Ancora su Benigni e il sesto comandamento (1°p.)
Benigni e il sesto comandamento
una rifrittura di luoghi comuni inflazionati
Si è parlato molto in questi giorni, anche su questa testata[1], della “catechesi” fatta da Benigni sul sesto comandamento in televisione. Benché molti abbiano apprezzato quanto detto dal comico toscano sull’argomento e lo abbiano difeso dalle critiche, adducendo soprattutto l’argomento che bisogna considerare l’insieme del suo commento ai comandamenti – che su molti punti era apprezzabilissimo, e per di più aveva il raro pregio di portare il discorso sulla religione nella televisione pubblica in prima serata – i fedeli più sensibili alle deviazioni dottrinali non hanno potuto fare a meno di notare che, quali che siano i meriti di Benigni per altri aspetti della sua “catechesi”, il suo discorso sul sesto comandamento era gravemente in contrasto con il Vangelo e con l’insegnamento della Chiesa e scandalosamente offensivo nei riguardi del magistero.
Oggi si evita di usare la parola “eresia”. Ma non è fuori luogo adoperarla quando si parla di affermazioni che si allontanano sostanzialmente dall’insegnamento della Chiesa in campo dogmatico o morale. Se, dunque, Benigni effettivamente, come credo, ha deviato sostanzialmente da quanto insegna la Chiesa, in armonia con il Vangelo, su un comandamento divino, non è inopportuno parlare, a proposito del suo discorso, di “eresia”.
eresia
La parola “eresia” significa “scelta” e indica, appunto, la scelta unilaterale e l’eccessivo sviluppo di una parte della dottrina integrale della Chiesa e il rifiuto delle altre parti.
Secondo una visione storica ampiamente condivisa dalla tradizione teologica, le eresie, pur essendo in se stesse un male, hanno anche un ruolo positivo: quello di richiamare l’attenzione su aspetti della dottrina ortodossa che in passato erano stati in qualche misura trascurati o troppo poco considerati, e perciò di costringere i custodi dell’ortodossia a riconsiderare e ad approfondire quegli stessi aspetti dottrinali. In tal modo la Provvidenza conduce la Chiesa, attraverso la maturazione dei tempi, ad una coscienza più approfondita dei misteri della fede.
Se, dunque, siamo ora in presenza di un’eresia, possiamo ben sperare che essa infine serva a un rinnovamento e approfondimento della fede cattolica nella sua integrità.
Prima di proseguire il discorso, dobbiamo osservare che, per quanto si possa lodare l’intelligenza e la vivacità di Benigni, riguardo al suo commento al sesto comandamento tutto si può dire, tranne che egli sia stato originale! Se la sua è, come credo, un’eresia, certamente non l’ha inventata lui! I concetti che ha trasmesso non sono che una rifrittura di luoghi comuni ormai inflazionati. Se ciò è innegabile, bisogna dedurne che la relativa eresia non è affatto nuova ed è diffusissima, fuori e dentro la Chiesa.
uno stimolo per una profonda presa di coscienza
Come si spiega questo fenomeno? Sull’argomento si potrebbe scrivere un’enciclopedia, tante sono le cause che hanno favorito questo orientamento. Ma non si può negare che, tra le altre cause, ci sia anche una certa trascuratezza, da parte della Chiesa, nel prendere in considerazione ed approfondire il mistero dell’amore dell’uomo e della donna e tutto ciò che esso implica. In questo senso l’eresia di cui sto parlando potrebbe essere di stimolo per una più profonda presa di coscienza di questo aspetto così fondamentale della vita umana.
tabù
Ricordo che quando ero giovane tutto ciò che riguardava il sesso tra le persone educate era “tabù”. Ciò, a mio giudizio, entro una certa misura era tutt’altro che sbagliato. Putroppo, però, non possiamo non riconoscere che si eccedeva nella misura e che molto spesso i genitori trascuravano completamente, per un malinteso pudore, di educare in modo corretto i figli su questo punto, con il risultato che essi ricevevano poi le relative informazioni dalle fonti peggiori – cioè soprattutto dai compagni di scuola.
Non insisto su altri aspetti di poca avvedutezza nell’educazione del popolo cristiano nel campo dell’amore e del sesso. Faccio solo osservare che i difetti erano però in gran parte compensati da una diffusa sanità di costumi e di sentimenti.
incapacità di presentare la dottrina cristiana
Ma le insufficienze più gravi, a mio giudizio, erano nel modo di sentire e di presentare la dottrina cristiana su questi argomenti. Ricordo ancora che un santo sacerdote siciliano, Don Giuseppe Tomaselli, autore di numerosi e ottimi libri di edificazione, quando si diffuse la tendenza ad abolire il celibato ecclesiastico, scrisse un libretto molto allarmato nel quale, tra gli altri argomenti contrari a detta tendenza, vi era l’affermazione che «le donne sono la zizzania dell’umanità»! Un altro santo sacerdote anziano, quando sentiva accennare ad opinioni, perfettamente ortodosse, che vedevano nell’amore sponsale un’immagine dell’amore tra Dio e il suo popolo, arricciava il naso e affermava che, secondo lui, queste “novità” erano pericolose e che l’amore tra l’uomo e la donna era soltanto un espediente per agevolare la nascita dei figli.
Ovviamente queste uscite un po’ scandalose non riflettevano propriamente l’insegnamento ufficiale della Chiesa, ma erano un indizio significativo della poca attenzione da parte del clero verso un aspetto centrale della vita umana e della dottrina biblica.
etica e pedagogia della vita sessuale
Che in questo clima la pratica catechistica sul sesto comandamento fosse insufficiente non fa meraviglia!
Qui devo dare ora una segnalazione di grandissima importanza – non è la prima volta che ne parlo, ma non la ripeterò mai abbastanza – e prego gli eventuali lettori di fermare l’attenzione su quanto dirò.
Nel 1909 un grande pensatore cristiano, convertito da pochi anni dall’agnosticismo ad una forma di protestantesimo simpatizzante per il cattolicesimo, Friedrich Wilhelm Förster, pubblicò in Germania la seconda edizione, totalmente rifatta rispetto alla prima, di un libro di valore più unico che raro, il quale ottenne allora un immenso successo e suscitò l’entusiasmo dei cattolici, dei protestanti ortodossi e anche di alcuni laici di retto sentire. Il titolo italiano dell’opera è “Etica e pedagogia della vita sessuale” (S.T.E.N., Torino 1911). L’edizione in lingua inglese del 1936, dal titolo “Marriage and the Sex-Problem”, contiene una prefazione altamente elogiativa del servo di Dio Mons. Fulton Sheen. Il sottotitolo dell’opera era: “Nuove motivazioni di antiche verità”.
nuove motivazioni di antiche verità
Sottolineo l’importanza del sottotitolo. Il Förster infatti non si limitava a riproporre la dottrina tradizionale della Chiesa sull’amore e sul sesso, ma, attraverso un profondo studio psicologico, mostrava come detta dottrina rispondesse nel modo più adeguato ai più gravi problemi del suo tempo, che, nella sostanza, erano gli stessi problemi del nostro – e del resto l’autore stesso afferma esplicitamente di scrivere in previsione di tempi assai peggiori, nei quali si sarebbero manifestate tutte le necessarie conseguenze delle dottrine che andavano già allora diffondendosi, e che erano un’anticipazione dell’assai poco originale Benigni e di altro ancora.
Purtroppo tutte le opere del Förster, che affrontavano in maniera profonda e originale anche altri problemi cruciali del mondo moderno, dopo un grande successo iniziale, non solo in Germania, caddero più o meno nell’oblio a causa delle due guerre che, dopo la loro pubblicazione nei primi lustri del Novecento, devastarono la Germania e l’Europa. Ciò spiega in parte lo scarso influsso del suo libro sul successivo sviluppo della dottrina cattolica sull’amore e sul sesso. Ma a mio giudizio, per quanto ne so, non esiste un’altra opera più recente che possa reggere il confronto con il libro del Förster, il quale, se pure in alcune pagine mostra i limiti del suo tempo, al novanta per cento non ha perso nulla della sua attualità.
un testo dimenticato
Ora esso si trova soltanto in antiquariato. L’autore ne fece un’altra edizione, di nuovo completamente riveduta, nel 1950, che però nell’insieme appare più appesantita che migliorata, e conviene riferirsi sempre alla seconda edizione del 1909.
L’edizione italiana si può ora facilmente consultare on-line tramite il seguente link:
http://www.orsinionline.it/Foerster/Etica_e_Pedagogia.pdf
A mio giudizio una sua ripubblicazione sarebbe oltremodo auspicabile, eventualmente eliminando alcune pagine che oggi non potrebbero essere approvate, come il breve e inadeguato capitolo sull’omosessualità.
Ritorniamo ora al sottotitolo: “Nuove motivazioni di antiche verità”. Diversamente da Benigni, Förster non mette minimamente in discussione le dottrine tramandate dai Padri della Chiesa, ma, sollecitato dalla crisi stessa dei tempi moderni, ne mette in luce tutte le virtualità. Potremmo dire che, paradossalmente, la rivoluzione sessuale – espressione già in uso al suo tempo – costringe la Chiesa ad aprire gli occhi sulle profondità racchiuse nel mistero dell’amore umano, che in passato erano state trascurate per una negligenza favorita dalla tranquillità, almeno apparente, dei tempi.
Seguendo e sviluppando, dunque, il grande insegnamento del Förster, nella seconda parte di questo articolo cercherò di offrire una visione non “nuova”, bensì “antica” e “rinnovata” dell’amore umano che possa far comprendere tutta la profonda saggezza delle norme morali tradizionali della Chiesa, non solo per il passato, ma anche e ancor più per il nostro tempo. (continua)
Don Massimo Lapponi
[1] Vedi il seguente articolo di Annalisa Colzi: http://www.annalisacolzi.it/non-commettere-atti-impuri-e-davvero-un-peccato-inventato-dalla-chiesa/
Scopri di più da Annalisa Colzi
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.