Adozione a distanza scolastica nel Centrafrica
Tra le iniziative dell’Associazione Esercito di Maria, c’è l’ adozioni a distanza scolastica. Crediamo all’opportunità inscindibile che ogni bambino debba studiare. Attraverso l’Associazione Missionaria Amici Betharram, che conosciamo personalmente, sono stati adottati 33 bambini. Credo che sia importante condividere con voi la lettera che i missionari ci hanno mandato riguardo alla tragica situazione che stanno vivendo in Centrafrica.
Adozione scolastica a distanza
Una grande iniziativa che da anni l’Esercito di Maria porta avanti.
Gent.mi Colzi Annalisa e Stefano e tutti i componenti dell’Associazione “Esercito di Maria” scusandomi per il ritardo, riesco a scrivere solamente ora per ringraziarVi di cuore per il vostro nuovo contributo e il rinnovo all’adesione al progetto delle “Adozioni scolastiche a distanza” a sostegno delle scuole di villaggio nelle missioni di Niem e Bouar nella Repubblica Centrafricana.
Proprio questa mattina ho avuto anche modo di sentire Alberto, il volontario che opera come odontotecnico al Centro di Cura “Saint Michel” che mi ha raccontato come Bouar sia divisa in due parti: da una, più esterna, vede la presenza dell’esercito “regolare” il resto, quasi tutta la città, sia completamente in mano ai ribelli.
A seguito di quello che la popolazione sta vivendo, non possiamo dimenticarci di loro, nonostante le difficoltà che tutti noi stiamo affrontando.
La vostra rinnovata adesione e il vostro contributo, oggi prende così un ulteriore valore: con Voi, e con persone generose come voi, possiamo in questo modo essere vicini alla popolazione tramite i missionari e la loro instancabile opera.
L’adozione a distanza scolastica, come avete potuto conoscere in questi anni, è una forma di solidarietà che vuole offrire un supporto più incisivo ed efficacie di un aiuto occasionale: permette ad un bambino di continuare a vivere nella propria comunità e nel proprio villaggio e di frequentare la scuola.
Purtroppo non c’è pace per il Centrafrica! Infatti il Paese sta vivendo una nuova crisi umanitaria della sua giovane “vita”.
I giorni che hanno preceduto le elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso, sono stati segnati da un clima di tensione e paura.
Gruppi di ribelli, che controllano gran parte del territorio centrafricano, si sono coalizzati e hanno intensificato gli attacchi dopo la decisione della Corte costituzionale di escludere dai candidati l’ex presidente François Bozizé da loro sostenuto.
Al temine della tornata elettorale è stato rieletto per il secondo mandato Faustin Touadéra; decisione che ha portato i gruppi armati a lanciare diverse offensive impadronendosi di grossi centri e delle principale arterie di trasporto. Cosi è successo anche a Bouar, città situata 450 km a nord-ovest della capitale Bangui.
L’offensiva ha causato il panico tra la popolazione e diverse migliaia di persone sono fuggite, alcune si sono rifugiate nelle missioni presenti in città, altre sono scappate in “brousse” (savana). Circa 14.000 persone si trovano attualmente rifugiate nelle diverse missioni della città.
Tante sono le domande: Perchè? Chi vuole tutto questo? Quali sono i reali interessi? Da chi sono sostenuti i ribelli data la grande “potenza” di armi e i mezzi a loro disposizione? Qual è la posizione della Minusca, la forza di pace presente da tempo sul territorio?
L’unica certezza, in questo momento, è la sofferenza, il disorientamento e la paura della popolazione che si rifiuta di tornare nelle proprie case e che chiede solo la pace. E’ stremata nel vivere nel continuo timore: anni segnati da violenze, saccheggi, distruzioni; inoltre si sente completamente abbandonata.
Padre Tiziano Pozzi, Responsabile dell’Ospedale di Niem, che ci aggiorna sulle evolversi della situazione, ci ha scritto qualche giorno fa dicendo che si è recato a Bouar e ha trovato la città completamente paralizzata e nelle mani dei ribelli che sono presenti, numerosi “in borghese”, e nascosti tra la gente, nei diversi quartieri.
Non si può sapere cosa possa succedere ma la sensazione è che da un momento all’altro la situazione possa evolversi… in peggio.
Correva il 1991, quando, nel piccolo villaggio di Bogbatoyo, ha preso avvio la prima scuola; da allora fino ad oggi ne sono sorte una trentina, e attraverso il sostegno delle adozioni scolastiche abbiamo potuto aiutare a studiare migliaia di bambini.
Fin dall’inizio del progetto, ai villaggi, desiderosi di avere una scuola, viene chiesto di costituire un “comitato” di genitori, responsabile dell’iniziativa ed impegnato a realizzare una prima struttura tradizionale con tronchi e paglia.
Se il villaggio dimostra di saper collaborare attivamente al buon funzionamento della scuola e cura la regolare frequenza dei bambini e la costante presenza dei maestri, l’associazione, tramite i missionari, s’impegna ad aiutare la realizzazione di una struttura più solida in cemento e mattoni.
Solitamente le scuole vengono visitate due/tre volte l’anno, quando il missionario raggiunge il villaggio, (in alcuni casi non sono raggiungibili nella stagione delle piogge), durante le quali può incontrare gli insegnanti e gli alunni.
Ogni “genitore adottante”, attraverso l’annuale adesione, contribuisce a sostenere le spese per gli insegnanti, la fornitura del materiale scolastico per i bambini e spesso quelle per la preparazione di un “gustoso piatto” di manioca.
Con una rinnovata gratitudine, e con l’augurio di potersi incontrare presto, quando le condizioni lo permetteranno, porgo i miei più cordiali saluti, chiedendoVi di poterli inoltrare a tutti i vostri amici e coloro che con voi ci aiutano e ci sostengono.
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