttamente né indirettamente: le permette in ragione del nostro libero arbitrio. Ciò che avvenisse per forza, infatti, non converrebbe alla ragione né potrebbe considerarsi come virtù.
Dio provvede, dunque, a tutto il creato. Attraverso di esso beneficia e istruisce spesso anche servendosi dei demoni, come nel caso di Giobbe o dei porci nel Vangelo di Matteo capitolo 8,30.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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