L’umiltà è la virtù più grande
Sempre più assistiamo a cose che forse anni fa non avremmo mai pensato. Giovani arroganti, prepotenti, superbi, e adulti con una gran sete di potere, tanto da mettere senza pensarci, sotto i piedi il prossimo. Abbiamo smesso di mettere in pratica l’umiltà, la virtù che abbassandoci ci rende grandi dinanzi a Dio e preferiamo la superbia, che ci rende simili a satana. Purtroppo tutto questo accade anche tra i cristiani, che sempre più, diventano cristiani solo di nome.
E’ importante quindi ricorrere ai santi che sono veri esempi da seguire, perché anch’essi soggetti alle nostre stesse tentazioni, hanno lottato per superarle e vincerle. Purtroppo abbiamo smesso di seguire esempi così coraggiosi e virtuosi, seguendo molto spesso esempi sbagliati, che altro non fanno, che entrare nella classica porta larga.
San Carlo Borromeo, è uno degli esempi di spicco per umiltà. Aveva tutto, e anche un nome nella gerarchia ecclesiastica, ma lui si fece servo.
Per la sua eroicità, la sua santità caratterizzata proprio dalla sua umiltà, gli è stata eretta ad Arona una grande statua che esprime molto bene la grande statura umana e spirituale di questo grande vescovo che i milanesi, mirando la statua gigante, lo chiamano San Carlone. Il motto del suo stemma consisteva in una sola parola: “Humilitas”, umiltà.
Eh si, il grande vescovo santo, aveva ben capito che senza umiltà non c’è santità. Per tutta la sua vita, mise in pratica le parole di Gesù:
“chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”.
Mc 10,43-45
Per San Carlo quindi, la parola umiltà divenne un preciso programma di vita: lui, nobile e ricchissimo, si privava di tutto e viveva a contatto col popolo per ascoltarne i problemi e le confidenze. Lo definirono “padre dei poveri“, e lo fu nel vero senso della parola.
Destinava i suoi beni alla costruzione di ospedali, ospizi, case di formazione per il clero. Lavorò molto per ristabilire la disciplina tra il clero ei religiosi, secondo i dettami del Concilio di Trento, senza preoccuparsi delle ostilità che potevano causargli coloro che non erano disposti a rinunciare a certi privilegi. Durante la terribile epidemia di peste del 1576, che si protrasse a lungo raggiungendo tutta la sua diocesi, lo si vide prodigarsi con le sole sue forze per il bene degli appestati, senza riguardo alle precauzioni per la sua salute. La sua forte fibra cedette però a tanta fatica: morì difatti il 3 novembre 1584, appena quarantaseienne. Sul modello sublime del divin Maestro, si era fatto servo di tutti, considerando la sua carica più un servizio che un onore.
Mise in pratica la Parola di Gesù. Era un Vescovo che si comportava da servo. Comprese benissimo che per poter servire bisognava essere umili perché l’umiltà è la virtù più grande, la virtù che ci ottiene misericordia da Dio, ci ottiene grazie, ci ottiene il perdono.
Oggi purtroppo viviamo in un mondo arrogante, dove la vanagloria, la sete di potere, dilaga ampiamente. Noi cristiani dobbiamo fare come San Carlo, mettere l’umiltà al centro dei nostri scopi. Raggiungere ad ogni costo questa virtù. D’altra parte è la virtù che insieme alla purezza, caratterizza la Vergine Santa.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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