Ateo onesto e buono, che ne sarà della sua anima?
Nel mondo non c’è fortunatamente solo l’uomo malvagio ma anche l’uomo onesto, per essere precisi, ateo onesto. A tal proposito ci si chiede: l’ateo onesto andrà in paradiso? Perché è buono, onesto, amorevole? Gesù però è catogorico e ci dice: chi crede in me vivrà? E sappiamo bene che chi si professa ateo in realtà vuole dire che non crede nell’esistenza di Dio.
Chi non ha almeno un amico, un parente o un conoscente che conduce una vita onesta, amorevole ed è rispettoso verso la propria famiglia e alle regole di convivenza, ma quando si parla di Dio risponde: sono ateo, non credo nella sua esistenza.
La domanda di un cristiano quindi nasce spontanea proprio come l’erba sotto ai muri pubblici; Andranno in paradiso tali persone? Quale sarà il destino della loro anima?
Come sempre, in primis, dobbiamo rifarci alla Sacra Scrittura, che è il Libro della Vita, la Guida di ogni cristiano. Nella lettera agli Ebrei, capitolo 11,6 leggiamo: “Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano”.
Questo ci fa comprendere che la fede è indispensabile per la nostra salvezza, è una condizione che non può venire meno. Anche l’apostolo Giacomo nel capitolo 4,8 ci dice: “Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi”. Ovviamente non possiamo farlo se non abbiamo fede. Se infatti non crediamo, non sentiamo nemmeno la necessità di un rapporto con Dio, di cercarlo e avvicinarci a Lui.
Dio infatti non ci chiama ad essere buoni ma santi, e santi lo si diventa credendo in Lui, rispettando la sua legge, amandolo e amando il prossimo.
Una persona che non conduce una vita santa, pur essendo onesta per quanto riguarda il rapporto con gli altri, inevitabilmente cade in alcuni peccati come ad esempio il non santificare le feste, il non pregare, il non essere grati a Dio per i doni che concede ogni giorno. Una persona onesta ma non credente, non crede nemmeno nel matrimonio, quindi preferisce andare a convivere e vivrà la propria sessualità, come una continua trasgrssione alla legge divina. A tal proposito c’è un episodio bellissimo che la Santa Toscana (Santa Caterina da Siena) ci racconta e ci fa comprendere cosa c’è nell’aldilà.
La Santa vide la gloria del paradiso, quando Gesù per circa cinque ore permise che morisse. Vide in cielo l’immensa gloria e assaporando le bellezze e realtà divine. Quindi sapeva bene cosa c’era dopo la morte. Tanto è vero che alle domande del suo padre spirituale, riguardo a ciò che aveva visto rispose: “L’anima mia ha contemplato la divina Essenza, ed è questa la ragione, per la quale io rimango scontenta, nel carcere del corpo. Se non mi trattenesse l’amore di Lui e l’amore del prossimo, per cui egli mi rimandò nel mondo, io me ne morrei di dolore”.
Ma la santa non vide solo il Paradiso ma anche l’inferno, cosa che oggi si nega spudoratamente della sua esistenza anche tra noi cristiani. Santa Caterina infatti disse:
“Vidi anche le pene dei dannati e di quelli che sono nel Purgatorio, ma non vi sono parole adatte per descriverle adeguatamente. Se i poveri mortali potessero intravedere la più piccola di quelle pene, preferirebbero certamente dieci volte la morte prima di sopportare per un giorno solo la pena più lieve.
Fui colpita in un modo speciale da come si puniscono coloro che peccano nello stato matrimoniale, non rispettandolo come è loro dovere, e cercandovi le soddisfazioni alla loro concupiscenza”. Il beato Raimondo le domandò allora perché quel peccato, che non era più grave degli altri, fosse punito gravemente. Rispose: «Perché a quel peccato non gli danno importanza, e per conseguenza non ne hanno il dolore come degli altri, e, quindi, vi cadono più spesso e con più facilità». E soggiunse: “Troppo è pericolosa quella colpa, anche per piccola che sia, perché chi la commette, non si cura di allontanarla con la penitenza” (Santa Caterina da Siena, Legenda major, n. 215).
Quindi la risposta al titolo di questo articolo è chiara come un cielo limpido. Dobbiamo però dire che il Signore nella sua infinita misericordia ci offre per tutto il percorso della nostra vita, mille opportunità per convertirci; sta a noi cogliere tale opportunità.
Dio conosce i nostri cuori, conosce ogni nostro limite, conosce ogni sentimento, ogni dolore. Dobbiamo quindi aprirci a Lui, farci sconfiggere dal suo amore misericordioso.
Scopri di più da Annalisa Colzi
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